
Come si riesce ad entrare nella psicologia di un personaggio come Alex DeLarge? Per Malcolm McDowell, che è stato scelto da Stanley Kubrick per interpretare il violento drugo in Arancia meccanica, la risposta è stata quella di sfruttare il maggior numero di contenuti violenti che avesse a disposizione nei mesi precedenti la produzione del film. Come ha rivelato al Guardian, la sua esperienza è stata fin troppo immersiva:
Ho trascorso nove mesi con Kubrick prima di iniziare le riprese, guardando film violenti ogni giorno. Erano i film più orrendi che abbia mai visto, sui campi di concentramento e sulle cataste di copri che accumulavano in quei luoghi. Pensava di usarli nella sequenza della Cura Ludovico.
Malcom McDowell ha lavorato a stretto contatto col regista durante la pre-produzione e parte del suo guardaroba ha ispirato l’aspetto iconico del suo personaggio. Come ha raccontato lo stesso attore, un giorno chiese a Kubrick che aspetto dovessero avere i drughi, sentendosi dire di rovistare nella roba che aveva a disposizione – che in quel momento era l’attrezzatura da cricket, tra cui la protezione ai genitali – al ché il regista approvò in quell’istante la scelta del vestiario.
L’attore ha raccontato anche un aneddoto spiacevole, secondo il quale Kubrick lo avrebbe in qualche modo derubato. Prima delle riprese, l’attore chiese 100 mila dollari di compenso e il 2.5% degli incassi, ma sebbene il regista lo abbia appoggiato, sembrò che la Warner non volesse accettare un accordo simile. Dopo che Arancia meccanica uscì al cinema, però, Malcolm McDowell venne contattato da un dirigente della casa di produzione, che si complimentò con lui per la grande ricchezza che avrebbe da poco ottenuto grazie al suo 2.5%. Confuso dalla notizia, seppe che Kubrick aveva ricevuto in custodia quella somma, per doverla poi dare a McDowell… ma non gliela diede mai.
Sapevo che non mi avrebbe mai pagato. È stato un modo terribile di ricompensarmi dopo aver dato così tanto di me stesso in Arancia meccanica, ma ho superato la cosa. Fare quel film mi ha inciso nella storia del cinema.
Ogni nuova generazione lo riscopre e ne resta affascinato, grazie alla sua iconografia e grazie sopratutto al grande dilemma sui limiti al libero arbitrio, che è tutt’ora attualissimo.