Anche Warner Bros. si è accodata alle recenti dichiarazioni del cast di Harry Potter contro le parole di J.K. Rowling che hanno coinvolto la comunità transgender. La società di produzione, che detiene i diritti cinematografici dell’intera saga, Animali Fantastici incluso, ha dichiarato a Variety:
“Gli eventi delle ultime settimane hanno confermato la nostra volontà di affrontare le difficili questioni sociali. La posizione di Warner Bros. sull’inclusione è ben consolidata e promuovere una cultura diversificata e inclusiva non è mai stato così importante per la nostra azienda e per il nostro pubblico in tutto il mondo.
Apprezziamo profondamente il lavoro dei nostri narratori che si danno così tanto da condividere le loro creazioni con tutti noi. Riconosciamo la nostra responsabilità di promuovere l’empatia e sostenere la comprensione di tutte le comunità e tutte le persone, in particolare quelle con cui lavoriamo e quelle che raggiungiamo attraverso i nostri contenuti.”
La dichiarazione arriva dopo incessanti giorni di protesta per le affermazioni pubbliche di J.K. Rowling su come le persone transgender definiscono la loro identità. In primo luogo, il 6 giugno, la scrittrice ha pubblicato un thread di tweet in cui ha chiarito che crede che le donne siano definite dal loro sesso biologico e non dalla loro identità di genere, a cui hanno seguito una lunga serie di dissensi da parte dei protagonisti di Harry Potter. Nel suo tweet, J.K. Rowling aveva dichiarato:
“Se il genere d’appartenenza non è naturale dalla nascita, non può esserci attrazione sessuale per lo stesso sesso. Lo dico perché se viene meno questo principio, allora la realtà vissuta delle donne a livello globale verrebbe cancellata. Conosco e amo le persone trans, ma cancellare il concetto di genere sessuale rimuove la capacità di molti di discutere in modo significativo delle loro vite.
Non odio nessuno dicendo la verità. L’idea che le donne come me, che sono state empatiche con le persone trans da decenni, si sentano affini tra loro perché sono vulnerabili allo stesso modo – come alla violenza maschile – significhi che si odino le persone trans perché pensano che il loro sesso sia reale e ha vissuto conseguenze, è un’assurdità.”
Un punto di vista forte, a filo con l’estremismo, ma che poteva essere trattato in maniera differente. Ad un occhio critico, infatti, il modo con cui gli anglofoni tendano a prendere posizione risulta tanto bigotto quanto i punti di vista da cui tendono a prendere le distanze, anziché aprire un dialogo stabile tra le parti. In questa cultura – che col MeToo ha raggiunto l’apice della sua fallibilità – si tende infatti a voler sopprimere ciò che si ritiene sbagliato, anziché fornire l’esempio corretto del dialogo e della comprensione degli errori. J.K. Rowling ha poi fornito sul suo sito un’ulteriore punto di vista sulla questione, dichiarando che:
“I diritti dei trans sono diritti umani e voglio che le donne trans siano al sicuro, ma allo stesso tempo ritengo che l’identità sessuale sia immutabile e che il gli sforzi degli attivisti trans per definire la femminilità in base all’identità di genere corrodono i diritti delle donne cisgender.
Mi rifiuto di inchinarmi a un movimento che credo stia facendo un danno dimostrabile nel tentativo di erodere la ‘donna’ come classe politica e biologica e offrire copertura ai predatori come pochi prima. Mi riferisco anche a un attacco sessuale che ho vissuto nei suoi 20 anni e che non ho mai discusso pubblicamente prima.
Fui irritata da delle news sulla polizia scozzese, che all’epoca stava conducendo quelli che ritengo una serie di controversi piani di riconoscimento del genere sessuale. Ho pubblicato i miei recenti tweet con un certo disagio perché il contesto mi ha ricordato la violenza che avevo subito in passato.
Non riuscivo a quietare quei ricordi e stavo trovando difficile contenere la mia rabbia e delusione per il modo in cui credo che il governo inglese stia operando per mettere in sicurezza le donne e le ragazze. Ne parlo non per cercare la simpatia delle persone, ma per solidarietà con l’enorme numero di donne che hanno storie come la mia, che sono state marchiate come bigotte per le loro preoccupazioni sull’identità sessuale individuale.”
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