
Il romanzo di Mario Puzo, Il Padrino, ricevette innumerevoli consensi alla sua pubblicazione avvenuta nel 1969, ma come la storia ha raccontato in diverse occasioni, il successo del libro, poi divenuto film, non venne condiviso da tutto il pubblico dell’epoca, tra cui anche Frank Sinatra, direttamente – o apparentemente – coinvolto nelle vicende narrate nel romanzo. Uno dei tanti racconti intrecciati con la carriera della leggenda della musica è l’insistente e ricorrente voce che Frank Sinatra sia stato l’ispirazione per il personaggio di Johnny Fontane – figlioccio di Don Vito Corleone – con delle assonanze talmente verosimili da convincere The Voice che Puzo lo avesse preso d’esempio per la creazione dell’affiliato alla famiglia mafiosa.
Una somiglianza che fece imbestialire Frank Sinatra, così arrabbiato da rimproverare Puzo, stando a quanto avrebbe dichiarato lo stesso scrittore in un articolo dell’agosto 1972, riportato sul New York Magazine. L’autore era impegnato alla stesura della sceneggiatura del film – acclamato come uno dei più grandi di tutti i tempi – quando venne invitato da un milionario che preferì restare anonimo, ad una cena a Chasen’s – famoso luogo di ritrovo vicino a Beverly Hills, aperto nel 1936 e chiuso nel ’95. Una volta arrivato, Puzo incontrò il mittente dell’invito, che volle introdurre allo scrittore un altro ospite della serata, Frank Sinatra stesso, ma sentita la puzza di bruciato, Puzo rifiutò evitando di incontrare il cantante.
I legami di Frank Sinatra con la malavita
Si diceva che Frank Sinatra avesse legami col crimine organizzato, il quale gli avrebbe permesso di compiere alcune delle mosse più importanti della sua carriera, inclusa una presunta “scissione di contratto sulla base di minacce di violenza fisica” – vi dice qualcosa Luca Brasi? – e nel romanzo, come nel film, la carriera di Johnny Fontane sembra basarsi proprio sui legami coi Corleone. Nella versione Blu-Ray de Il Padrino, lo stesso Coppola menziona brevemente Sinatra durante le sequenze di Fontaine, dichiarando che “ovviamente Johnny è stato ispirato in qualche modo a Frank”.
Dal canto suo, Frank Sinatra – vincitore di un’Oscar al miglior attore non protagonista in Da qui all’eternità, del 1953 – una volta incontrato Puzo al ristorante contro le volontà dello scrittore, andò su tutte le furie disgustandosi alla vista dell’ospite, tanto che il milionario dovette scusarsi con Sinatra per averlo fatto agitare a tal punto. Nel tentativo di mediare, Puzo disse al cantante che l’idea di Fontane non fu sua, ma di qualcun altro, presumibilmente il suo editore, ma la scusa non servì a placare Sinatra, che iniziò addirittura a minacciare denunce per abusi.
La versione di Mario Puzo
Ricordo che, contrariamente alla reputazione di Frank Sinatra, non ha mai usato un linguaggio volgare quella sera, ma ha fatto molto di peggio. Alludeva spesso a delle minacce, ma la cosa mi lusingò, non era da tutti i giorni trovarmi in una situazione del genere. Poi Frank diminuì la dose, dicendo che se non fossi stato l’energumeno gigantesco che ero rispetto a lui me le avrebbe date di santa ragione.
Quello che mi ha fatto davvero strano però è stato ricevere minacce del genere da un italiano del Nord. Nessun settentrionale osava sfidare fisicamente un meridionale, sarebbe stata una situazione simile ad Einstein che punta il coltello a Capone! Quelli del Nord non si impicciano mai coi meridionali, tranne quando devono farli imprigionare o deportare in qualche isola deserta.
La cena comunque proseguì e Frank continuò a punzecchiarmi senza alzare gli occhi dal piatto, finché non trovai la forza di andarmene. Ero umiliato e lui deve essersene accorto, infatti continuò ad urlarmi dietro, invitandomi a mettermi un cappio al collo.