
The Lighthouse, film di Robert Eggers prodotto dalla A24, è un horror psicologico che ti cattura fin dai primi fotogrammi. Un’altra produzione A24 che non delude lasciando spazio a creativi che non hanno paura di osare con opere originali come questa. Robert Eggers, con questo film lascia a bocca aperta la critica del Festival di Cannes che lo apprezza elogiando soprattutto la parte tecnica e la produzione temeraria (chi vedrà il film capirà).
In un’atmosfera cupa di fine ‘800, il film ci racconta la dura vita dei guardiani di un faro situato sulla costa est dell’Inghilterra e, attraverso i due protagonisti, ci conduce in un’esistenza sferzata dal clima rigido e dal lavoro pesante, nella quale l’uso eccessivo di alcolici è l’unico rifugio per resistere al freddo e alla solitudine. Con loro ci addentriamo in un inquietante territorio sia fisico che mentale, nel quale l’unica luce non generata da una candela è quella del faro, attorno al quale le menti dei due personaggi trovano riparo dal luogo aspro in cui essi si trovano, una realtà nella quale vengono risucchiati fino a perdere la lucidità. Ma solo uno dei due possiede l’accesso alla luce.
The Lighthouse: Robert Eggers il regista narratore
Robert Eggers ci fa capire, immediatamente, in quale situazione ci troviamo. Fin dall’inizio, infatti, entriamo nella realtà che ci viene presentata: una realtà ostile, aggressiva e minacciosa. Già nei primi fotogrammi veniamo catapultati a bordo di una nave, trasformati nei compagni di viaggio delle due sagome che intravediamo in mezzo alla tempesta e che ci prepariamo ad affrontare per raggiungere il faro che ci sta di fronte. Un inizio perfetto in cui già si intuisce come ci sentiremo per il resto del film: sperduti, esterni e come unico scopo è quello di arrivare al faro.
Robert Eggers ci colloca come semplici spettatori di ciò che sta per accadere, utilizzando la telecamera staticamente e muovendola solo quando intende mostrarci Robert Pattinson e Willem Dafoe, davanti a noi, come marionette, completamente in balia dell’ambiente che li circonda. La fotografia di questo film narra la storia come un vecchio racconto: in bianco e nero, pellicola, 4:3, onnisciente e mai invasiva; ricorda film dei primordi, quali: l’Atalante (1934) o Rapacità (1924), il che ci fa pensare che il regista sia un grande conoscitore della settima arte (qualcosa da non dare per scontato).
Nella sua semplicità (in realtà, solo apparente se pensiamo al materiale utilizzato per girarlo), il film non smette però di stupire continuamente con fotogrammi memorabili per la loro perfetta composizione e per un’illuminazione ammaliante, che trova il suo apice, nella luce in movimento proveniente dal faro, dalla quale veniamo praticamente ipnotizzati. Eggers, ci trasporta all’interno del film e ci induce a desiderare di capire cosa si prova o trova all’interno della luce del faro.
The Lighthouse è un racconto mitologico
La trama del film richiama molti temi dei racconti mitologici: la pazzia, la curiosità, la solitudine, a ci si accompagnano creature e miti che fanno da antagonisti ai personaggi. Qui però, con i due personaggi in balia del luogo in cui si trovano, in cui le azioni riflettono il malessere della loro condizione il racconto risulta perfettamente bilanciato per farci dubitare: è reale quello che vedo? O è una proiezione di ciò che accade nella mente dei protagonisti? In più, come avviene in vari classici mitologici lo scopo del racconto è quello di insegnare qualcosa a chi lo ascolta (in questo caso a chi lo guarda), e si utilizzarlo come catarsi, ragione per cui ogni persona può identificarsi nei soggetti del racconto.
In questo film, è Robert Pattinson il personaggio a cui ci sentiamo più vicini, che spinge a voler entrare nel faro per scoprire insieme a lui il segreto che si cela dietro la sua luce. Un desiderio simile a quello di Prometeo con il fuoco, ma come in quel caso il desiderio di conoscenza avrà le sue conseguenze. The Lighthouse mette al centro dell’attenzione l’uomo e la sua debolezza davanti a situazioni estreme, il suo bisogno di astrarsi da una vita pesante e, ciò che è più importante il suo bisogno di conoscere.
Il costante desiderio di ricerca di qualcosa con un significato più profondo è fondamentale per la mente umana: le vicende di entrambi i personaggi di Willem Dafoe e Robert Pattinson ruotano attorno alla luce del faro, che nel film diventa la metafora di tutto ciò che è capace di sollevarci. Robert Eggers con questo film ci ricorda che l’animo umano è sufficiente per far funzionare una storia se è ben raccontata, ma il cui valore narrativo rimane intatto.
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Riassunto
The Lighthouse racconta la vita di due guardiani di un faro che si trovano a lavorare insieme in completo isolamento. Fin dal primo fotogramma veniamo catapultati nella loro dura realtà, fredda e ostile, i due protagonisti hanno come unico svago loro stessi e l’alcool. La condizione avversa in cui si trovano li porta a perdere lucidità e ad avere discussioni tra loro.
Il film raccontato con un occhio onnisciente ed oggettivo, ci fa osservare ciò che accade con curiosità e crea una sorta di inganno nella nostra mente: quello che sta succedendo è reale o se lo sta immaginando il personaggio? Il tutto accompagnato da una fotografia semplice ed ammaliante che dà spazio alle incredibili interpretazioni di Robert Pattinson e Willem Dafoe i quali, come sempre, ipnotizzano con la loro bravura anche nei set più estremi.