Se c’è un titolo che ha rappresentato l’infanzia e l’adolescenza di tutti è senza alcun dubbio Star Wars. Rilasciato a partire dal 1977, il franchise che ha reso George Lucas uno degli uomini più ricchi di Hollywood è costruito in ogni sua singola parte su stereotipi che sono entrati come un ago nella nostra memoria collettiva, che siano i versi delle spade laser, alcune battute iconiche o le musiche che scorrono in sottofondo ai momenti più iconici. Come ogni grande racconto, si compone di un’origine lontana nel tempo e uno svolgimento avventuroso, che il film da quarantena di oggi, L’Impero dei Sogni, racconta in maniera dettagliata e al contempo romantica.

Disponibile su Disney+, il documentario ha come protagonista proprio la storia della trilogia originale, quella alla quale siamo tutti più affezionati. Grazie a esso si scoprono alcuni dei più improbabili retroscena che hanno fatto di Star Wars ciò che conosciamo. Uno su tutti il rocambolesco modo con cui Lucas scrisse la sceneggiatura, in origine del tutto sprovvista dei capisaldi tematici della saga quali la Forza, gli Jedi e i Sith. Si era anzi proposto di fare un film d’avventura nello spazio, ma com’è stato tipico dei suoi progetti più riusciti, non sapeva da che parte girarsi. Star Wars è stato quindi questo: il risultato dell’attività corale di artisti e artigiani che hanno inconsapevolmente colto al volo la mano del destino, creando l’universo narrativo più amato di tutti i tempi.

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