
Le grandi domande della filosofia, chi siamo, da dove veniamo e dove siamo diretti, sono argomento di dibattito da tempo immemore. Numerosi poeti, artisti, statisti, teologi e profeti hanno cercato di dare risposta ad almeno una di queste domande, fornendo un’interpretazione più che una teoria verificabile. In un periodo come quello attuale, in cui il COVID-19 sta ribaltando l’intera concezione che abbiamo della convivenza e del rapporto con Madre Natura, siamo costretti a porci delle domande per indurci a scegliere da che parte stare, se dalla parte dell’umanità, o dalla parte dei singoli individui. Il film da quarantena di oggi esamina entrambe le parti, capendo poi che la risposta non è nelle fazioni, ma in ciò che ci muove a scegliere.
Capolavoro fantascientifico firmato da Christopher Nolan e da un’equipe di fisici, Interstellar è disponibile sia su Netflix che su Prime Video e pone l’attenzione sul topico per eccellenza: la sopravvivenza della specie – che mai come oggi ha bisogno di essere concepita in maniera collettiva piuttosto che selettiva. In un futuro imprecisato, i protagonisti del film da quarantena guardano alle stelle non più per esplorare ma per trovare una nuova abitazione per la specie umana. Ciò che troveranno nel percorso non è solo una meraviglia per gli occhi e per gli appassionati di fantascienza, ma una risposta atipica per questo genere cinematografico che pone più l’attenzione sulla riflessione filosofica piuttosto che sul sentimentalismo, mai come in Interstellar trattato con una delicatezza perfettamente incastrata nelle teorie fisiche, elevando la chimica dei sentimenti a soluzione per capire come sopravvivere:
Forse [l’amore] vuol dire qualcosa di più, qualcosa che non possiamo ancora afferrare. Magari è una testimonianza, un artefatto di un’altra dimensione che non possiamo percepire consciamente. Io sono dall’altra parte dell’universo attratta da qualcuno che non vedo da un decennio, una persona che forse è morta. L’amore è l’unica cosa che riusciamo a percepire che trascenda dalle dimensioni di tempo e spazio. Forse di questo dovremmo fidarci, anche se non riusciamo a capirlo ancora.
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