Quella della solitudine sembra essere la condizione più adatta a descrivere la situazione in cui il mondo si trova da diverse settimane a questa parte. Piuttosto che cercare di riavvicinarci forzatamente agli altri, di lasciarci andare ad ore ed ore di chattate quotidiane e di recuperare su Skype il tempo perduto con amici da cui ci siamo allontanati, perché non godersi il silenzio per riflettere sulla propria condizione esistenziale? L’isolamento forzato che stiamo vivendo potrebbe darci l’opportunità di migliorare come esseri umani e di ascoltare gli altri in modo ben più approfondito di prima. Una buona idea è anche quella di approfittare del tempo libero trascorso in casa per riscoprire alcuni classici dedicati al tema della solitudine. Diamo un’occhiata ai migliori dieci film sulla solitudine.
Il posto delle fragole (1957, Ingmar Bergman)
Scritto e diretto dal grande Ingmar Bergman, Il posto delle fragole è uno dei film sulla solitudine tra i più acclamati del regista e si interroga su molte questioni relative alla scoperta della propria individualità. In un certo senso, è possibile affermare che questo film porta in scena un ritratto più ottimista e caloroso rispetto allo standard del regista. Ad interpretare il protagonista è Victor Sjostrom. L’attore veste i panni di Isak, un vedovo di 78 anni. Il professore in pensione inizia un viaggio in auto per ricevere un premio relativamente alla sua professione. Durante il percorso, l’uomo vive una serie di incubi e visioni sul suo tormentato passato. Più si avvicina all’obiettivo del viaggio, più pensa al passato e al modo in cui le cose sarebbero potute andare. Il posto delle fragole è un film altamente simbolico e un road-trip nostalgico degno dei più grandi titoli della storia del cinema.
Deserto Rosso (1964, Michelangelo Antonioni)
Deserto Rosso è il primo film a colori di Michelangelo Antonioni e il regista è alle prese con l’alienazione e il disorientamento, tematiche che hanno sempre caratterizzato i suoi titoli. Attraverso un uso brillante dei colori, Antonioni sviluppa un racconto emozionante e visivamente in grado di rappresentare i sentimenti provati dai suoi protagonisti. In modo particolare, Monica Vitti interpreta Giuliana, una giovane madre sposata con Ugo. Il rapporto con il marito non è dei migliori e la donna, lentamente, cade nella spirale della depressione. Difficilmente un film sulla solitudine del genere sarà dimenticato dagli appassionati della settima arte.
Repulsion (1965, Roman Polanski)
Repulsion è il primo titolo in lingua inglese girato da Roman Polanski. Si tratta di un horror psicologico con protagonista Catherine Deneuve. Il racconto si sofferma sulla follia di una donna lasciata da sola nell’appartamento della sorella. In modo particolare, Repulsion è anche il primo episodio della Trilogia dell’Appartamento e, probabilmente, anche il migliore. Carole Ledoux vive con la sorella più giovane in un appartamento di Londra. La donna lavora ed è bellissima ma socialmente instabile. Quando la sorella parte in vacanza con il fidanzato, Carole inizia a precipitare in un loop di follia che trasforma il film in un vero e proprio horror. Repulsion è un horror intenso incentrato sulla claustrofobia, sull’isolamento e sulla repressione sessuale.
Solaris (1972, Andrej Tarkovskij)
Diretto da Andrej Tarkovskij, Solaris è un film sulla solitudine di fantascienza riconosciuto da tutti come uno dei maggiori titoli ambientati nello spazio. Qualsiasi altro film realizzato in seguito si è misurato con questo classico di Tarkovskij. Pur privo di azione e dotato di una notevole lunghezza, il dramma psicologico incanta e costringe lo spettatore alla poltrona senza mai annoiarlo. Solyaris è un pianeta-oceano che, per anni, è stato osservato da una stazione spaziale russa. A causa di una serie di strane attività, lo psicologo Kris Kelvin si prende la responsabilità di analizzare il fenomeno. Mentre fronteggia le strane situazioni di Solyaris, lo psicologo si trova ad affrontare il proprio passato, la sua solitudine e il suo isolamento. Probabilmente, questo titolo non è neppure il migliore film di Tarkovskij, eppure, di sicuro, è uno di quelli che possono ambire a strappare a 2001 Odissea nello Spazio lo scettro del miglior titolo di fantascienza mai realizzato.
Taxi Driver (1976, Martin Scorsese)
Anche Taxi Driver viene spesso definito come uno dei migliori film sulla solitudine di tutti i tempi. In effetti, il titolo diretto da Martin Scorsese nel 1976 rappresenta davvero la summa del suo cinema nonchè uno studio pressochè perfetto sulla solitudine, l’alienazione ed il carattere di un uomo altamente problematico. Travis Bickle è un ex marine che vive da solo a New York e che soffre di insonnia. Di notte, Travis lavora come tassista e testimonia, indirettamente, le peggiori nefandezze che caratterizzano la vita notturna. Ben presto, però, incontra una Iris, una giovane prostituta interpretata da Jodie Foster. La sua vita cambierà. Scritto da Paul Schrader, il film conta sulle performance di attori straordinari e racchiude anche alcune tra le sequenze più iconiche di sempre.
Paris, Texas (1984, Wim Wenders)
Il primo dei due film sulla solitudine diretti da Wim Wenders in questa lista conta su una straordinaria interpretazione di Harry Dean Stanton, che interpreta un malinconico uomo che, dopo anni, decide di incontrare nuovamente la sua famiglia. Travis è un uomo considerato morto che ha abbandonato moglie e figlio quattro anni prima. Il suo unico desiderio, adesso, considera nel riallacciare i rapporti con la famiglia e, per farlo, inizia un emozionante viaggio a ritroso lungo le strade che lo hanno visto felice insieme alla moglie. Paris, Texas è la storia di una redenzione con un twist in grado di commuovere anche i più duri.
Il cielo sopra Berlino (1987, Wim Wenders)
Il secondo film di Wim Wenders presente in lista è un dramma poetico incentrato sulla città di Berlino e su due angeli interpretati da Bruno Ganz e da Otto Sandler. Girato in bianco e nero, seguiamo il percorso dei due protagonisti e osserviamo il mondo dal loro punto di vista. Damiel e Cassiel visitano la città di Berlino e si muovono tra le macerie del dopoguerra. Damiel, però, incontra di Marion, si innamora di lei e rinuncia all’immortalità garantita dal proprio status. Il film è una profonda storia d’amore che vede anche la partecipazione di Peter Falk e di Nick Cave. Indimenticabile, tra l’altro, anche la poesia di Peter Handke scritta appositamente per la sceneggiatura.
Cast Away (Robert Zemeckis, 2000)
Il titolo di Robert Zemeckis è uno dei migliori film interpretati da Tom Hanks che, qui, veste i panni di Chuck Noland, moderno Robinson Crusoe. L’uomo è un impiegato modello alla FedEx e, per lavoro, viaggia spesso per il mondo. Durante un viaggio in Asia, il suo aereo precipita e Chuck è l’unico sopravvissuto. L’uomo trascorre diverso tempo su un’isola completamente deserta prima di riuscire a fuggire grazie alla sua astuzia e al suo ingegno. La lotta di Chuck non si sviluppa soltanto contro la natura impervia ma anche contro la sua sanità mentale. Più volte, infatti, il protagonista del racconto perde la testa ma l’amicizia con Mr. Wilson (un pallone da pallavolo) lo salva dalla totale solitudine. La conclusione, poi, è un vero colpo al cuore.
Lost in Translation (Sofia Coppola, 2003)
Al suo secondo film da regista, Sofia Coppola ha raggiunto la fama mondiale e il successo critico e commerciale. Lost in Translation è una bittersweet symphony, un film sulla solitudine condito di ironia ed eccentricità. Bob e Charlotte stringono amicizia durante una vacanza in un hotel a Tokyo. Sebbene profondamente differenti, i due sconosciuti impareranno a conoscersi e a stringere uno strano legame emozionale. Tuttavia, è solo questione di tempo prima che i due si separino per ricongiungersi alla banale quotidianità del mondo circostante. Insieme a quella in Jojo Rabbit e Storia di un matrimonio, la performance di Scarlett Johansson in Lost in Translation è ritenuta la migliore della sua carriera.
Her (Spike Jonze, 2013)
L’ultimo lungometraggio di Spike Jonze racconta la storia di Theodore, un uomo solitario che si innamora di un sistema operativo di nome Samantha. Il film sulla solitudine ha vinto un Oscar e ha ottenuto altre quattro nomination. Ambientato nel 2025, il titolo è incentrato sul personaggio di Theodore, che si trova nel bel mezzo di un divorzio. Profondamente solo e timido, l’uomo stringerà amicizia con l’intelligenza artificiale di un software di cui, lentamente, si innamorerà. Con il tempo, Theodore capirà che i suoi sentimenti sono reali ma che quella relazione è assolutamente fittizia. Per certi versi, Her potrebbe aver anticipato il futuro. Ciò che è certo, per adesso, è che si tratta di un film visivamente brillante e ricco di trovate estetiche particolarmente preziose.
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