Resteremo in quarantena fino al 3 maggio 2020. Così ha deciso l’esecutivo, in un clima di gestione della crisi sempre più tesa sia internamente – il centrodestra si è schierato in nome della sfiducia al Governo – che esternamente, con la politica europea sul filo del rasoio. Conte però non viene meno alle sue recenti promesse, e in sede continentale continua a battersi come un leone contrattaccando le prepotenze di Olanda e Germania: in una dichiarazione che vuole far da monito più che da minaccia, il Premier ha infatti avvisato i Germani che la loro linea politica ostracista condurrà ad una disfatta economica collettiva e che non hanno alcun diritto a sentirsi migliori. Una tendenza che non hanno solo i nazionalisti, ma anche i teutonici. Il film da quarantena di oggi osserva entrambi questi aspetti da vicino, studiandoli per metterci in guardia.

Disponibile su Netflix, Lui è tornato non è solo un godibile adattamento cinematografico di un enorme successo letterario: è un esperimento sociale a tutti gli effetti. Adolf Hitler si risveglia ai nostri giorni nel luogo esatto dove si è tolto la vita, inconsapevole di ciò che è accaduto dalla fine della guerra. Si fa quindi strada nella nuova Germania, rimanendo fedele ai suoi ideali e venendo quindi preso per un sosia, tanto da essere mandato in onda nei programmi di punta. L’effetto Beppe Grillo avviene a catena e sotto agli ideali apparentemente nazionalisti – ai quali i tedeschi sono istintivamente accaniti – cominciano a trapelare quelli nazionalsocialisti, amplificati da internet, dove si discute sulla veridicità delle idee di questo personaggio di cui tutti ignorano l’identità.

Va a finire che il protagonista del film da quarantena non solo continua a farsi strada nell’opinione pubblica che lo acclama e lo sfrutta per ottenere audience, ma arriva a riconquistare una fetta gigantesca delle preferenze politiche popolari e ci riesce perché esattamente come negli anni ’20 la situazione è favorevole: il popolo sente serpeggiare un nemico invisibile, che non esiste, ma da cui si sentono oppressi. Che Hitler e Mussolini fossero dei mostri non ci sono mai stati dubbi, ma se ancora oggi scopriamo primi tra i sondaggi i partiti più aggressivi e politicamente più impreparati – esattamente come allora – significa che a non essere cambiati siamo noi e che il nemico della civiltà risiede proprio dentro le nostre pance. Perché come dice l’Hitler del film:

Pensa che io sia un mostro? allora dovrebbe condannare tutti coloro che votarono questo mostro, erano tutti mostri? no, era gente comune che decise di votare un uomo fuori dal comune e di affidargli il destino del proprio paese. Lei si è mai chiesto perché il popolo mi segue? Perché in fondo siete tutti come me, abbiamo gli stessi valori.

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