Si è da poco conclusa la prima conferenza stampa di un film in concorso al Festival di Cannes 2019, I morti non muoiono (The dead don’t die), presentato in apertura di concorso nella serata di ieri. A mancare è stata la leading star del film, Adam Driver, e non sono mancati i momenti di approfondimento sulle tematiche affrontate nel film, sconfinando nell’attualità. A condire l’appuntamento è stato l’inossidabile senso comico – quasi burbero – di Bill Murray, che in più riprese ha sottolineato il suo punto di vista senza troppi giri di parole. In chiusura, sono state Tilda Swinton e Selena Gomez a dare i loro messaggi progressisti a tutela dell’impegno femminile nel cinema, e sulla salvaguardia dei giovani sui social. In apertura, il regista e  Jim Jarmush ha motivato alcune delle sue scelte drammatiche fatte in I morti non muoiono, citando i suoi padri ispiratori:

I morti non muoiono è un chiaro omaggio al cinema horror promosso da Carpenter e i grandi maestri del genere, come Dario Argento e Mario Bava. Non è il mio genere principale, quindi il film è stato il risultato di uno sforzo creativo congiunto di grande valore e per il quale sono grato al resto del gruppo di lavoro. Abbiamo fatto qualcosa di grande che spero possa piacere al pubblico.

Gli zombie altro non sono che una metafora della realtà, come ho espresso in alcune scene. Qualcuno ha detto che ho messo in bocca ai personaggi messaggi pessimisti, chiedendomi se I morti non muoiono sia un messaggio negativo. Credo che sia molto meglio consegnare agli spettatori – specialmente i giovani, che Selena combatte per tutelare e motivare – un messaggio del genere, che è un invito all’accettazione della realtà affinché tutti la possano migliorare.

Proprio Selena Gomez – ringraziata calorosamente da Jarmush per il suo impegno coi giovani – ha voluto sottolineare come non ci sia una distanza di sicurezza tra la realtà e i social network, e che non ci siano dei veri e propri mezzi con cui limitare il potere negativo di questa tecnologia, sebbene creda ciecamente nel raziocinio di chi li utilizza. Tagliente e poco loquace per gran parte della conferenza, è ovviamente toccato a Bill Murray far da intrattenitore della conferenza, con risposte secche e schiette, arrivando comunque ad affermare alcune credenze personali con grande convinzione.

Come mi hanno convinto a fare I morti non muoiono? Pagandomi! Sembra scontato, ma vi assicuro che non lo è. Questo è un lavoro pericoloso nel quale ogni giorno si rischia di farsi del male, sia dentro che fuori dal set, quindi sperare ogni volta che quello non sia il tuo ultimo giorno di riprese è proprio quello che accade. Non ho dovuto consigliare nulla a Jim sulla comicità da infondere a I morti non muoiono, non c’è stato un lavoro di squadra sotto questo aspetto.

Mi hanno simpaticamente chiesto se credo nella vita dopo la morte, visti i miei recenti impegni in pellicole che in qualche modo ne parlano. Sì, credo ciecamente che ci sia, ma sono altrettanto convinto che non sia concessa a tutti. Potete credermi sulla parola, secondo me la vita dopo la morte non è un privilegio riservato a chiunque.

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Durante la conferenza, a dare i messaggi più stimolanti sugli argomenti di attualità è stata Tilda Swinton, attrice che non ha smentito in nessun intervento il suo carisma cristallino, in un look mascolino perfettamente aderente al suo modo di comunicare. Tra domande di stile e qualche approfondimento su I morti non muoiono, Swinton ha raccontato alcune esperienze personali nel genere horror, fino a rispondere in maniera dilagante ad una domanda riguardante le figure femminili nell’industria cinematografica.

Nonostante I morti non muoiono, non sono molto avvezza con gli zombie. Ho partecipato ad alcuni progetti horror sia in passato che recentemente, come nel Suspiria di Luca Guadagnino, ma non mi reputo una grande fan del genere, contrariamente a quanto ammesso da Selena.

Alla richiesta di un nostro commento sulla presenza di soli tre film diretti da donne al Festival di Cannes di quest’anno, condivido pienamente quanto appena detto da Carter Logan (tra i produttori del film, ndr.), sono troppo pochi! Qualche tempo fa è scomparsa una grande regista danese, alla quale finché era in vita sono stati dedicati solo dei trafiletti di giornale, ma una volta morta è stata celebrata come un mostro sacro.

L’industria del cinema deve rivedere completamente il canone tradizionale partendo da dentro le scuole di cinema, dando alle registe donne maggiore spazio di esprimersi e arrivando a promuoverle in maniera specifica. È un impegno che dobbiamo prendere tutti, le registe ci sono, sono migliaia e fanno capolavori ogni anno, bisogna dar loro i meriti che si stanno guadagnando.

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