Piccole Donne è il nuovo piccolo gioiello cinematografico di Greta Gerwig, con protagoniste Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Plugh ed Eliza Scanlen nei panni delle quattro sorelle March. Altri grandi nomi del cast sono Maryl Streep, nel ruolo della zia March, e Timothée Chalamet in quello del ricco vicino di casa Theodore Laurence. Si tratta di una storia in cui la chiave di lettura è quella femminile declinata secondo l’ottica del tardo ‘800, un film naturalmente semplice, imbevuto della classica – un po’ triviale – quotidianità di quattro giovani donne che vivono la loro vita un giorno alla volta ma con la mente proiettata in avanti, verso un futuro che non sono ben in grado di identificare ma che è pieno di sogni gloriosi, di ricchezze, e meno funesto, il tutto costruito in un’atmosfera dai toni vagamente “magici” e pastellati.
Piccole donne: una storia vecchia e contemporanea
Per quanto sia abbastanza inutile fare una critica comparativa quando si parla di adattamenti o cercare di paragonare o addirittura cercare di trovare un confronto tra la nostra società attuale e la mentalità che struttura una storia ambientata nel XIX secolo, tuttavia non si può negare che Piccole donne è una storia sempiterna e sarà sempre considerata un classico di quelli da leggere o guardare, che sia a scuola o nel privato. Qual è la peculiarità di questo racconto? La sua semplicità, il suo avere a che fare col quotidiano e l’essenzialità della parte più intima del vivere di tutti i giorni, delle sofferenze, dei sogni, dei desideri, delle paure.
Si può chiamare tranquillamente Bildungsroman, quattro giovani donne con obiettivi ben precisi che cercano di fare del loro meglio per raggiungerli con quel poco che hanno, realizzando – man mano che crescono – che la vita è tutt’altro che semplice. In fondo, sanno cosa le attende, sanno in che tipo di mondo vivono e non è un eco poi così lontana da noi: essere indipendenti e diventare scrittrici famose, o sposare qualche uomo ricco per poter vivere nell’agiatezza, lontano da quella precarietà che ha rappresentato tutta la loro infanzia. Non ha importanza perché un po’ di Joe, Meg, Amy e Beth c’è in tutte noi.
Piccole donne: la palette di colori
Una nota di riguardo va anche struttura del film ed in particolare alle scelte cromatiche. Come a voler essere in sintonia con le doti artistiche del personaggi di Amy March, la fotografia mette in bella mostra una palette piena di colori, perlopiù su toni chiari e freddi – grigiolini, azzurrini, verdastri, blu – con qualche schizzo di un colore più vivace e caldo, come una fiammata che in maniera un po’ prepotente vuole farsi notare. E non è un caso che a indossare quel colore caldo che si fa notare, perlopiù il rosso, sia Joe, la sorella che più notoriamente si sente diversa dalle altre e che di questa diversità ne fa la sua forza, forza che trova il suo sfogo, appunto, nei colori.
Piccole donne: la crescita dei personaggi
Come dicevamo, Piccole donne è una storia di formazione: segue le loro vite da un preciso momento della loro fanciullezza fino a che non diventano adulte e mature. È normale, pertanto, notare delle differenze nei loro caratteri tra un prima e un dopo. Soprattutto è interessante nel momento in cui la realtà, non quella che sognano o idealizzano, si schianta contro la loro quotidianità infiltrandosi come attraverso una piccola crepa, poco a poco, dentro alle loro vite.
I sogni restano ma si adattano, si accontentano a volte e altre volte scoprono che ci sono anche altre cose che non si erano considerate, che le scelte non devono mai per forza essere esclusive. In fondo loro lo sanno cosa vuol dire essere donne in un mondo che è loro nemico, circondate da persone che cercheranno sempre di nasconderle, tenerle a distanza, temerle. E, se non possono affrontare tale situazione di petto, possono sempre aggirarla. È un film tutt’altro che banale e piatto: con elementi semplici ed essenziali, racchiude significati intensi e universali.
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Riassunto
La peculiarità di Piccole donne è la sua semplicità, il suo avere a che fare col quotidiano e l’essenzialità della parte più intima del vivere di tutti i giorni, delle sofferenze, dei sogni, dei desideri, delle paure. La fotografia mette in bella mostra una palette piena di colori, perlopiù su toni chiari e freddi – grigiolini, azzurrini, verdastri, blu – con qualche schizzo di un colore più vivace e caldo, come una fiammata che in maniera un po’ prepotente vuole farsi notare. È un film tutt’altro che banale e piatto: con elementi semplici ed essenziali, racchiude significati intensi e universali.