C’era una volta a… Hollywood – l’ultima pellicola del cineasta losangelino Quentin Tarantino da poco presentato al 72° Festival di Cannes – causerà senz’altro non poche polemica riguardo l’eccessivo sfruttamento di una tragedia. Com’è ovvio, d’altronde, essendo la sua trama incentrata attorno ai delitti e alle violenza della famiglia di Charles Manson e, in particolare, sull’assassinio di Sharon Tate (Margot Robbie), che all’epoca era la moglie del noto regista polacco Roman Polanski. Invero, spenti i riflettori sulla croisette, c’è chi ha già iniziano a domandarsi se quello di Tarantino assomigli più a un omaggio o un’opera di cattivo gusto. Fra le molte voci che si sono espresse, spicca, ovviamente, quella di Emmanuelle Seigner, attuale moglie di Polanski, che ha apertamente attaccato Tarantino, sostenendo che egli abbia girato C’era una volta a… Hollywood senza aver prima consultando il diretto interessato, ovvero suo marito. L’attrice, infatti, ha pubblicato un post su Instagram in cui accusava Tarantino di “usare la tragica vita di una persona e poi calpestarla del tutto”. Dicendo ancora:
“Dico solo che loro [Hollywood] non hanno problemi a fare un film che racconta la tragica storia di Roman… e allo stesso tempo lo hanno reso un paria. Il tutto senza consultarlo, ovviamente”.
Emmanuelle Seigner si riferisce chiaramente all’esilio del marito regista da Hollywood, che dal 1978 non mette piede sul suolo americano dopo aver confessato d’aver avuto rapporti sessuali con una tredicenne e aver scontato una breve pena. Tuttavia sarebbe più corretto parlare di auto-esilio: Polanski ha lasciato gli Stati Uniti dopo aver appreso che il giudice intendeva strappare l’accordo raggiunto e condannarlo a cinquant’anni di carcere. Polanski è presente come personaggio in C’era una volta a… Hollywood, interpretato da Rafal Zawierucha. Ma si tratta di un ruolo minore. Al contrario, Sharon Tate è “il cuore pulsante della storia”, come l’ha definita Margot Robbie riportando le parole di Tarantino.