
Cercando Alaska è la tanto attesa serie tv basata sul romanzo di John Green del 2005, una miniserie prodotta da Josh Schwartz di otto puntate resa disponibile su Hulu, la storia – a mo’ di teen drama – di un adolescente, Miles, che decide di trasferirsi in un prestigioso collegio dove fa amicizia con altri tre ragazzi, Chip, Takumi e Alaska e, sebbene ciascuno di loro abbia una propria story-line all’interno della serie, tutte le vicende sembrano girare proprio attorno a quest’ultimo personaggio, una imprevedibile e particolare ragazza che ruba il cuore di Miles a prima vista.
Tipicamente Greeniana – e su questo dobbiamo puntualizzare che la serie resta molto fedele al libro – Cercando Alaska è una storia molto semplice, lineare, apparentemente priva di quelle complessità quasi simboliche o metaforiche che alle volte il pubblico va a ricercare quasi ossessivamente in un’opera televisiva; gode di quello svago e quella leggerezza tipici dei giovani, degli adolescenti che si sentono invincibili, che pensano di poter infrangere le regole e passarla franca perché a loro tutto è concesso.
Tuttavia, proprio scavando sotto questa superficie molto semplice e alle volte frivola, si ritrovano quelle perle filosofiche tanto care a John Green – e con cui siamo entrati in sintonia ai tempi di Colpa delle stelle. Il cast è composto da Charlie Plummer (Miles Holter), Kristine Froseth (Alaska Young), Denny Love (Chip Martin), Jay Lee (Takumi Hikohito) e Sofia Vassilieva (Lara Buterskaya).
La fine è l’inizio
Per chi ha letto il romanzo si ricorderà che la peculiarità di questa storia era che partiva dalla fine, per poi andare a ritroso come se l’intero romanzo fosse una sorta di flashback, contando i giorni che mancavano alla grande tragedia finale. Finale che, sempre per i lettori del romanzo, non è un mistero in quanto viene rivelato fin dall’inizio; perché a John Green non importa che si sappia che cosa succede, quanto piuttosto come ci si arriva a quel punto, il viaggio percorso per arrivare lì e i motivi che hanno portato a quel finale, in una sorta di analisi passo per passo delle vicende narrate. Nella miniserie il finale non viene rivelato subito, ma probabilmente per lo spettatore attento non è difficile da indovinare.
Ma perché proprio dal finale? Tutto si potrebbe ricondurre alla questione delle “ultime parole famose”; Miles Holter ha una sola ossessione (a parte Alaska Young), ovvero leggere le biografie e imparare a memoria tutte le ultime parole dei personaggi più conosciuti, come quelle di Edison o John Kennedy. Sono le frasi con cui le persone lasciano il mondo, in maniera più o meno tragica, e se ne vanno verso un altro tipo di mondo. Sono quindi le frasi con cui alle volte entrano nella storia o che – nel bene e nel male – riassumono per certi versi quella che è stata la loro vita. E questo tipo di ossessione un po’ maniacale – se all’inizio era solo qualcosa di divertente e giocoso – alla fine diventerà quasi il fulcro dell’intera questione.
Il labirinto di sofferenza
Alaska Young è un’avida lettrice, tanto che compra libri per impilarli nella sua biblioteca personale nell’attesa di riuscire a leggerli e sono il suo bene più prezioso. E, come ogni lettore che si rispetti, rimane particolarmente colpita da alcune frasi, quelle che più la rappresentano. In particolare, la colpisce una frase del libro di Gabriel García Márquez, Il generale nel suo labirinto, che dice:
“Come uscirò da questo labirinto di sofferenza?”
pronunciata dal generale Simón Bolivar. Ed è lo stesso interrogativo che Alaska pone a Miles. Ma quale labirinto, si chiede Miles. E, soprattutto, come uscirne? Qual è la via salvifica, se c’è? O forse non c’è una via salvifica, ma solo quella più difficile perché la più veloce e la più definitiva? È il quesito che Miles continua a porsi anche alla fine per risolvere il mistero, per capire, per trovare una risposta perché non avere una risposta fa andare fuori di testa, e offre spazio a troppi dubbi. È la citazione che riassume il personaggio di Alaska o forse che riassume l’intera storia di Cercando Alaska perché, alla fin fine, Alaska si continua a cercare ma non la si trova mai.
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Riassunto
Cercando Alaska è la tanto attesa serie tv basata sul romanzo di John Green del 2005, una miniserie prodotta da Josh Schwartz di otto puntate resa disponibile su Hulu, storia di un adolescente, Miles, che decide di trasferirsi in un prestigioso collegio dove fa amicizia con altri tre ragazzi. Per chi ha letto il romanzo si ricorderà che la peculiarità di questa storia era che partiva dalla fine, per poi andare a ritroso come se l’intero romanzo fosse una sorta di flashback, contando i giorni che mancavano alla grande tragedia finale. Ma perché proprio dal finale? Tutto si potrebbe ricondurre alla questione delle “ultime parole famose”. Alaska pone a Miles un quesito: quando usciranno dal labirinto di sofferenza? E, soprattutto, come uscirne? Qual è la via salvifica, se c’è? O forse non c’è una via salvifica, ma solo quella più difficile perché la più veloce e la più definitiva? È il quesito che Miles continua a porsi anche alla fine per risolvere il mistero, per capire, per trovare una risposta perché non avere una risposta fa andare fuori di testa, e offre spazio a troppi dubbi.