Paolo Villaggio è stato uno dei comici italiani più celebri del secondo Novecento. Celebre sopratutto per la maschera di Fantozzi, Villaggio ha anche creato altri esilaranti personaggi come Fracchia e il Professor Kranz. Oltre ad essere un abile attore comico, ha dimostrato nel corso della sua lunga vita di essere un talentuoso scrittore satirico. Cercheremo con questo articolo di comprendere la poetica e il pensiero di questo personaggio, estremante colto e intelligente. Un’avvertenza è però d’obbligo: essendo stato Paolo Villaggio molto incline all’iperbole e alla menzogna, alcuni aneddoti raccontati dal comico potrebbero essere delle falsità o delle esagerazioni.
L’amicizia con Fabrizio De André
Paolo Villaggio fu legato sin da piccolo da una profonda amicizia con Fabrizio De André. I due passarono insieme l’infanzia e la giovinezza. Molto divertenti sono le storie delle goliardate compiute da i due durante gli anni giovanili. Villaggio donò tra l’altro a De André il celebre soprannome Faber e tra i due ci fu una sintonia artistica e politica. Secondo Paolo Villaggio stesso, le loro posizioni erano più a sinistra del Partito comunista cinese. A parte questa battuta, i due, proprio essendo entrambi figli ribelli di famiglie borghesi, ebbero a cuore il destino degli ultimi e degli emarginati. Sopratutto, Villaggio e De André collaborarono spesso insieme a livello artistico negli anni giovanili. Celebre è la loro esperienza come animatori sulla nave da crociera Federico C. Sulla nave Villaggio faceva da presentatore alle esibizioni canore di Fabrizio dicendo:
Adesso , signore e signori, si esibirà un menestrello genovese poco conosciuto che allieterà le vostre serate: Faber!
Ovviamente questa era una bugia, perché Fabrizio iniziava a cantare canzoni molto tristi. Villaggio scrisse per Faber due canzoni, Il fannullone e Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers. La prima canzone riguarda una persona che dorme tante ore al giorno e si diverte oziando, e ben più celebre diventerà la seconda, dove con uno stile “aulico” viene raccontata la storia di Carlo Martello che, ritornando dalla battaglia, fa all’amore con una prostituta ritrovandosi a lamentarsi del prezzo e a fuggire. Il pezzo oltre a non avere immediato successo venne anche censurato. Per cui i versi “frustando il cavallo come un mulo / quella gran faccia da culo” sono stati cambiati in “frustando il cavallo come un ciuco / tra i glicini e il sambuco”.
Quelli della domenica ovvero la critica alla televisione tradizionale
Paolo Villaggio dovette parte del suo grande successo alla televisione, ma non per questo il comico si rifiutò di criticare ciò che non va di questo medium di massa. L’esperienza televisiva di Villaggio iniziò nel 1968 conducendo il programma Quelli della domenica. Il comico genovese condusse il programma in un modo che nessuno aveva fatto prima: a differenza dei commentatori tradizionali, Paolo Villaggio fu profondamente crudele. Ovviamente anche questa era una maschera, che serviva anche a mostrare come all’opposto fossero ipocriti e finti i tradizionali conduttori televisivi. Paolo Villaggio affermerà:
Fare il conduttore in questo modo mi sembrava fosse una novità assoluta in quel clima finto, di cortesie finte, in una televisione assolutamente finta.
Bersaglio preferito di Paolo Villaggio fu il pubblico dello studio televisivo che il comico si divertì a insultare e maltrattare. Leggendaria fu la sua presentazione nella prima puntata dove lui con uno sguardo molto arrabbiato si rivolse al pubblico dicendo:
Signori innanzitutto buongiorno. Perché non rido? Primo, per un difetto congenito al labbro superiore. Secondo perché non ho assolutamente voglia di ridere. Comincio subito con un annuncio. La nostra puntata di questo pomeriggio durerà quattro ore. ahah. Vedo i vostri volti drammatizzati.
In queste prime frasi già si scorge tra l’altro il linguaggio iperbolico e grottesco che sarà presente nei monologhi di Fantozzi. Non è un caso che le maschere più importanti del comico appaiano tutte in questo programma, che a livello di ascolti fu un fallimento. La fascia di pubblico con una cultura medio alta però apprezzò le innovazioni proposte da Quelli della domenica. Villaggio ha dichiarato in un intervista rilasciata a Valentina Pattavina per il suo libro L’epopea di una maschera:
Si cominciò a parlare di anti televisione, e Sergio Saviane scrisse sull’ “Espresso” che era avvenuto il colpo di stato del presentatore
Ovviamente il colpo di stato non era avvenuto, anzi l’omologazione si stava sempre più avvicinando, come ha ammesso Paolo Villaggio nella stessa intervista:
All’epoca le differenze sociali erano molto più marcate, non c’era l’omologazione di adesso. Oggi i proletari non esistono più, sono tutti imborghesiti. La Tv ha prodotto un appiattimento culturale, spingendo l’ignoranza dal basso verso l’alto.
Le maschere: Professor Kranz
Il Professor Otto von Kranz apparve in tv per la prima volta, come Fracchia e Fantozzi, nel programma Quelli della domenica. Tuttavia Paolo Villaggio aveva già impersonato Kranz nelle sue serate di cabaret. Il personaggio parla un italiano con un accento tedesco molto forte. Kranz è molto aggressivo e si arrabbia se il pubblico non riesce a comprendere i sui trucchi. Ogni serata il mago si presentava al pubblico con il classico cilindro dicendo al pubblico la battuta verso il pubblico:
Chi viene adesso?
Viene io, viene Kranz.
Ovviamente tutte le magie tentate dal mago tedesco sono destinate ad un totale fallimento, per la grande ilarità del pubblico che riderà ancora di più vedendo Kranz arrabbiarsi per il fallimento. Il fatto che Kranz sia tedesco ha permesso talvolta di giocare con il nazismo latente del professore. In uno sketch fatto a Milleluci nel 1974, Paolo Villaggio propone il personaggio di Kranz in maniera tradizionale ma ad un certo punto parlando dei giochi che fanno i tedeschi in birreria il professore inizia ad avere atteggiamenti sempre più autoritari fino alla fine alla fine dove si traveste da Hitler. Il personaggio è anche il protagonista del film diretto da Luciano Salce del 1978 Professor Kranz tedesco di Germania.
Le maschere: Fracchia e Fantozzi
Fantozzi e Fracchia sono forse i due personaggi più celebri presentati da Villaggio. Nel creare questi due personaggi il comico genovese prende ispirazione sopratutto da esperienze autobiografiche avute mentre era impiegato della Cosider. Tra i due personaggi ci sono dei punti in comune ma anche molte differenze. Entrambi sono goffi e sfortunati. Tutti e due sono umiliati dal capoufficio e hanno un lavoro che li soddisfa. Fracchia è molto timido e difficilmente riesce a parlare alle donne, mentre è vivace e brillante con i colleghi e servile con i capi in maniera imbarazzante. Per esempio, quando un dirigente gli chiede il nome Fracchia non sa rispondere. A differenza di Fracchia, Fantozzi non è così timido, tenta anzi talvolta di ribellarsi. La sua caratteristica principale è la sfortuna che lo segue dappertutto. Riesce a parlare con le donne anche se è costretto ad accontentarsi di una moglie orribile.
Fracchia nacque come personaggio televisivo nel programma Quelli della domenica. Nello stesso format, Villaggio ogni tanto faceva dei monologhi che riguardavano un collega di Fracchia, chiamato Fantozzi. Questi monologhi verranno poi pubblicati per L’Europeo. Dopo il grande successo di questi monologhi, Paolo Villaggio pubblicò per la casa editrice Rizzoli il libro Fantozzi (1971) a cui seguì Il secondo tragico libro di Fantozzi (1974). Dai due libri venne tratto nel 1975 il film Fantozzi diretto da Luciano Salce. Nel film, Fracchia non compare più come collega di Fantozzi venendo sostituto, grazie a una intuizione di Salce, dal ragionier Filini. A partire dal terzo film su Fantozzi alcune caratteristiche di Fracchia vengono ereditate dallo stesso ragioniere.
Perché Fantozzi è tragico
Per Paolo Villaggio, più che una commedia, la storia di Fantozzi è una tragedia. Non a caso scelse di chiamare il suo secondo libro sul povero ragioniere Il secondo tragico libro di Fantozzi. La tragedia è quello dell’uomo mediocre che dopo aver vissuto il boom economico degli anni sessanta si trova davanti la profonda crisi economica che mette in discussione ciò in cui prima si credeva. La grande capacità di questo ragioniere è che pur essendo consapevole di questo va incontro alle peggiori disavventure. Villaggio dice in un intervista del 1975 per una televisione svizzera:
Fantozzi affronta sorridendo le varie situazioni ma sa che tutti i sui tentativi, in una società invivibile come questa, saranno frustrati quindi sarà condannato ad una sicura catastrofe.
In Fantozzi si cela quindi una profonda critica allo società consumistica che obbliga a vivere consumando e comprando beni non necessari alla sopravvivenza. La maschera di Fantozzi riuscì quindi a rappresentare la contraddizioni presenti negli anni 70′. Lo stesso Paolo Villaggio disse sempre in questa intervista:
Il mondo di Fantozzi è l’austerity improvvisa, l’inquietudine e sopratutto l’insicurezza per il futuro. Questa società per la quale viviamo è giusta o non è giusta? abbiamo forse sbagliato obbiettivo? è veramente questa società consumistica la felicità? No! La verità è che tutti si sono accorti che è il diavolo, è l’opposto. Questo tipo di felicità è altamente infelice.
Curiosamente passano gli anni ma i problemi emersi dal racconto di Fantozzi ritornano. Ma chi sono i Fantozzi di oggi? Villaggio stesso sembra darci una risposta abbastanza plausible:
Fantozzi non solo esiste ma è mascherato da… Cioè mentre un tempo era vestito da Fantozzi perché era un clown adesso sono vestiti con i capelli impomatati con tanti anellini, orecchini, con i jeans stracciati. Perché sono vestiti da felici, sono vestiti da normali, ma non lo sono. Di fondo sono disperati. Sono quasi tutti depressi.
Politica e cultura
La politica ha sempre avuto un grande peso nella vita di Paolo Villaggio. Le sue posizioni politiche sono sempre state di sinistra. In particolare a lui premeva la sorte degli ultimi e degli emarginati. Nel 1987 si candidò nelle liste di Democrazia Proletaria, partito italiano di estrema sinistra nato nel 1975 e per poco non venne eletto. In un video elettorale Villaggio dichiara:
Oggi il clown non vi farà ridere. Se come temono molti io avessi avuto nel mirino con questa scelta di far parlare di me e di promozionare il clown Villaggio, avrei scelto forse partiti di potere.
Paolo Villaggio possedeva inoltre anche una vastissima cultura. Tra gli scrittori preferiti di Villaggio vi furono: Franz Kafka, Michail Bulgàkov, Ernest Hemingway, Robert Musil, Alberto Moravia, Carlo Emilio Gadda, Jorge Luis Borges. Era inoltre uno spettatore incallito di film, tra cui ovviamente anche la celebre Corazzata Potëmkin che tra l’altro lo stesso attore genovese ha detto in un intervista di non considerare come una cagata pazzesca. L’attività di Villaggio come scrittore è stata apprezzata anche all’estero, sopratutto in Russia. Per avere un’idea complessiva di quale fosse la personalità e la mentalità di Paolo Villaggio, vi invitiamo a guardare questa lunga ma preziosa intervista rilasciata durante gli anni ’70 alla televisione svizzera, dove l’intellettuale elargisce opinioni su un’ampia tipologia di dilemmi umani.
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