
Il cinema hollywoodiano ci ha abituati ai personaggi più disparati, da quelli più buoni e virtuosi fino ad arrivare ad altri più folli e criminali. Non dev’essere dunque facile per gli attori, sempre alla ricerca della perfezione nelle loro interpretazioni, passare da un ruolo all’altro senza cadere loro stessi nella follia. Oltretutto, la metodologia attoriale non aiuta di certo: il celeberrimo Metodo Stanislavskij, utilizzato dalla maggior parte degli attori statunitensi, invita infatti a fare proprie le emozioni del personaggio, ad immedesimarsi intimamente con esso cercando il maggior numero di connessioni con sè stessi e le proprie esperienze. A questo punto diventa perciò chiaro come possa risultare difficile “scrollarsi di dosso” un personaggio al termine della lavorazione di una pellicola, e non essere influenzati e scossi dall’incontro avvenuto.
Gli attori più richiesti, inoltre, si spingono spesso oltre i limiti della ragione, al fine di ottenere performance che possano sorprendere ed affascinare pubblico, critica e, soprattutto, la Academy, da sempre molto sensibile a cambiamenti radicali di peso e follie recitative. Ecco dunque una breve carrellata di attori ed attrici che hanno quasi perso il senno alla ricerca del proprio personaggio.
Bob Hoskins per Chi ha incastrato Roger Rabbit?
Spesso condividere il set con attori scontrosi e insopportabili può essere un problema, è vero. Ma anche recitare da soli, fingendo di essere attorniati dai personaggi dei cartoon più svariati non è affatto semplice. Può testimoniarlo il celebre Bob Hoskins che, per il ruolo dell’investigatore Eddie Valiant in Chi ha incastrato Roger Rabbit? fu costretto a lavorare per ore in solitaria, rapportandosi con voci fuori campo. Al termine delle riprese, ammise di aver impiegato un pò di tempo prima di smettere di immaginarsi Jessica Rabbit e soci seduti a tavola insieme a lui.
Robert De Niro per Cape Fear – Il Promontorio della Paura
A proposito di Metodo Stanislavskij, il mostro sacro Robert De Niro può esserne considerato di certo uno dei paladini più duri e puri. Sono moltissimi infatti gli aneddoti legati al suo folle perfezionismo, sebbene quelli più inquietanti di tutti riguardino un ruolo in particolare. Parliamo di Max Cady, il pazzo omicida protagonista di Cape Fear – Il promontorio della paura. Per prepararsi all’interpretazione, De Niro ha speso ben 5mila dollari per modificare la conformazione dei suoi denti, oltre a farsi fare dei tatuaggi con una particolare mistura di erbe che, sebbene non permanente, aveva una durata decisamente lunga. Inoltre, spese molto tempo a leggere resoconti sui peggiori reati sessuali mai avvenuti in cronaca, al fine di comprendere meglio quelli del suo personaggio. Lo stesso Martin Scorsese si definì “inquietato” dallo sguardo di Bob.
Christian Bale per L’Uomo senza sonno
Christian Bale è un altro attore noto per il suo attaccamento al Metodo Stanislavskij, con tutto ciò che ne consegue. Tra un aumento di 30 chili e una perdita di 50, risulta ormai impossibile saper descrivere la sua corporatura in condizioni normali. La sua trasformazione più incredibile e folle, però, è certamente quella da lui operata in L’Uomo senza sonno, film in cui l’attore perse ben 25 chili, arrivando a pesarne solo 54. A questo fine, la sua folle dieta consisteva in una scatola di tonno e una mela al giorno, oltre ai moltissimi caffè che servivano a dargli quell’aria nevrotica e allucinata. Piccola postilla: il suo ruolo successivo fu quello in Batman Begins, in cui l’attore, per il ruolo di Batman, arrivò a pesare… 96 chili!
Shia LaBeouf per Lawless
Non è una novità il fatto che il bimbo prodigio scoperto da Spielberg abbia una personalità scarsamente stabile. Le sue follie sul set sono infatti note, dall’abitudine a non lavarsi e dormire all’aperto durante le riprese di Fury, fino al bicchiere di alcol che beveva ogni volta che doveva iniziare una ripresa in Lawless. D’altronde, nel film interpretava un contrabbandiere di gin, perciò il metodo potrebbe anche starci, non fosse altro che, colto dall’ebbrezza di quei bicchierini di troppo, arrivò a colpire il collega Tom Hardy durante la produzione del film. L’attore protagonista di Venom e Mad Max non si è però risentito, ed ha commentato:
All’attore vengono richieste due cose diametralmente opposte. Prima ti chiedono di essere disciplinato e responsabile, comunicativo e collaborativo. Poi, una frazione di secondo dopo, ti viene richiesto di sembrare autenticamente uno psicopatico. Ci vuole un essere umano molto forte per mantenere un genuino senso di benessere attraverso questo battesimo del fuoco. Il dramma non è per gente stabile.
Kate Winslet per The Reader
La carriera di Kate Winslet è costellata di ruoli che hanno fatto appassionare pubblico e critica, da Titanic a Ethernal Sunshine of the Spotless Mind (non chiedeteci di chiamarlo Se Mi Lasci Ti Cancello, per l’amor di Dio). Il più difficile di tutti, però, è stato senz’altro quello in The Reader, che le è valso un Premio Oscar. Nel film in questione, Kate ha interpretato una ex guardia nazista, che seduce un uomo molto più giovane di lei. L’utilizzo del Metodo Stanislavskij si è rivelato piuttosto impegnativo per lei, che ha dichiarato:
Ci sono voluti mesi per entrare nel personaggio. E’ stato come riprendersi dopo un grave incidente d’auto e cercare di capire quello che era successo.
Shelley Duvall per Shining
Sul perfezionismo di Stanley Kubrick se ne sono dette di tutti i colori. La sua “vittima” preferita fu però la povera Shelley Duvall, interprete di Wendy in Shining, capolavoro horror del cineasta. Al fine di farla calare al meglio nel personaggio, il regista la vessò letteralmente per tutto il film, al fine di trasmettere al personaggio l’estrema insicurezza che gli serviva. Coinvolse anche i membri della troupe, dicendo loro di ignorarla e non parlare con lei. Questo tipo di comportamenti la portarono alla depressione, e a problemi mentali che si è dovuta trascinare per molto tempo.
Vincent D’Onofrio per Full Metal Jacket
Un altro capitolo della saga “Kubrick e il Metodo Stanislavskij” vede la partecipazione, questa volta più consapevole, del giovane Vincent D’Onofrio, protagonista delle fasi iniziali di Full Metal Jacket. La sua interpretazione fu talmente convincente che, tutt’oggi, ci sono persone che affermano di aver visto il film, ma in realtà hanno guardato solamente la parte in cui sono presenti Palla di Lardo e il celeberrimo Sergente Maggiore Hartman. Per prepararsi al ruolo dell’impacciato ed inadatto giovane marine, D’Onofrio prese ben 35 chilogrammi, per lo più di grasso.
Adrien Brody per Il Pianista
Il più giovane attore ad aver mai vinto un Oscar (29 anni) dovette impegnarsi non poco per non impazzire. Il ruolo del pianista ebreo polacco, tallonato dalle SS, lo portò infatti a pesare 65 chili e a sospendere per mesi le proprie relazioni sociali. Ecco il commento di Brody:
Questo ruolo ha avuto su di me un effetto molto profondo e mi sono chiesto se avesse avuto effetto sulla mia sanità mentale. Mi sono sentito più vicino alla sofferenza e alla tristezza che da sempre esiste nel mondo.
Brad Pitt in Kalifornia
Se non fosse considerato il sex symbol che è, con ogni probabilità Brad Pitt sarebbe uno dei migliori caratteristi di Hollywood. Sebbene infatti sia ricordato per i ruoli nei quali mette in mostra più che altro le sue qualità estetiche, come quelli in Troy o Ocean’s Eleven, le sue interpretazioni migliori sono senz’altro quelle nelle quali si è tolto di dosso quella fama di “bello di Hollywood”, che non sempre gli ha giovato. Da l’Esercito delle 12 Scimmie a L’Assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, sono molte le performance memorabili dell’attore statunitense. La più degna di nota, che lo ha portato davvero al limite, è però quella in Kalifornia, piccolo road movie passato un pò in sordina, in cui Pitt interpreta un sanguinario e violento assassino, che coinvolge uno scrittore interpretato da David Duchovny (non esattamente in una delle sue interpretazioni migliori, purtroppo) in un folle viaggio attraverso l’America. Per interpretare al meglio il personaggio, il buon Brad rifiutò di lavarsi per tutta la durata delle riprese, arrivando anche a far infuriare il proprio agente.
Joaquin Phoenix per Joker
Dopo l’entrata nell’immaginario collettivo grazie al ruolo di Commodo ne Il Gladiatore, Joaquin Phoenix ha inanellato molti altri ruoli memorabili, da quello in Her di Spike Jonze a Quando l’Amore Brucia l’Anima. Venezia 76 però pare aver consacrato l’attore con un altro ruolo memorabile, ovvero quello del celeberrimo villain DC, il Joker. Le reazioni della critica sono state per lo più entusiastiche, soprattutto in merito alla sua performance, per la quale ha dovuto perdere molto peso, al fine di seguire ancora una volta il Metodo Stanislavskij e poter entrare nella parte. La follia del suo personaggio avrà influenzato la sua psiche? Questo è stato il suo commento, nella conferenza stampa di presentazione della pellicola.
Per trasformarmi in Joker il primo passo è stato affrontare il tema della perdita. E di fatto ho anche perso molto peso, un aspetto che inevitabilmente colpisce anche dal punto di vista psicologico.