Con la velocità del tuono e la scelta di parole del Vermilinguo, Spike Lee è corso su Twitter per rinnegare a gran voce le parole in sostegno di Woody Allen contro la Cancel Culture, piaga che sta letteralmente minando il valore dell’arte a favore di correnti che ne sminuiscono l’importanza a favore di questioni che vanno rigorosamente discusse in altri termini e sedi. Saggiamente, Spike Lee aveva dichiarato alla stazione radio di New York:

Woody Allen è un grande regista, e questa cosa della Cancel Culture non riguarda solo lui. Penso che quando ci ripenseremo vedremo che, tranne che con l’omicidio, non ci sia un vero modo per cancellare qualcuno come se non fosse mai esistito. Woody è un mio amico, quindi so che non se la sta passando bene in questo periodo.”

Parole che, sebbene fossero pronunciate a braccio, non potevano essere più oneste e coerenti di così. Peccato che, com’è successo anche nel caso di artisti decisamente più bisognosi di visibilità e opportunità di Spike Lee, anche il regista afroamericano per eccellenza abbia alla fine optato per il rimangiarsi una presa di posizione affatto leggera, ma fondamentale per ricostruire un processo di consapevolezza nella comunità americana per prima su come vanno affrontate questioni morali ed etiche. Nelle sue scuse su Twitter a seguito dell’intervista, Spike Lee ha dichiarato:

“Mi scuso profondamente. Le mie parole erano sbagliate. Non tollererò e non tollererò molestie sessuali, aggressioni o violenze. Tale trattamento provoca danni reali che non possono essere minimizzati.”

Leggerle in chiave contemporanea, queste parole non nascondono nemmeno troppo in profondità la necessità di dissociarsi da qualsiasi entità o personalità che gli americani percepiscono come controversa o sinistra, per non incappare in situazioni compromettenti. Il Pride Month, il Black Lives Matter e gli strascichi del MeToo sono infatti sempre più stretti attorno alla gola dell’opinione pubblica americana, che mai come oggi ha bisogno di riscattarsi socialmente e ideologicamente seguendo una sacrosanta causa, quella della rivendicazione dei diritti civili, che vada finalmente al di là della pratica del giustizialismo con l’accetta.

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