
L’ascesa di Skywalker non è il film che ci si aspetta di vedere, sotto alcun aspetto positivo. Il film è la fedele rappresentazione per immagini di quanto era stato sorprendentemente fatto trapelare qualche mese fa su Reddit, rispettando, di fatto, la regola che tanto piace a J.J. Abrams, ovvero vai sul sicuro, che va sempre bene così. A nulla è quindi servito il tanto criticato esperimento narrativo di Rian Johnson, che in Gli ultimi Jedi aveva quanto meno provato a sovvertire le regole classiche dei franchise a capitoli, inserendo un capitolo di mezzo che dicesse qualcosa di – almeno – alternativo.
Abrams non corre rischi, riempie i buchi lasciati vuoti sul passato di Rey e apre delle voragini gargantuesche sulla riesumazione di Palpatine. Non si sperimenta, ci si marvellizza fin troppo – alcuni scambi di battute sembrano un continuum con Avengers, e sono imbarazzanti – e si compiono delle scelte narrative degne dell’ultima stagione di Game of Thrones, che mai avremmo sperato per l’ultimo capitolo di Star Wars. La gestione delle distanze, del tempo e dei personaggi secondari è la stessa delle ultime stagioni della serie HBO, il ché non ha prodotto nulla di buono.
L’Ascesa di Skywalker è un film deludente
A partire dal soggetto, che rispetta per filo e per segno – come già fece Il risveglio della Forza – la saga originale, facendo una copia carbone de Il ritorno dello Jedi. Il film inizia con la fazione buona che deve cercare di prelevare qualcosa/qualcuno indispensabile per la lotta contro la fazione cattiva; a recupero avvenuto la fazione si divide, coi militari da una parte e i Force Users dall’altra che perseguono obiettivi comuni ma distinti; inizia lo scontro finale coi buoni sul punto di fallire e l’eroe al cospetto del cattivo, dove avviene la redenzione finale che fa da punto di svolta. Nel frattempo qualche mentore muore, altri tornano sotto forma di Fantasmi di Forza. Niente di più, niente di meno.
Abrams si limita a prendere quanto lasciato irrisolto da Johnson, lo completa in fretta e furia – come le origini di Snoke – e spinge al massimo affinché la potenza delle immagini copra l’evidente citazionismo e mancanza di coerenza della sceneggiatura, che se da una parte completa il ciclo narrativo dei personaggi, dall’altra mette il punto ad una saga quarantennale accontentando solo ed esclusivamente il volere commerciale di Disney. Arrivare alla fine de L’ascesa di Skywalker è un dolore atroce, perché nessuno poteva immaginare che qualcuno sarebbe stato in grado di fare qualcosa che superasse in negativo l’operato di Lucas con la trilogia prequel. Poteva essere il finale dei finali, la conclusione che doveva davvero sancire un punto zero nella storia del cinema, trovandosi invece per le mani l’Endgame della galassia lontana lontana.
Si salvano solo i personaggi principali
Dove L’ascesa di Skywalker fa centro è nella gestione di Rey e Ben Solo, che durante il film compiono l’esatto percorso compiuto da Luke e Anakin ne Il ritorno dello Jedi, aggiungendo però qualcosa di nuovo. Le origini di Rey in particolare vengono svelate confermando alcune teorie della fanbase, con dei dettagli davvero esaltanti relativi i suoi poteri nel Lato Oscuro della Forza, tipici dei Sith; dall’altra, Ben compie un percorso perfetto, durante il quale il suo legame col Lato Chiaro si emancipa, creando un vincolo ancor più profondo e giustificato di quanto si potesse pensare con la sua controparte. Entrambi sono frutto di retaggi familiari potenti nella Forza e quando il vero potenziale del loro vincolo viene svelato, è addirittura facile compiacersi per la particolare articolazione di possibilità che esso rappresenta.
L’ascesa di Skywalker conclude una trilogia sequel che a conti fatti ha portato più innovazioni visive che narrative, senza nemmeno rispondere in maniera soddisfacente alla domanda “che cos’è successo dopo la battaglia di Endor” – non che avessimo davvero bisogno di tutte queste risposte, vista la già vastissima e completissima letteratura dell’universo espanso, che ha prodotto villain del calibro di Thrawn. Un’occasione sprecata che giunge al suo apice con un altrettanto deludente capitolo, figlio di una tradizione cinematografica dedita al reboot e al remake. Le migliori aspettative dobbiamo anche stavolta lasciarle in una galassia lontana lontana, quella della nostra infanzia e forse dovremmo farci una domanda sincera: davvero contavamo così tanto su una trilogia che non ha mai mostrato Luke, Han e Leia nella stessa scena di nuovo tutti insieme?
LEGGI ANCHE: Star Wars – l’evoluzione del font d’apertura dal 1977 ad oggi
Discuti di questo argomento e molto altro nel gruppo Facebook CinemaTown – Cinema e Serie Tv
Riassunto
L’ascesa di Skywalker non è il film che ci si aspetta di vedere, sotto alcun aspetto positivo. Abrams non corre rischi, riempie i buchi lasciati vuoti sul passato di Rey e apre delle voragini gargantuesche sulla riesumazione di Palpatine. Non si sperimenta, ci si marvellizza fin troppo e si compiono delle scelte narrative degne dell’ultima stagione di Game of Thrones. Abrams ha spinto al massimo, affinché la potenza delle immagini coprisse l’evidente citazionismo e mancanza di coerenza della sceneggiatura, che se da una parte completa il ciclo narrativo dei personaggi, dall’altra mette il punto ad una saga quarantennale accontentando solo ed esclusivamente il volere commerciale di Disney. Le migliori aspettative dobbiamo anche stavolta lasciarle in una galassia lontana lontana, quella della nostra infanzia.