Arrivato alla terza stagione, True detective ha spopolato ovunque. Iniziata nel 2014 come serie molteplice, che legava elementi filosofici ad horror e crime, è arrivata ora alla sua terza stagione, annunciata solo nel 2017. La strada della serie TV è stata molto complicata, anche a causa di una linea narrativa molto particolare, che ha seguito non un andamento standard e cronologico, ma si è concentrato su diverse storie che sembrano essere in qualche modo legate tra loro, anche se ancora lo spettatore non sa bene come.
La sere TV, definita antologica, è una delle più particolari degli ultimi anni: ogni stagione si cambia location, cast, storie, ma in realtà questa diversità sembra essere solo l’immagine di un puzzle che, episodio dopo episodio, forma un grande disegno che riguarda un solo enorme universo narrativo.
Gli universi narrativi di True Detective
Se nel 2014 la serie, ambientata in Louisiana, ha avuto inizio con Matthew McConaughey e Woody Harrelson, la stagione successiva ha visto nel cast Colin Farrell, Rachel McAdams e Vince Vaughn, questa volta situati in California. La terza stagione invece, che ha visto come protagonista il premio Oscar Mahershala Ali, ha luogo in Arkansas.
Proprio con la terza stagione Nic Pizzolato, sceneggiatore di True Detective, sembra essere tornato alle origini della serie. Troviamo di nuovo una realtà cruda e che si regge a stento sull’equilibrio tra ordine e caos. Si torna a parlare di crimine verso una società, sulla carta, rispettabile e normale, almeno di facciata. Quello che più lascia sorpresi però è la serie continua di rimandi temporali, che trasporta lo spettatore in un avanti e indietro nel tempo continuo, che sembra trasportarlo in una condizione continua di trance. In questa stagione Mahershala Ali, detective dell’Arkansas, indaga sulla scomparsa dei suoi due fratelli, avvenuta il 7 novembre 1980. Il caso, prima risolto, verrà riaperto nel 1990 e poi nuovamente nel 2015.
La teoria di Elisa
Proprio in questa ottica di salti temporali si devono inserire le parole di Elisa verso il detective Wayne, e la sua teoria su quello che noi possiamo tranquillamente indicare come universo narrativo:
due poliziotti della Louisiana hanno fermato un serial killer collegato al mondo della pedofolia.
Il fatto che Elisa accompagni questa frase con il mostrare una pagina di giornale a Wayne, in cui compaiono le fotografie di Rust Cohle e Marty Hart, interpretati rispettivamente da Matthew McConaughey e Woody Harrelson nella prima stagione di True Detective, ci mostra come le due realtà della prima e terza stagione non sono siano legate, ma facciano parte dello stesso universo narrativo: due storie quindi ambientate in una sola realtà. Un collegamento non di poco conto tra le due stagioni, che continua ad essere sempre più profondo se si considera la teoria di Elisa proprio riguardo ai crimini portanti di True Detective:
Credo che quello che è successo ai bambini Purcell sia collegato a fatti simili…ragazzi negli orfanotrofi. Rapiti di punto in bianco, sia in Louisiana che in Nebraska. Sono coinvolti politici e uomini d’affari. Persone con il potere di far andare via queste cose.
Non sembra difficile pensare allora che l’universo narrativo potrebbe comprendere anche la seconda stagione, basata sul delitto di del city manager Ben Caspere, proprio uno di quegli uomini potenti di cui parla Elisa.