Il centrodestra italiano ha deciso: i tre partiti si preparano a votare no al decreto Cura Italia, su cui sarà posta la questione di fiducia e prepareranno un’opposizione critica anche per la gestione della trattativa con l’Europa, come riporta AGI. In un periodo in cui dai terrazzi non si sentono più i canti ma i vicini di casa dei leader di partito che gli inveiscono contro, a far quadrare i conti ci devono pensare come sempre i moderati… e gli italiani medi, sballottati tra un aggiornamento dei contagi e un litigio di potere. Siamo tutti uguali, nessuno escluso da Nord a Sud: ci sentiamo sempre traditi, usati e presi in giro, con una sola freccia da scoccare che raramente va a segno. Siamo tragicomici insomma, rispondiamo tutti al capostipite degli italiani medi, di cui si parla nel film da quarantena di oggi.

Godibile all’infinito nel catalogo Prime Video, Fantozzi arriva nei cinema italiani nel 1975, ma tratta dinamiche che ci contraddistinguono praticamente da quando è stata creata la classe medio-bassa dopo l’unità d’Italia. Il ragioniere interpretato da Paolo Villaggio, nato dalla sua stessa penna, è allo stesso tempo croce e delizia dello spettatore: in lui ci identifichiamo, nei momenti peggiori ci fa sentire dei lottatori contro i mulini a vento, nei giorni più ottimisti ci fa ridere della nostra condizione cronicamente sfigata. Lo stesso Villaggio definì il protagonista del film da quarantena un prodotto della società capitalista, che corre dietro alla promessa di vita eterna, fin tanto che continua a consumare i prodotti dell’economia occidentale. Che sia così o meno, Ugo Fantozzi è più di ogni altra cosa la proiezione psico-emotiva degli italiani, quelli che, come dice lui all’inizio del film, vivono la vita inseguendo la realizzazione dei desideri:

Non l’ho mai fatto, ma l’ho sempre sognato!

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