I nomi presenti alla fine di un film sono innumerevoli e tutti importanti a modo loro, ogni persona presente in quella lista è un ingranaggio di un sistema che ci permette di andare al cinema a godere dei nostri amati film. Ogni nome presente ha fatto in modo che il risultato faccia sognare per un breve periodo di tempo, un ampio numero di persone. Ci sono, in un set cinematografico, molti dipartimenti che devono portare la narrazione della storia al massimo delle sue possibilità, in modo da emozionare chiunque guardi il film (o almeno si spera lo faccia).

La parte affascinante del lavoro in set, in qualsiasi dipartimento, è la stretta unione tra tecnica ed arte. Che si parli di fotografia, di suono, di scenografia, le persone che collaborano alla realizzazione di un film devono conoscere il mondo del cinema, il vocabolario degli oggetti di scena, il linguaggio tecnico e allo stesso tempo essere al passo con i tempi con le novità tecnologiche perchè in uno stesso anno una persona potrebbe lavorare in un set come Barry Lyndon o ad uno come Ex Machina.

Per questo motivo lavorare per il cinema richiede una grandissima passione: non si finisce mai di imparare e lo sforzo fisico, spesso, è duro e pesante. Tra i vari settori in cui si suddividono le persone che lavorano in una produzione ce n’è uno tra tutti nel occorre stare particolarmente attenti allo sviluppo tecnologico ed è quello della fotografia, specialmente in questa era in cui il digitale sta prendendo il sopravvento. All’interno del dipartimento di fotografia ci sono svariati ruoli, ognuno importantissimo per la gerarchia che vige in un set.

Il Focus Puller: il braccio destro del DoP

Focus puller, direttore della fotografia, cinematown.it

Tra tutti, forse, il ruolo a cui spesso non si fa molto caso ed è tra i più importanti, è quello del focus puller o fuochista. Del lavoro di questa figura si dice che se lo fa svolge perfettamente nessuno se ne accorge ma se sbaglia viene rimproverato immediatamente, perchè questi esegue male il proprio lavoro non solo si nota, ma è in grado di rovinare l’intera riuscita del film. Spieghiamo meglio. Il focus puller è la persona responsabile della messa a fuoco dell’immagine: se qualcosa a cui bisogna dare importanza è fuori fuoco l’occhio e la mente lo percepiscono subito e cercano immediatamente un altro punto su cui riporre l’attenzione, da qualche parte sullo schermo.

Ma oltre a questo c’è molto di più perchè il focus puller è il braccio destro del direttore della fotografia. Chi svolge questo ruolo deve conoscere alla perfezione la telecamera che si utilizzerà, le lenti, gli accessori e deve aver studiato fotografia per capire e dominare il linguaggio da utilizzare in set ed essere in grado di suggerire al DoP le impostazioni corrette e più idonee per ottenere il miglior risultato dell’immagine. La parte tecnica è estremamente vasta se consideriamo che ancora oggi si riprende sia in analogico che in digitale, solo per queste due possibilità esistono numerose telecamere e, di conseguenza, numerose differenze tecniche, perché niente nel cinema viene fatto con uno standard che tutti possono applicare.

Inoltre, il fuochista, è il capo dipartimento che si incarica della telecamera in generale e oltre ad essere il responsabile di tutto ciò che abbiamo elencato in precedenza, questo è anche responsabile del lavoro svolto dalle persone che lo affiancano, quali il suo assistente, il loader ed altre figure che possono – ciò dipende dal budget del progetto – essere presenti durante la produzione. In ogni caso, tutti i direttori della fotografia hanno dei focus puller di fiducia, per il carico di responsabilità che queste persone devono assumersi e perché è importantissima la metodologia di lavoro che un fuochista deve avere.

La messa a fuoco e la narrativa

Approfondiamo adesso ciò che comporta una messa a fuoco in un film o semplicemente in un video, a livello narrativo. Nella fotografia fissa ciò che sta a fuoco è il soggetto dell’immagine, su di esso deve concentrarsi l’attenzione. Lo stesso principio si applica nel cinema ma, considerato che si tratta di immagini in movimento, la messa a fuoco diventa più creativa. Il nostro sguardo segue ciò che è definito e conoscendo questo principio i registi e i direttori della fotografia possono giocare con la messa a fuoco come strumento narrativo, per raccontare e mostrare qualcosa di più al pubblico.

Prima di decidere come muovere il fuoco il direttore della fotografia deve decidere che lente utilizzerà e con quale diaframma riprenderà la scena: questi due elementi, unitamente, fanno sì che cambi la profondità di campo dell’immagine, di qui la difficoltà di operare precise variazioni della messa a fuoco da parte del focus puller. Oltre alla profondità di campo, ulteriori fattori che possono rendere il lavoro del fuochista ancora più complesso è il movimento del personaggio e il movimento della stessa telecamera, per non dire di quando questi due elementi si devono gestire insieme e di come le difficoltà possono aumentare ulteriormente con l’aggiunta di un teleobiettivo. Come bere un bicchiere d’acqua! solo chi ne ha esperienza può capire.

Quello del focus puller è un lavoro tanto tecnico, quanto artistico, infatti, ai migliori e più affermati viene spesso inviata la sceneggiatura del film, in modo che gli sia possibile da comprendere pienamente le emozioni che si intendono suscitare nei diversi momenti del film, così da focalizzare l’attenzione sull’elemento corretto; in tal modo il focus puller può anche suggerire al direttore della fotografia la scelta, che ritiene più corretta.

Insomma, un lavoro apparentemente solo tecnico, svela una parte artistica fondamentale che se eseguita scorrettamente può giungere a modificare completamente il risultato finale e le sensazioni trasmesse in un film, motivo per cui il lavoro del focus puller, oltre ad essere estremamente stimolante a livello tecnico, si rivela essere a livello narrativo, una delle professioni più interessante (oltre che più complesse), in un set cinematografico.

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