
Il decennio è giunto al termine, segnando la fine del primo ventennio degli anni 2000. I titoli che dal primo anno del nuovo millennio hanno costellato la storia del cinema sono stati infiniti e stravolgenti, con proseguimenti di saghe e inizi di alcune nuove – tra tutte Il signore degli anelli, che ha fatto da spartiacque tra i film fantastici. La trilogia prequel di Star Wars, della Terra di Mezzo e la conclusione di quella di Matrix hanno concluso un percorso di transizione tra il cinema del ‘900 e quello del 2000, aprendo la strada al Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan, regista che più di ogni altro ha firmato i più elogiati tra i migliori film del decennio 2009-2019.
Se nei primi dieci anni del nuovo secolo i titoli più altisonanti sono stati un misto eterogeneo di film drammatici, commedie e fantasy meravigliosi – tra cui A proposito di Schmidt, la saga di Harry Potter e Scary Movie – quelli della seconda parte del ventennio hanno messo al potere la ricerca sofisticata del gioiello a basso budget, contrapposti da progetti passati alla storia come gli iniziatori della nuova filosofia industriale della spettacolarità fine al guadagno – la quale ha comunque prodotto dei veri e propri capolavori, come vedremo di seguito. Quella che segue quindi è una lista di dieci tra i migliori film del decennio che sta per finire, al termine della quale faremo delle menzioni d’onore e delle appendici sulle personalità più influenti del settore.
Bastardi senza gloria
Tra i più memorabili film di Tarantino, Bastardi senza gloria è tra i migliori film del decennio in assoluto, giocandosi l’ingresso in questa lista col suo successore, Django unchained. Nella Francia occupata dai nazisti, la giovane ebrea Shosanna Dreyfus assiste al massacro di tutta la propria famiglia per mano del colonnello tedesco Hans Landa, soprannominato “cacciatore di ebrei” per la sua abilità nel fiutare i loro nascondigli. La ragazza riesce a sfuggire e si rifugia a Parigi, dove assume la nuova identità di Emmanuelle Mimieux e diviene proprietaria di una sala cinematografica.
Di mezzo succede praticamente di tutto, con sequenze epiche entrate come un gancio al viso nella storia del cinema. Il film è considerato tra i preferiti dei fan del regista e la storia dietro al progetto è tipicamente tarantiniana. Alla mostra di Venezia del 2005, Tarantino ha rivisto, insieme al regista Enzo G. Castellari, Quel maledetto treno blindato. In un’intervista successiva alla revisione con Tarantino, Castellari aveva dichiarato che Tarantino intendeva accoppiare Quel maledetto treno blindato con Quella sporca dozzina.
Castellari affermò di avere letto l’incipit della sceneggiatura in stadio embrionale, raccontando che il film si doveva aprire con uno scontro tra i Marines di origine sioux e un gruppo di SS e con la rimozione dello scalpo da parte dei sioux. Le riprese si sono concluse in tempo per presentarla in anteprima assoluta al Festival di Cannes, in un’edizione comunque non ancora definitiva, rimaneggiata poi nel corso del giugno 2009; selezionata per il concorso, l’opera ha ricevuto il Premio d’interpretazione maschile, conferito a Christoph Waltz, che ha vinto anche un Oscar nel 2010 come miglior attore non protagonista. Tra i migliori film del decennio e di Tarantino in assoluto.
La grande bellezza
Protagonista de La grande bellezza – tra i migliori film del decennio in assoluto e forse il migliore degli italiani – è Jep Gambardella è un navigato giornalista di costume e critico teatrale, un uomo affascinante, impegnato per lo più a vagare tra gli eventi mondani di una Roma immersa nella bellezza della sua storia, in un contrasto impietoso con la vita d’oggi nella capitale. È autore di una sola opera, L’apparato umano, ma nonostante gli apprezzamenti e i premi ricevuti non ha più scritto altri libri, per pigrizia e soprattutto per un blocco creativo da cui non riesce a uscire. Col tempo, lo scopo della sua esistenza è diventato quello di trasformarsi nel “re dei mondani”:
Quando sono arrivato a Roma, a 26 anni, sono precipitato abbastanza presto, quasi senza rendermene conto, in quello che potrebbe essere definito “il vortice della mondanità”. Ma io non volevo essere semplicemente un mondano. Volevo diventare il re dei mondani. E ci sono riuscito. Io non volevo solo partecipare alle feste. Volevo avere il potere di farle fallire.
Cornice del film è la città di Roma, che Paolo Sorrentino mostra con una delicatezza e un’estetica che da sole hanno fatto valere al progetto il plauso internazionale, tanto da vincere l’Oscar come miglior film straniero nel 2014. Il film ricevette un contrasto di giudizi che è stato variamente interpretato e che nelle valutazioni negative sembra ricollegarsi al motivo ricorrente della supposta presunzione e ambizione di Sorrentino di proporre una sua visione, quasi un seguito de La dolce vita di Federico Fellini, che trova invece accoglienza nell’immaginario degli spettatori stranieri che apprezzano questa riproposizione.
Mad Max: fury road
Questa perla di George Miller è tra i migliori film del decennio, quasi per plebiscito. I piani per un quarto capitolo della saga di Mad Max furono stroncati da difficoltà finanziarie, mandando il progetto per molti anni in un inferno produttivo. Nel 1995 Miller riacquistò i diritti del progetto grazie alla Warner Bros., ma l’idea di un quarto capitolo arrivò solo quattro anni dopo, con l’idea concreta di voler raccontare di “folli predoni che non lottano per la benzina o per il petrolio, ma per degli esseri umani”.
La produzione a quel punto sarebbe partita nel 2001, ma l’attacco dell’11 settembre alle Torri Gemelle fece rimandare il progetto. Intanto la star Mel Gibson si disse interessato a questo nuovo capitolo, ma il regista era contrario a ingaggiarlo perché voleva un Max ancora giovane, e quindi contemporaneo. A rendere impressionante Mad Max: fury road sono gli effetti speciali artigianali, il trucco e le scenografie.
Riguardo queste ultime, Miller ha voluto sia che richiamasse quella dei vecchi film della saga, sia che riflettesse i cambiamenti tecnologici e culturali avvenuti negli ultimi trent’anni, sviluppando una storia ed una ambientazione che giustificassero ogni scelta stilistica presente nel film. I veicoli sono stati ideati per caratterizzare e donare dettagli al mondo post-apocalittico del film, compresi i sentimenti dei personaggi come il senso di colpa, il senso di perdita e tentativi di riciclare i ruderi rimasti della civiltà. Sia la chitarra fiammeggiante del Doof Warrior che il suo veicolo sono pienamente funzionali e nessuna delle scene in cui compaiono ha richiesto alcun intervento in computer grafica.
Inception
Nolan ha letteralmente dominato gli anni ’10 con progetti memorabili. In particolare, Inception è tra i migliori film del decennio per come esalta ai massimi livelli la poetica del regista. Dominic Cobb si occupa di estrarre segreti dalle menti delle persone mentre dormono, infiltrandosi nei loro sogni tramite un apparecchio a orologeria che permette di partecipare a un sogno condiviso. Cerca di entrare nella mente di Saito, potente uomo d’affari giapponese, ma fallisce quando la proiezione onirica di Mal, defunta moglie di Cobb, appare interferendo con l’operazione.
Saito gli propone quindi un accordo: gli permetterà di tornare negli Stati Uniti, da dove è dovuto fuggire perché accusato dell’omicidio della moglie e rivedere i suoi due figli, se inserirà nella mente del rivale d’affari di Saito l’idea di dividere il suo impero economico alla morte del padre. La sceneggiatura è paragonabile a un film d’azione che parla di un furto, attuato nella dimensione mentale, ritenendo che lo spettatore sia portato ad affezionarsi ai vari protagonisti e al loro modo personale di immedesimarsi nella falsa realtà in cui vengono catapultati.
Nella realizzazione degli effetti speciali, Nolan ha attinto a vari paradossi architettonici, idea in parte ispirata dalle opere dell’artista olandese Maurits Cornelis Escher; tra le varie illusioni ottiche appare la scala di Penrose, immaginata ed utilizzata dal personaggio di Joseph Gordon-Levitt. Nolan ha poi più volte affermato di essersi basato sulle opere di Jeorge Luis Borges. Inception vinse quattro Premi Oscar: miglior fotografia, miglior sonoro, miglior montaggio sonoro e migliori effetti speciali.
Nymphomaniac
Tra i migliori film del decennio, Nymphomaniac occupa un posto quasi d’onore. Lars von Trier ha fatto un dipinto perfetto della ninfomania, della psicologia umana e del cinema scandinavo in generale, creando un capolavoro che l’Italia ha però commentato sommariamente. Joe viene trovata sanguinante e semisvenuta in un vicolo da Seligman, un pensionato dalla vita tranquilla che decide di portarla a casa propria, dove Joe inizia a raccontargli tutta la sua vita, fortemente segnata da un ipererotismo che ne ha dominato quasi tutti i tempi e gli spazi, complicando e danneggiandone i rapporti umani.
La storia viene narrata con una serie di flashback, non sempre in ordine cronologico, suddivisi in otto capitoli. Visto la lunghezza di circa quattro ore la narrazione è stata suddivisa in due film e otto capitoli. Il montaggio è durato dall’inverno del 2012 fino all’estate del 2013, venendo curato direttamente da von Trier che non ha però lavorato alla versione corta. Louie Vesth ha dichiarato:
Per lui era importante non essere confuso… È importante avere una visione chiara di entrambe le versioni. Non stiamo facendo uscire nei cinema nulla che non abbia visto e che non abbia approvato Von Trier. A mio parere Nymphomaniac è il suo ‘capolavoro’. In quel film si parla di tante cose che stanno succedendo al mondo, alle persone, alla sessualità, alle relazioni, alla religione, all’arte e alla musica, alla natura e alla civiltà. Per me è il lavoro che racchiude tutti i suoi precedenti film, e gli attori sono fantastici!
Birdman
Tra i migliori film del decennio non poteva mancare Birdman, di Alejandro González Iñárritu, che a conti fatti potrebbe quasi essere nominato come miglior film del ventennio. Riggan Thomson è una celebrità decaduta che disperatamente tenta di allontanarsi dalla figura che lo ha reso celebre, il supereroe Birdman. Per questo mette in scena a Broadway uno spettacolo teatrale tratto dall’opera What We Talk About When We Talk About Love di Raymond Carver, che nulla ha a che fare con i suoi film pieni di effetti speciali e trame hollywoodiane.
A gravare su di lui ci sono la convinzione di avere fallito la carriera di attore e una disastrosa situazione economica e familiare. Sebbene la narrazione del film non prosegua in tempo reale, le riprese sono state montate in modo da far apparire il film come un lunghissimo piano sequenza. Anche quando vi è uno stacco temporale di diverse ore tra due scene, tramite degli artifici tecnici, viene fatto in modo che queste sembrino realizzate in un’unica inquadratura.
Birdman è un capolavoro nel vero senso della parola, nella fotografia, nella recitazione, nella scrittura e nella regia, trattando tematiche che per Michael Keaton sono perfette – essendo quasi autobiografiche – e che ricalcano in maniera perfetta la critica che oggi le produzioni d’autore stanno muovendo contro Hollywood, concentrata a macinare cinecomics anziché dar spazio a coloro che scappano sulle piattaforme streaming.
Dallas buyers club
Dallas buyers club è senza dubbio uno dei migliori film del decennio, grazie alle due prove attoriali maschili che il tempo continua a premiare per longevità drammatica. Jean-Marc Vallée intinge il film della sua cifra visiva indistinguibile, con rapidi stacchi di montaggio su sequenze mute che fungono da flashback e una fotografia fredda da cielo invernale. La storia è quella vera di Ron Woodroof, texano che divenne icona della lotta contro l’AIDS durante la fine degli anni ’80. Ron, operaio elettricista in un’industria di estrazione petrolifera e appassionato di rodeo, conduce una vita estremamente sregolata a base di alcool, droga e sesso, che lo conduce a contrarre l’HIV.
Evolutasi in AIDS, gli vengono dati trenta giorni di vita. Inizialmente non accetta la diagnosi, poiché pensa che la malattia sia collegabile solo all’ambiente gay. A Ron viene negata la sperimentazione di un farmaco sperimentale, che riesce ad assumere di nascosto, ma l’assunzione incontrollata gli causa un peggioramento delle condizioni, aiutato anche dal continuo abuso di droga e alcool. Nuovamente ricoverato, conosce Rayon, una donna transgender tossicodipendente e sieropositiva. Da questo incontro nasce l’idea di contrabbandare dall’estero i farmaci utili alla lotta contro l’AIDS, diffusi tra i sieropositivi grazie all’escamotage del Dallas buyers club.
Il film è un elogio alla solidarietà e alla fratellanza che al momento della sua prima al Toronto International Film Festival del 2013, ha ricevuto il plauso universale da parte del pubblico e critica, che lo ha fortemente elogiato per la recitazione di McConaughey e Leto, la sceneggiatura e la regia. Gli attori protagonisti del film hanno intrapreso una trasformazione fisica che li ha portati ad assumere un aspetto quasi scheletrico. McConaughey ha perso infatti venti chili, mentre Leto oltre tredici. Oltre a questi dettagli unici, è tra i migliori film del decennio anche per le circostanze economiche che lo hanno contraddistinto, essendo stato prodotto con poco più di cinque milioni di dollari.
Parasite
In Parasite, Bong Joon-ho, ha creato i presupposti affinché la Corea del Sud avesse il suo posto tra i migliori film del decennio. Vari spettri si aggirano per la casa della ricca famiglia dei Parck. Questi fantasmi sembrano del tutto uguali a loro, ma il loro odore li tradisce. Sono poveri e vivono in seminterrati dove raramente riescono a vedere la luce del sole, e mentre i Parck possono permettersi di essere gentili, loro devono commettere delle scorrettezze per poter sopravvivere, con atti poco nobili che tuttavia danneggiano principalmente altri poveri, piuttosto che colpire i padroni.
Maestri in questo tipo di espedienti da benpensanti sono i membri della famiglia Kim, che riescono a trovare un lavoro presso i Parck facendo cacciare i precedenti dipendenti. Nel proseguimento del film, l’ascesa dei Kim sembra concludersi, ma nonostante questo, un altro parassita che si aggira per la casa stravolge del tutto i piani della famiglia insediata. Si tratta del marito della vecchia governante, il quale si era rinchiuso all’interno di una zona segreta posta sotto la casa per sfuggire ai suoi creditori. Quello che segue è una lotta tra poveri che sfocia in una carneficina finale, compiuta al compleanno del figlio dei ricchi.
Lo spettro che si aggirava per i sotterranei della casa, se la prende con i Kim e cerca di ucciderli tutti, al ché il capo famiglia dei Kim si rende però conto di come il nemico non sia mai stato il folle omicida, quanto i ricchi Parck. A quel punto se la prende con loro, scappando nel seminterrato precedentemente occupato dal suo vecchio assalitore. Il cerchio si chiude così con una nuova famiglia tedesca che occupa la casa, con i Kim rimasti che si ritrovano poveri ma speranzosi di arricchirsi per liberare il pater familias. Bong riesce a far emergere le profonde disparità sociali presenti in Corea del Sud, realizzando un film che riesce ad intrattenere e a divertire lo spettatore.
Il filo nascosto
Paul Thomas Anderson è tra i migliori regista della sua generazione, se non addirittura il più dotato in assoluto. Rispettando la regola dei registi metodici, con pochissimi film a distanza di qualche anno, Anderson ha tirato fuori alcune perle che hanno impreziosito la serie di produzioni d’élite sin dalla fine degli anni ’90. Reduce di The master e Il petroliere, con Il filo nascosto ha creato uno dei migliori film del decennio, saturo delle sue cifre stilistiche e della maestria di Daniel Day-Lewis, delineando un personaggio ossessionato dalla perfezione estremamente lunatico, capriccioso, ma dotato di una grandissima sensibilità estetica.
Il rinomato stilista inglese Reynolds Woodcock è il re della moda britannica; dal suo atelier passano le migliori clienti dell’aristocrazia e della borghesia europea e il suo talento nel campo dell’alta sartoria si accompagna a un carattere maniacale che lo porta a voler tenere sotto controllo ogni aspetto della propria vita in maniera ossessivamente precisa. Sua sorella Cyril lo aiuta a condurre l’atelier, svolgendo un ruolo centrale nella sua carriera e nella sua esistenza, molto più delle sue mogli, che frequenta finché non reclamano la sua attenzione, totalmente indirizzata al lavoro di sarto.
Recatosi nella sua abitazione di campagna, Reynolds incontra Alma, una giovane e bella cameriera del ristorante di paese, che lo affascina in maniera stregante, al punto di sceglierla come propria modella, musa ispiratrice e compagna di vita, portandola a vivere con sé nell’atelier. Qui la ragazza viene inizialmente osteggiata da Cyril, che la ritiene una delle tante conquiste del fratello, ma grazie al suo carattere determinato, guadagna il rispetto della donna e diventa parte integrante del processo creativo. Il filo nascosto è un elogio al romanticismo, quello profondo e letterario e all’estetica cinematografica, raccogliendo tutta la maestria di Anderson in un solo concentrato.
Quasi amici
Nella lista dei migliori film del decennio non poteva assolutamente mancare la produzione francese del 2011 che ha fatto commuovere il mondo intero, tanto da meritarsi un remake made in USA e uno made in India. Quasi amici è un adattamento della storia vera di Philippe Pozzo di Borgo e Abdel Yasmin Sellou – nel film adattato come senegalese e interpretato da Omar Sy – vero elogio alla solidarietà oltre ogni tipo di barriera, etnica, economica, cognitiva e fisica. Definibile come prodotto drammatico, il racconto si alterna tra momenti strappalacrime ad altri che fanno ridere a crepapelle, lasciando allo spettatore quasi un messaggio di speranza.
Philippe Pozzo di Borgo è un ricco tetraplegico in cerca di un badante. Tra i tanti aspiranti si presenta Driss Bassari, trasandato e rozzo, che cerca solo di ottenere da Philippe un documento che attesti la sua partecipazione al colloquio per continuare a ricevere i benefici assistenziali per sé e la sua numerosa famiglia. Philippe però lo invita a presentarsi la mattina successiva, dove anziché la lettera firmata, Driss trova l’assistente di Philippe che gli mostra la casa e le mansioni che dovrà eseguire per un periodo di prova. Nei primi giorni non sembra accettare le assistenze che deve prestare nei confronti del disabile, dimenticandosi persino delle nozioni basilari come tenergli il telefono vicino all’orecchio.
Tra Philippe e Driss inizia ad instaurarsi un rapporto di profonda e sincera amicizia: il giovane riesce a far divertire Philippe facendogli dimenticare i suoi problemi fisici, spesso offendendolo scherzosamente e facendogli rivivere emozioni ormai perdute, come il fare una passeggiata notturna o il fumare cannabis e andare a prostitute. Gli amici di Philippe non sono d’accordo che egli abbia assunto Driss, ritenendo il ragazzo pericoloso per via dei suoi precedenti penali, ma Philippe afferma che non si preoccupa affatto del passato di Driss poiché è l’unico che lo tratta come una persona e non come un malato. La commedia, tra i migliori film del decennio, termina con la presentazione dello stato attuale della loro vera amicizia, ancora solida e incontaminata.
- MENZIONI D’ONORE TRA I MIGLIORI FILM DEL DECENNIO
Roma (Alfonso Cuarón, 2018)
Animali notturni (Tom Ford, 2016)
The fighter (David O. Russell, 2010)
Rogue One: a Star Wars story (Gareth Edwards, 2016)
Django unchained (Quentin Tarantino, 2012)
Happy family (Gabriele Salvatores, 2010)
Les misérables (Ladj Ly, 2019)
Il cigno nero (Darren Aronofsky, 2010)
Interstellar (Christopher Nolan, 2014)
Blade Runner 2049 (Denis Villeneuve, 2017)
Marriage story (Noah Baumbach, 2019)
Omar (Hany Abu-Assad, 2013)
Grand Budapest Hotel (Wes Anderson, 2014)
Il giovane favoloso (Mario Martone, 2014)
Dolor y gloria (Pedro Almodóvar, 2019)
Avengers (Joss Whedon, 2012)
Gli attori del decennio
Se da una parte bisogna stilare la lista dei migliori film del decennio 2009-2019, dall’altra bisogna prendere atto delle personalità del cinema che hanno dominato quest’epoca. Tra gli attori e le attrici, spiccano indubbiamente Tom Hardy e Jennifer Lawrence, protagonisti incontrastati degli ultimi dieci anni. Presente in buona parte dei film di Christopher Nolan, Hardy ha fatto praticamente di tutto, da Inception e Dunkirk a Mad Max: fury road, fino a Venom e Peaky Blinders. Apprezzatissimo per le sue doti drammatiche e la sua presenza scenica, l’attore si è via via imposto come il più richiesto e prolifico del decennio e il suo impegno in pellicole di importanza sempre maggiore non sembra doversi fermare.
Jennifer Lawrence rappresenta invece l’avvento più significativo di quest’epoca cinematografica, essendo l’interprete di maggior successo e talento del decennio. Giovanissima vinse l’Oscar come miglior attrice protagonista per il suo ruolo in Il lato positivo, del 2012, accumulando poi cataste sempre più alte di nomination e vittorie ai premi di maggior rilievo in tutto il mondo. Impegnata in progetti drammatici di alto livello e nei blockbuster, il suo talento è puramente poliedrico, adattandosi a qualsiasi tipo di parte. Ad oggi, contrariamente ad Hardy – che si mantiene defilato – è impegnata in una promettente scalata hollywoodiana, essendo una delle donne più influenti del settore.
I registi del decennio
Se da una parte esistono i migliori film del decennio, dall’altra vi sono coloro che li hanno creati, ovvero i registi e gli sceneggiatori. I due nomi che hanno conquistato il podio a mani basse di migliori registi di questa seconda parte di ventennio sono quasi ovviamente Christopher Nolan e Alejandro Gonzáles Iñárritu. Il messicano in particolare è stato il più folgorante visionario di quest’epoca, capace di inanellare vittorie su vittorie consecutive ai premi maggiori, grazie alle sue impressionanti opere visive create in coppia con Emmanuel Lubezki. Membro della triade messicana – assieme a Cuarón e Guillermo del Toro – ha saputo portare in auge la cinematografia latina, con capolavori che hanno saputo innovare e conservare la settima arte, già oggi ritenuti immortali.
L’inglese invece è colui che meglio di chiunque altro continua a dimostrare come si possa fare cinema col semplice – almeno per lui – potere dell’ingegno e dell’immaginazione. Poeta ineguagliabile della distorsione del tempo, Nolan è ad oggi l’unico in grado di manipolare questa dimensione della fisica a suo piacimento, districandolo in sceneggiature che fanno dell’alternanza di circostanze la cifra stilistica del regista. Spesso accostato a Kubrick, da Inception del 2010 ha prodotto Interstellar, Dunkirk e Il cavaliere oscuro – il ritorno, film che conclude la trilogia basata su Batman che ha rimodellato alcuni concetti legati alla produzione di cinecomic, elevando il personaggio ad una figura noir che difficilmente si riesce ad immaginare eguagliata da un successore cinematografico.
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