
Le Ragazze del Centralino è diventata una delle iconiche serie tv spagnole prodotte da Netflix, cominciando con un’ambientazione anni Venti dove le protagoniste sono cinque giovani donne che lavorano come centraliniste presso l’allora importante e famosa Compagnia Telefonica di Madrid. La storia segue le loro vicende in quelle che sono le difficoltà che una donna incontra ogni giorno in un mondo maschilista e patriarcale, tra complotti e conflitti personali e anche relazioni amorose delle più svariate.
Se le prime stagioni erano circondate da questa Spagna dall’apparenza bella e un po’ magica, piena di vita e opportunità, le ultime due si sviluppano durante la tragica guerra civile che segnò la storia spagnola dal 1936 al 1939. Un excursus, quindi, si potrebbe dire piuttosto interessante in un evento storico che forse oggi viene preso troppo sotto gamba. Anche in questa stagione ritorna il solito cast, con Blanca Suárez (Lidia Aguilar), Yon González (Francisco Gómez), Ana Fernández García (Carlota Rodríguez de Senillosa), Nadia de Santiago (Marga Suárez), Ana Polvorosa (Óscar Millán), Nico Romero (Pablo Santos), Ángela Cremonte (Elisa Cifuentes), Concha Velasco (Carmen Benevides), Nico Romero (Julio Santos) e Denisse Peña (Sofía Pérez Vidal).
Una trama a spizzichi e bocconi
La storia di questa serie sarebbe anche piuttosto interessante e intrigante se non fosse che ci sono tante – troppe – cose che non reggono. Story-line iniziate e poi lasciate lì senza che fossero veramente portate a una conclusione, personaggi introdotti – magari anche principali e complessi – e poi condotti a un finale poco degno della loro storia, tematiche di un certo spessore che non sono state trattate con il giusto riguardo. E così via.
Viene da chiedersi se la serie avesse deciso consapevolmente di lasciare fuori la complessità di trama e della verosimiglianza delle vicende – soprattutto quelle concernenti la guerra civile che viene fatta passare come una sorta di gita scolastica poco piacevole – per puntare tutti gli sforzi sul messaggio che si è voluto lanciare, ovvero quello femminista e di empowerment femminile.
Peccato però che i messaggi, qualunque essi siano, hanno più efficacia e restano più impressi quando anche la storia di contorno è fatta bene. Spesso e volentieri, anzi, il messaggio non deve nemmeno essere così esplicito, ma inserito all’interno della trama con piccole allusioni e strizzatine d’occhio, ed è sicuramente più potente che non scritto a grandi linea in ogni fotogramma all’interno di una trama blanda e sdrucita.
Una storia femminista?
Lo abbiamo scritto sopra e – se non fosse stato chiaro fin dalla prima stagione – Le ragazze del centralino è una serie puramente femminista. Le protagoniste sono donne, a tal punto che tutti gli uomini presenti nella serie – se non sono antagonisti – compaiono ai margini e perlopiù come “assistenti” o donzelle da salvare, portando quindi a un ribaltamento del classico stereotipo che vede la figura femminile sempre in pericolo e sempre in attesa del suo eroe senza macchia e senza paura. Quello che ci dice è che anche le donne sanno prendere il controllo, sanno risolvere i problemi e sono estremamente capaci nel multitasking.
Senza mai rovinarsi trucco e parrucco. O almeno ci prova. Peccato che un messaggio femminista lanciato in una serie che sfrutta tecniche come deus ex maquina e la poco verosimiglianza dei fatti storici non ha alcuna forza. Le riconosciamo però l’omaggio finale, ovvero un piccolo ricordo a tutte quelle donne che non si sono fatte spaventare da avvenimenti catastrofici e drammatici, che non si sono piegare ai voleri dei dittatori, ma hanno preso in mano le armi e hanno lottato, per la libertà e l’uguaglianza. Alle donne rivoluzionarie e alle donne partigiane.
Interpretazioni deboli
Altra pecca de Le ragazze del centralino è l’interpretazione piuttosto debole, sia dei personaggi principali che di quelli secondari: scene drammatiche che non riescono a commuovere più di tanto, personaggi a cui è difficile affezionarsi veramente e che quando scompaiono l’amaro in bocca rimane solo per pochi secondi, momenti d’azione che ti fanno chiedere se quello che stai vedendo non sia una sorta di parodia. In particolare è il personaggio di Sofia (interpretata da Denisse Peña) quello che lascia più perplessi: una giovane attrice alle sue prime armi che cerca davvero di capire il personaggio, ma fa fatica e non riesce a dargli il giusto che senso che meriterebbe.
Fin dalla prima comparsa di questo personaggio in versione adolescenziale ci siamo chiesti il perché delle scelte fatte: figlia di Ángeles, adottata da Lidia alla morte della madre e quindi trasferita in America dove è stata cresciuta da Lidia e da Francisco – insieme alla piccola Eva che è una sorella acquisita ormai – con tutto l’amore che sua madre le avrebbe dato, decide ancora nella precedente stagione di scapparsene all’insaputa di tutti in Spagna per combattere al fianco degli anti-franquisti, nonostante fosse minorenne e con un problema al cuore (questo apparentemente dimenticato poi nella quinta stagione). Ma perché? Per un desiderio recondito di essere coraggiosa e ribelle come la madre? Per la libertà e la giustizia di un paese che di fatto non conosce? Potrebbe essere, peccato che – come quasi tutto il resto – viene malamente spiegato. Insomma, ci dispiace dirlo e ci dispiace che nonostante il tanto potenziale, Le ragazze del centralino sia risultata in un flop incredibile.
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Summary
Le Ragazze del Centralino è diventata una delle iconiche serie tv spagnole prodotte da Netflix, cominciando con un’ambientazione anni Venti dove le protagoniste sono cinque giovani donne che lavorano come centraliniste presso l’allora importante e famosa Compagnia Telefonica di Madrid. Se le prime stagioni erano circondate da questa Spagna dall’apparenza bella e un po’ magica, piena di vita e opportunità, le ultime due si sviluppano durante la tragica guerra civile. La storia di questa serie sarebbe anche piuttosto interessante e intrigante se non fosse che ci sono tante – troppe – cose che non reggono. Story-line iniziate e poi lasciate lì senza che fossero veramente portate a una conclusione, personaggi introdotti – magari anche principali e complessi. Viene da chiedersi se la serie avesse deciso consapevolmente di lasciare fuori la complessità di trama e della verosimiglianza delle vicende. Altra pecca de Le ragazze del centralino è l’interpretazione piuttosto debole, sia dei personaggi principali che di quelli secondari. A conti fatti quindi, nonostante il tanto potenziale, Le ragazze del centralino è risultata in un flop incredibile.