Immaginate di essere gli unici al mondo a ricordarvi che i Beatles, la Coca-Cola, le sigarette ed Harry Potter siano mai esistiti. Immaginate anche di essere dei musicisti con una grande passione ma dal talento discutibile, che si ritrovano all’improvviso – dopo un assurdo black out che resetta la cultura pop di tutti, tranne voi e altri due su tutto il pianeta – ad avere per le mani la possibilità di fare non solo una carriera mai immaginata, ma di riuscirvi grazie all’adattamento moderno dei grandi classici del quartetto di Liverpool. Idea carina, magari interessante, ma perché qualcuno dovrebbe davvero farci un film? Ed eppure, una volta vista la gigantesca campagna marketing di Yesterday, quasi nessuno ha avuto questo genere di dubbio. Scenario commerciale ideale, che avrà sicuramente fatto sfregare le mani a Danny Boyle e alla Universal, ma che una volta arrivati alla fine del primo tempo si è già sgretolato quasi del tutto.
Yesterday: ovvero come non tutte le idee debbano diventare dei film
Sì, perché sebbene una volta visto il trailer la parola d’ordine sia stata “devo assolutamente vederlo”, una volta alle prese con la visione vera e propria, ci si trova a fare i conti con lo sviluppo di un’idea carina, che per come è stata sceneggiata non sia per nulla intelligente, e quindi non proprio meritevole di un palcoscenico internazionale così di alto livello. La sceneggiatura di Yesterday è un colabrodo, non solo per l’assurdità con cui il protagonista rimanga tra gli unici terrestri che ancora si ricordano dei Beatles, ma sopratutto per come il suo cammino evolutivo a modo suo coerente ed interessante sia costantemente intralciato da dinamiche sentimentali davvero inimmaginabili per un prodotto targato Boyle, che se davvero ha rinunciato a Bond 25 anche per Yesterday, c’è da rammaricarsi.
La storia Jack – interpretato da un bravissimo Himesh Patel – è quella di quasi tutti i musicisti innamorati della propria arte ma che si trovano inevitabilmente a fare i conti con una carriera che non decolla e l’alternativa grigia di una vita che mette da parte la musica, tanto è difficile sfondare, e per molti aspetti la natura del personaggio viene ben rappresentata con tutti i punti cruciali e fondamentali che un fortunatissimo come lui potrebbe passare, se si trovasse un patrimonio come la musica dei Beatles a sua totale disposizione. Peccato che quello che decida di farne – e sopratutto i pretesti che lo faranno decidere in via definitiva – siano da mani nei capelli, da film talmente scontato e buonista che vien da chiedersi perché. Nessuno, davvero, nessuno, avrebbe il coraggio di compiere una scelta finale come quella di Jack, come nessuno sceneggiatore di grande cinema dovrebbe avere il coraggio di mettere su carta una possibilità narrativa che si basi su dei pretesti sentimentali così inverosimili e – ammettiamolo – spietatamente individualisti come quelli di Ellie – interpretata da Lily James.
Yesterday ha dei punti a favore che si disperdono inutilmente
Primo tra tutti la fotografia di Christopher Ross, che specialmente nelle scene interne mescola tagli di luce colorata davvero interessanti e di alto livello tecnico, sebbene purtroppo l’anima rosa di Yesterday la faccia passare in secondo piano; in secondo luogo, manco a dirlo, i Beatles, perché se c’è una cosa che il film riesce a fare benissimo è farti alzare dal sedile sia contrariato, sia invogliato a tornare a casa con Hey Jude a tutto volume in macchina, grazie a degli adattamenti musicali interessanti, ben fatti e per nulla intaccanti la bellezza originaria delle canzoni; terzo, i personaggi collaterali, in particolare Ed Sheeran – che fa da collante tra la realtà popolare di Jack e il mondo della musica, oltre che a dare di nuovo ottima prova delle sue doti recitative – e Rocky, interpretato da Joel Fry, spalla sconclusionata, sincera e divertentissima, che aggiunge alle situazioni drammatiche un tono comico inaspettato.
In ultimo la rappresentazione del business musicale, sebbene sia la causa principale che scatena le dinamiche sentimentali che rendono Yesterday l’insuccesso che potrebbe diventare una volta tirate le somme di critica e botteghino. L’industria viene dipinta in maniera goliardica e grottesca, per aggiungere la giusta drammaticità al racconto senza che diventi una tragedia, come in realtà è, raffigurando precisamente le dinamiche disumane di questo ambiente che una delle battute definisce come fatto di “drogati e depravati”. Presupposti interessanti e addetti ai lavori di alto livello sembravano garantire a Yesterday una garanzia di successo, essendo stato presentato come il film evento dell’autunno, ma si ritrova a naufragare contro scelte narrative che privilegiano una rivalutazione del concetto di “accontentati che ti basta” sviluppata su dei pretesti umani – come le relazioni sentimentali – che in nessuna parte del mondo condurrebbero un percorso edificante piuttosto coerente come quello di Jack a compiere la follia scontata e buonista del finale. Un’occasione sprecata da parte di tutti – sopratutto da Boyle – che potrebbe deludere molti spettatori.
#YesterdayMovie è la dimostrazione che una bella idea, spesso non è un'idea intelligente. Decisamente il film meno riuscito di Boyle.
— Francesco Paolo Lepore (@leporello29) September 26, 2019
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Riassunto
Se c’è una cosa che Yesterday riesce a dimostrare pienamente, è come una buona idea spesso non sia un’idea intelligente, o quanto meno degna di diventare un progetto cinematografico. Sapere che alla regia di questo film ci sia Boyle, inoltre, crea il dispiacere più importante di tutti, sapendo quanto sia in grado di fare progetti di altissimo livello. Se non altro, grazie a Yesterday, tutti i detrattori di T2 avranno qualcosa con cui distrarsi ogni volta in cui dovranno stabilire quale sia il punto più basso della filmografia del regista.