La proprietà di Michael Jackson ha espresso una dichiarazione in merito al film Leaving Neverland che ha debuttato al Sundance Venerdì 25 Gennaio. Il documentario è stato trasmesso a Park City, all’Egyptyan Theater dello Utah.
La dichiarazione è stata fatta 12 ore dopo il debutto, ponendo la questione su quello che chiama “il tipo di diffamazione da tabloid che Michael Jackson ha dovuto sopportare in vita e adesso in morte”.
Il film, realizzato da Dan Reed, segue due accusatori, Wade Robson e James Safechuck, e la loro descrizione intensa e grafica delle azioni che Michael Jackson avrebbe commesso contro di loro, così come quelle perpetrate da coloro a cui il cantante avrebbe fatto da “coach”. Robson ha incontrato Jackson durante una competizione di ballo a 5 anni, e dichiara di aver iniziato a subire abusi all’età di 7.
Safechuck è stato selezionato per una pubblicità della Pepsi – in cui Jackson era protagonista – all’età di 8 anni con gli abusi iniziati mesi dopo la loro stretta amicizia.
Jackson ha più volte e completamente negato questi crimini mentre era in vita, dicendo che non avrebbe mai osato fare del male a un bambino. Da adulto, Robson è stato uno dei più fedeli difensori del cantante, insieme a Macauley Culkin e Corey Feldman.
Jackson è morto nel giugno del 2009.
Questa l’asserzione della Proprietà:
Leaving Neverland non è un documentario, è un tabloid di diffamazione che Michael Jackson ha dovuto sopportare in vita e ora in morte. Il film tiene in considerazione accuse non avvalorate che sarebbero accadute vent’anni prima e le tratta come fatti concreti. Queste affermazioni sono state la base di cause legali archiviate da questi due bugiardi riconosciuti e che poi sono state rigettate dal giudice. I due accusatori hanno testimoniato sotto giuramento che questi fatti non sono mai accaduti. Non hanno fornito alcuna prova evidente e alcuna testimonianza in supporto delle loro accuse, il che significa che l’intero film si basa solamente sulla parola di due bugiardi.
Significativamente, il regista ha ammesso al Sundance Film Festival che ha limitato le sue interviste a questi accusatori e le loro famiglie. Facendo così, ha intenzionalmente evitato di intervistare le numerose persone che durante gli anni hanno speso del tempo significativo con Michael Jackson e hanno dichiarato senza ambiguità che lui trattava i bambini con rispetto e che non li ha mai feriti. Scegliendo di non includere queste voci indipendenti che avrebbero potuto cambiare le sorti della storia che lui era determinato a vendere, il regista ha trascurato di verificare i fatti in modo da poter modellare una storia palesemente unilaterale così che gli spettatori non potessero avere un ritratto bilanciato.
Per vent’anni, Wade Robson ha negato in tribunale e in numerose interviste, anche dopo la scomparsa di Michael, di essere stato sua vittima e ha dichiarato di essere grato per tutto quello che Michael ha fatto per lui. La sua famiglia ha beneficiato della gentilezza di Michael, della sua generosità e del supporto fino alla morte. È stato convenientemente escluso da Leaving Neverland il fatto che, quando a Robson è stato negato un ruolo nella produzione di Michale del Cirque du Soleil, improvvisamente le sue accuse sono venute fuori.
Siamo vicini a tutti i bambini vittime di abusi. Questo film, tuttavia, fa a questi bambini un disservizio. Perché, nonostante tutte le false smentite che dicono che questo non è stato fatto solo per soldi, è sempre stato invece solo per soldi – milioni di dollari – ancora quando nel 2013 sia Wade Robson che James Safechuck, che condividono la stessa causa legale, hanno lanciato i loro reclami senza successo contro la proprietà di Michael. Ora che Michael non è più qui per potersi difendere, Robson, Safechuck e i loro avvocati continuano nel tentativo di raggiungere notorietà e la paga gettando l’onta con le stesse accuse da cui una giuria lo aveva dichiarato innocente ancora quando era vivo.
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