In genere, il termine needle drop denota l’utilizzo in un film di musica preesistente (quindi, non composta ad hoc per un dato lungometraggio). Maestri nell’utilizzo di musiche non originali nell’arte cinematografica sono stati (e sono), su tutti, Stanley Kubrick, Martin Scorsese e Quentin Tarantino. In un certo senso, l’avventura in cui stiamo per imbarcarci potrebbe davvero assumere contorni leggendari. Quanti di voi sono rimasti totalmente conquistati dall’utilizzo delle canzoni nei film? E soprattutto, di quante sequenze filmiche vi siete innamorati per merito di una canzone? Insomma, diamo un’occhiata a ben dieci scene cinematografiche (e consentiteci qualche ex-aequo) in cui la musica la fa da padrona! Ovviamente, si tratta di una lista necessariamente incompleta, parzialmente alternativa e filtrata dal gusto personale di chi scrive.

You Never Can Tell, Chuck Berry, Pulp Fiction (1994) e Stuck in the Middle with You, Stealers Wheel, Le Iene (1992)

Canzoni nei film cinematown.it

Si sa, Quentin Tarantino è un vero spettatore onnivoro, in grado di masticare fin dalla più tenera età i generi più disparati di pellicole. Inoltre, il regista di Pulp Fiction è anche dotato di un incredibile talento nelle scelte diegetiche ed extradiegetiche delle canzoni nei film. Due esempi, su tutti, sono forniti proprio da due particolari sequenze tratte da Pulp Fiction e da Le Iene. Nel primo film, ci troviamo al Jack Rabbit Slim, Vincent Vega deve tenere d’occhio la moglie di Marsellus Wallace ma i due finiscono per ballare in un locale sulle note di Chuck Berry.

John Travolta dimostra di essere ancora un ballerino sopraffino e Uma Thurman sfodera tutta la sua grazia felina. Nasce una sequenza da antologia che non può non rimanere impressa a fuoco nella memoria. La stessa cosa vale per la scena in cui Vic Vega (guarda caso, il fratello di Vincent), interpretato da Michael Madsen, danza con un rasoio in mano poco prima di sferrare una serie di colpi al volto ad un ostaggio. La sequenza terminerà con l’amputazione di un orecchio. Anche qui, la discrasia tra leggerezza della canzone e carattere scabroso delle immagini è l’assoluta protagonista.

The Sound of Silence, Simon & Garfunkel, Watchmen (2009)

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Negli ultimi giorni, Zack Snyder è tornato in cima alle discussioni del mondo del cinema a causa della notizia della distribuzione dello Snyder Cut di Justice League. La release del film avverrà su HBO Max e restituirà al regista una piccola rivincita dopo il pessimo trattamento ricevuto da Warner Bros. Tornando a parlare di Snyder, comunque, è chiaro che si tratti di uno dei registi d’azione maggiormente dotati degli ultimi anni.

Il gusto per un’estetica rarefatta ma sempre pronta a deflagrare accompagnato ad un senso del titanismo lo hanno reso un nome da tenere sotto costante osservazione. Ad oggi, il suo film più riuscito resta Watchmen, adattamento della celebre miniserie a fumetti scritta da Alan Moore e illustrata da Dave Gibbons. La storia dei supereroi protagonisti è puntellata da una serie di canzoni leggendarie (non dimentichiamo The Times They Are a-Changin di Bob Dylan) ma The Sound of Silence spezza il cuore più di qualsiasi altra.

These Days, Nico, I Tenenbaum (2001) e This Time Tomorrow, The Kinks, Il treno per il Darjeeling (2007)

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Altro giro, altre canzoni nei film. Questa volta, tocca a Wes Anderson. La filmografia del regista texano è piena zeppa di scelte musicali eccellenti che facciano da contrappunto alle immagini. Le sue storie di famiglie disfunzionali, i colori pastello e le simmetrie estetizzanti sono, ormai, entrati a far parte dell’immaginario collettivo a tal punto da essersi guadagnati persino un omaggio da parte del gruppo indie de i Cani. Due sequenze su tutte meritano la medaglia d’oro. La prima vede per protagonisti Margot e Richie Tenenbaum.

La ragazza torna in città e incontra l’ex campione di tennis innamorato di lei a farle l’incontro. La discesa dall’autobus è scandita dalle dolci note di Nico, che accarezzano lo spettatore, lasciandolo, però, con un senso di amaro in bocca. Ne Il treno per il Darjeeling, invece, tocca ai The Kinks aprire il film. Bill Murray sembra essere il protagonista del titolo quando, all’improvviso, è il personaggio interpretato da Adrien Brody a superare di slancio Murray e a salire su un treno in corsa. In sottofondo, la celebre canzone dei The Kinks che si chiede di che tinte si colorerà il futuro.

Waterloo Sunset, The Kinks, Juliet, Naked (2018)

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Lo scorso Giugno, è uscito al cinema in Italia Juliet, Naked, adattamento del romanzo di Nick Hornby. Il film era stato presentato all’edizione del Torino Film Festival dell’anno precedente, ottenendo ottimi riscontri critici. In effetti, si tratta di uno dei titoli maggiormente riusciti dell’anno ma anche di uno di quelli passati più in sordina. Chi vi scrive è rimasto totalmente deliziato dalla rom-com costruita sul passato perduto e sulla rincorsa verso un futuro molto difficile da prendere. Durante la sequenza in cui i due protagonisti – interpretati dagli splendidi Ethan Hawke e Rose Byrne – scoprono di essere innamorati e il cantante Tucker Crowe decide di abbandonare il nascondiglio in cui si era rifugiato, possiamo ascoltare Waterloo Sunset cantata da Ethan Hawke. Recuperate a tutti i costi questo titolo e poi venite a ringraziarci!

My Sharona, The Knack, Giovani, carini e disoccupati (1994)

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Continuiamo a mantenerci nel mondo del cinema indie interpretato da Ethan Hawke e rispolveriamo l’eccellente debutto alla regia di Ben Stiller. Il film raccontava la storia della Generazione X, rifletteva sull’imminente sviluppo delle immagini digitali al cinema e, ovviamente, sulle paure e i timori di un’intera epoca. Una delle sequenze centrali è ambientata in un supermarket e vede i protagonisti (appunto, Ethan Hawke, Winona Ryder, Steve Zahn e Janeane Garofalo) danzare sulle note del tormentone dei The Knack. Giovani, carini e disoccupati ha segnato un’intera generazione e continua a farlo, grazie al suo mix di romanticismo, disillusione e malinconia. Imperdibile per qualsiasi appassionato di cinema.

The End, The Doors, Apocalypse Now (1979)

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La canzone di Jim Morrison dura ben dodici minuti e racconta il lato bestiale che abita ogni essere umano. Un progetto musicale del genere non poteva che finire dentro Apocalypse Now, film bigger than life diretto da Francis Ford Coppola, che lo ha piazzato come prologo del suo sforzo titanico. Gli elicotteri attraversano l’inquadratura, una foresta è devastata in slow-motion dal napalm e il viso sonnolento di Martin Sheen – intrappolato tra sogno e realtà – galleggia all’interno del frame. Il lamento apocalittico di Morrison e della sua band evoca gli orrori della guerra e dell’essere umano, riuscendo quasi a trasformare il suono in immagini. Il risultato è straziante.

Born to Be Wild, Steppenwolf, Easy Rider (1969)

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Captain America e via per gli Stati Uniti, sfidando preconcetti e immaginari molto difficili da abbattere. Nel 1969, Easy Rider di Dennis Hopper si affermava nella storia del cinema, più per il suo valore nell’ambito della cultura di controtendenza che per i suoi effettivi meriti cinematografici. Più che un film, il progetto di Hopper è un vero e proprio saggio sulla fine degli anni ’60 e sul genere del road-movie, a tal punto da affermarsi come il film su due ruote più famoso di tutti i tempi e da alimentare una serie di leggende che, ovviamente, vanno di pari passo con la fama del titolo. Dopo averlo visto, vi verrà voglia di partire alla volta del mondo. L’inserimento della musica di Steppenwolf è quello più iconico di sempre tra gli utilizzi delle canzoni nei film.

I Love to Move in here, Moby, Two Lovers (2008)

Nonostante Sandra sia innamorata di lui, Leonard ha un debole di Michelle. I due si organizzano per andare in discoteca e Leonard – interpretato da Joaquin Phoenix – si lascia andare ad un trip liberatorio sulle note remixate di Moby. A partire da questa sequenza centrale del film si consumerà il dramma d’amore di un uomo qualunque, destinato a soccombere alle (sue) ombre e a non risalire mai l’oscuro gorgo al quale sembra essersi condannato. Two Lovers è il miglior film di James Gray, il bilanciamento perfetto tra l’estetica più grezza e diretta dei suoi titoli precedenti e il titanismo delle sue opere successive, un progetto in grado di affermare il suo autore come uno dei registi contemporanei più interessanti in circolazione.

Everybody Needs Somebody to Love, Solomon Burke, The Blues Brothers (1980)

The Blues Brothers è forse il miglior case study di canzoni nei film. C’è qualcuno che non abbia mai visto il film e che non conosca la celebre sequenza in cui i fratelli Jake ed Elwood Blues cantano a squarciagola Everybody Needs Somebody to Love? Ecco, non c’è nessuno, giustamente! I due cantano la versione di Wilson Pickett della canzone e riscuotono un travolgente successo nonostante la polizia stia per prenderli. Comunque, ciò che conta è che, in qualsiasi momento, ognuno di noi ha sempre qualcuno disposto ad amarlo. Non dimenticatelo mai e fatene tesoro! Per il resto, seguite la voce di Dio. Se siete in missione per conto suo, difficilmente potrete sbagliare!

Les Fleurs, Minnie Riperton, Noi (2019)

In conclusione, non possiamo che citare gli ultimi minuti di Noi, diretto da Jordan Peele e prodotto da Blumhouse Productions nel 2019. Il film ha sancito il talento di Peele, ha rappresentato un’ulteriore evoluzione nel raccontare storie da parte del regista e ha donato al mondo un horror politico come non se ne vedevano da tempo. La conclusione, in modo particolare, con il twist ending, rappresenta un’esperienza traumatica per lo spettatore, che si trova costretto a rileggere e reinterpretare quanto visto fino a quel momento. Tutto merito degli indizi (scarsi) disseminati nel corso del film, dello sguardo perturbante di Lupita Nyong’O e delle note di Minnie Riperton!

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