La prima settimana di quarantena si è appena conclusa, con le notizie dai mercati che fanno mettere le mani nei capelli e un atteggiamento istituzionale che non mette entusiasmo né a Piazza Affari, né all’Unione Europea. La notizia peggiore della settimana è forse quella che riguarda le scelte di Christine Lagarde, a capo della BCE, che non vogliono in alcun modo favorire le finanze italiane, tanto da far infuriare perfino Sergio Mattarella – come riportato in questo approfondito report di AGI. Una settimana che rischia di farci sentire ancora più soli, a meno che non ci si consoli nel modo più efficace. Netflix e le altre piattaforme streaming sembrano essere la soluzione migliore, con innumerevoli film da quarantena ideali. Quello che vi consigliamo oggi, presente su Netflix, è stato il caso cinematografico per eccellenza dell’anno scorso, vista la grande ambizione con cui Martin Scorsese l’ha portato avanti, per rimanere con un pugno di mosche.
The Irishman è un film da quarantena perfetto sopratutto per una cosa: ha una lunghezza e un ritmo da dover affrontare solo se si ha molto tempo a disposizione, cosa che in questo periodo abbiamo in abbondanza. Da molti trovato noioso, da tanti altri avvincente e scorrevole, il film di Scorsese ha molto più in comune con l’attuale situazione di quanto si immagini. Potrebbe essere una metafora forzata, ma alla luce delle scelte della BCE, forse neanche troppo. Tutto il film altro non è che un affresco storico dalle proporzioni gigantesche sulla lotta di classe – portata avanti da Jimmy Hoffa – contro un sistema squilibrato, portata avanti con la filosofia del fine che giustifica i mezzi. Nessuno di noi immagina quanti accordi sotto banco e quante minacce stiano caratterizzando l’Italia in questo periodo, e un film da quarantena come The Irishman potrebbe farci annusare l’odore della situazione attuale.
Raccontato come un lungo flashback del protagonista, interpretato da Robert De Niro, The Irishman è la lunga storia di un uomo che accompagna i grandi eventi della sua epoca americana, sia modificandoli, sia assecondandoli, come un testimone silenzioso dei grandi cambiamenti che avvengono senza sosta. Esattamente come a conti fatti ci sentiremo noi una volta finita la quarantena, costretti a dover ricordare un periodo duro della storia italiana che ha costretto tutti a compiere delle scelte drastiche e a rimboccarsi le maniche. Una storia di lavoratori, di arraffoni – un po’ come siamo noi al nostro peggio – raccontata con un romanticismo forse crudo ma realistico. La vita non passa inosservata, ci coinvolge tutti e rielabora il nostro modo di vederla e affrontarla, a causa dei grandi cambiamenti, com’è successo al protagonista del film:
Quand’ero giovane pensavo che gli imbianchini imbiancassero le case. Eh eh. Che ne sapevo io? Ero solo un lavoratore, un tesserato della sezione 107 del sindacato autotrasportatori Teamsters di Philadelphia, uno delle migliaia di lavoratori. E ad un tratto non lo fui più. Cioè, cominciai ad imbiancare case pure io.
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