
Il personaggio omosessuale presente in Onward è solo l’ultima dimostrazione di come Disney abbia ancora grossi problemi con la questione della rappresentazione. I tempi cambiano, e Hollywood con loro, anche se a volte più lentamente di quanto le persone vorrebbero, come nel caso della rappresentazione LGBT sul grande schermo. I personaggi queer hanno da sempre costellato i progetti cinematografici, come nelle pellicole di Gus Van Sant, Todd Haynes e Gregg Araki. Eppure, tranne le eccezioni che confermano la regola, sono solo vent’anni che Hollywood si pone il problema della rappresentazione in maniera egualitaria.
Ci sono ancora molti progressi da compiere e Disney è l’esempio perfetto per capire il perché. Deve ancora prendersi la responsabilità di produrre un film interamente dedicato agli LGBT, nonostante i fan abbiano chiamato a gran voce una fidanzata per Elsa in Frozen II e nonostante abbiano inserito un personaggio omosessuale tra i protagonisti della serie Disney+ su High School Musical, sono ancora restii a proseguire su questa linea, giudicata troppo matura per il pubblico di riferimento della piattaforma. Rappresentazione delle minoranze sessuali che a questo punto i fan della casa di produzione potrebbero leggere come una presa in giro.
Delusione che cresce se si vanno a leggere i veri risultati ottenuti dall’inserimento dei personaggi LGBT negli ultimi progetti della Disney. Alla ricerca di Dory fece da apripista nel 2016, dov’è stata inserita una coppia di donne omosessuali, poi definita dal regista Andrew Stanton “una coppia che può decidere da sola cosa essere”. Un anno dopo, il personaggio di LeFou nel live action de La bella e la bestia venne annunciato come il primo personaggio gay di Disney, anche se questa natura viene mostrata in una sola scena del film. Da allora, la rappresentazione degli LGBT nei film Disney è andata avanti zoppicando.
Onward ha creato un precedente scomodo
Si vede un’ottima rappresentazione all’inizio di Avengers: Endgame, interpretata dallo stesso Joe Russo, e in The rise of Skywalker, dove il comandante D’Acy bacia un’altra componente della Resistenza dopo la vittoria finale sull’Imperatore. Il problema, però, come nel caso di LeFou, è che questi momenti sono relegati a poche inquadrature nelle varie scene, diluite nel contesto più ampio su cui si vuole focalizzare l’attenzione. Questione che, spiace dirlo, si amplifica nel caso di Pixar, dov’era stato ufficialmente annunciato il primo personaggio LGBT della casa di produzione, in Onward.
La scena di Onward in questione prende luogo quando i due protagonisti, Ian e Barley si travestono da poliziotti una volta essere stati presi dalle forze dell’ordine, di cui fa parte l’ufficiale Spector, un ciclope doppiato in originale da Lena Waithe – scrittrice omosessuale. Il personaggio LGBT ha una serie di battute in cui fa brevemente riferimento alla sua fidanzata, per poi svanire dal resto del film. Senza volerlo, il personaggio solleva l’ennesima questione: perché Disney si prende la briga di inserire questi brevi momenti di rappresentazione, dal momento che sono così brevi?
La risposta è sempre la stessa: Hollywood è un industria e deve badare a cosa la fa rimanere in piedi e Disney non fa eccezione, nonostante si vanti di essere in prima linea quando si tratta di sensibilizzare alla rappresentazione e alla valorizzazione dei generi e delle minoranze, qualsiasi esse siano, motivo per cui si sentono in obbligo ad inserire personaggi LGBT nei loro prodotti. Allo stesso tempo, però, fanno anche di tutto affinché i loro film non corrano troppi rischi al botteghino. Di conseguenza, è facile capire quanto sia potenzialmente sconveniente annunciare un progetto i cui protagonisti sono apertamente queer, ma quanto sia invece conveniente inglobarli come tasselli della sceneggiatura per dare un colpo al cerchio e uno alla botte.
Piccoli inserimenti rendono di più degli annunci rivoluzionari
Considerazioni di marketing che si fanno ancora più delicate se si pianifica una release mondiale di un progetto. Molti paesi infatti non hanno ancora leggi che tutelano gli LGBT – motivo per cui anche Onward è stato bannato in alcuni paesi islamici – ma Disney non può escogitare un piano marketing che escluda a priori un pubblico potenzialmente conveniente. Se si pensa che Frozen II ha fatto 1.45 miliardi in tutto il mondo, si capisce perché scene come quella di Onward o The rise of Skywalker siano così insignificanti all’interno della sceneggiatura.
Se c’è un lato positivo in questo approccio adottato da Disney, è che queste scene LGBT hanno comunque iniziato a influenzare pesantemente la normalizzazione nella rappresentazione delle minoranze all’interno di molti altri film. I piani futuri di Disney includono un inserimento graduale di personaggi LGBT sempre maggiore, fino ad arrivare a dargli ruoli da protagonisti. Se ciò non dovesse accadere, ad ogni annuncio riguardante l’inserimento di personaggi del genere verrebbe accolto negativamente dall’opinione pubblica – cosa che con The rise of Skywalker e Onward è quasi accaduta, tanto che le notizie hanno letteralmente lasciato il tempo che trovavano, destando la felicitazione di nessuno.
Guardando al futuro, la rappresentazione degli LGBT nelle produzioni Disney è già una questione programmatica: due dei protagonisti di The New Mutants – acquisito da Fox e la cui release è ancora avvolta nel mistero – saranno apertamente omosessuali e avranno anche una storia sentimentale, mentre i Marvel Studios mostreranno il primo bacio gay della storia del MCU ne Gli Eterni. Ovviamente la scena non ha un’importanza cruciale per la sceneggiatura, tanto che hanno già stabilito di valutare un eventuale rimontaggio per le versioni da rilasciare nei diversi paesi. In ogni caso, più elementi LGBT la Disney deciderà di inserire, anche gradualmente, nei suoi prodotti, meglio è per la sensibilizzazione.
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