Nella vita di tutti noi, arriva presto o tardi il momento in cui sentiamo il bisogno di avere un riconoscimento per qualcosa che ci sta a cuore, ma in pochissimi hanno dovuto combattere facendo letteralmente di tutto per ottenerlo, come Leonardo DiCaprio. Andando indietro nella sua carriera, Leo è dovuto colare a picco con un transatlantico, interpretare un pioniere dell’aviazione e del cinema mentalmente disturbato e con le peggiori manie e – nel caso più estremo prima di The Revenant – vissuto gli eccessi delle dipendenze come la droga, il sesso e i soldi. Nulla di tutto ciò, però, è stato abbastanza per ricevere il tanto agognato riconoscimento che DiCaprio ha tanto sudato per anni, l’Oscar al migliore attore. Almeno, sudato fino a qualche anno fa.

The Revenant lo ha spinto nelle condizioni più estenuanti, attraverso la neve più rigida e l’acqua congelante e lottando contro un orso – più o meno credibile – finché l’Academy non ha voluto dare proprio a Leo uno dei tre Oscar vinti dalla pellicola, che così profondamente incarna il significato di rivincita – il titolo, infatti, significa proprio “colui che è tornato dalla morte” – valida sia per il personaggio protagonista che per il suo interprete. The Revenant è un film che ha sofferto in partenza anche durante la pre produzione, dove ha dovuto lottare duramente per ottenere un budget sufficiente a far partire le riprese, ma come succede nella vita reale, anche per la pellicola la resilienza ha dato i suoi frutti.

The Revenant è una metafora della nostra evoluzione come specie

Come in The Revenant, anche i fatti quotidiani ci dimostrano quanto il significato intrinseco del film sia vero per tutti noi. Di fronte alle difficoltà, ci si ferma, si fa il punto della situazione per trovare le forze necessarie ad andare avanti – oppure per capire quanto ne valga la pena – e si riparte più determinati e risoluti di prima. Un processo, quello psicologico che affrontiamo quotidianamente, caratteristico dell’evoluzione umana stessa. La nostra sopravvivenza come specie, infatti, è degna della dura lotta per un posto al sole che i nostri avi hanno affrontato sin dalla notte dei tempi, garantendoci così una continuazione nella vita dell’Uomo.

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Lotta ben metaforizzata dalla sceneggiatura di The Revenant, dove DiCaprio affronta prima la cattiveria dei suoi simili, sfiora la morte, poi la rigidità della natura e dei suoi abitanti, finché non rimette in pari l’equilibrio della sua vita prendendosi la rivalsa sugli eventi che lo hanno fatto a pezzi nel corpo e nell’anima. Una metafora molto simile alla carriera di ognuno, che per soddisfare il nostro potenziale ci spinge ad uscire nel mondo e trovare il modo di esaudire la nostra predestinazione. Una ricerca che potrebbe non portarci più in alto di tutti, ma che ci avrà permesso di svilupparci ulteriormente – contrariamente a quanto sosteneva il maestro Yoda, non c’è provare, c’è fare o non fare, ma ci permettiamo di contraddirlo, per questa volta.

Come il personaggio di The Revenant, anche per DiCaprio la lotta per la conquista di quel che più desiderava ha significato provarci e riprovarci, film dopo film, nomination dopo nomination, finché non ha ricevuto il riconoscimento che tanto sapeva di meritare. Se non riusciremo ad ottenere quel che vogliamo, quindi, bisogna ricordarsi che prima di rivendicare il proprio destino, il Redivivo ha dovuto rischiare la morte, patire uno dei freddi più estremi mai visti al cinema e aspettare di riprendere le proprie forze, prima di proseguire. È sempre possibile, quindi, poter tornare sui propri passi e persistere fino alla resa dei conti, con te stesso o con gli altri.

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Fonte: Huffpost

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