Sebbene il grande pubblico spesso lo ignori, il temperamento di Scarlett Johansson è un motivo di fama almeno quanto la sua iconica bellezza. Istintiva e idealista, le sue dichiarazioni l’hanno sì elevata a celebrità di un certo livello, ma l’hanno anche portata a cacciarsi nei guai, come nel caso di Woody Allen. Nonostante la tempeste che imperversa sul regista, infatti, l’attrice ha continuato a sostenerlo, affermando di voler continuare a lavorare con lui anche a seguito di quanto capitato. Sostenitrice dell’innocenza di Allen, Scarlett Johansson se l’è vista piuttosto brutta con l’opinione pubblica, sebbene abbia mantenuto una linea di pensiero di tutto rispetto, come riconfermato a Vanity Fair:

Non sono un politico e non intendo mentire riguardo a cosa credo. Non fa parte della mia indole, non intendo modificare me stessa o le mie opinioni, è una prospettiva invivibile. Penso anche che una simile integrità sia un fastidio per la gente, che non condivide o interpreta a modo suo, ma è un compromesso che sono disposta ad accettare.

Ovviamente ci sono momenti in cui mi sento in pericolo per quanto esprimo riguardo i miei pensieri e le mie esperienze con Woody, ma sono convinta che sia altrettanto pericoloso temprarsi per paura di ricevere un responso negativo dalla gente. Non è affatto progressismo questo, fa solo spavento.

Continuando a sostenere la sua vicinanza a Woody Allen anche come amica, Scarlett Johansson sta dando prova di dar manforte al cinema inteso come fucina di artisti e idealisti, ma sta inevitabilmente andando in contro ad una discriminazione ben più rischiosa del previsto. È tra le favorite ai prossimi Academy Awards, per il suo impegno in Marriage Story affianco ad Adam Driver, e seguendo le logiche di mercato che stanno condizionando l’industria del cinema dopo lo scandalo Weinstein, non è difficile immaginare quanto l’attrice possa essere discriminata nella corsa agli Oscar. Qualcosa di molto simile a quanto accaduto a molti altri artisti del recente passato, spodestati per questioni molto più semplici, come l’utilizzo del tutto funzionale della parola “negro” da parte di Viggo Mortensen durante la promozione di Green Book.

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