
Quando pensiamo alla Disney, il primo riferimento che sorge spontaneo in ognuno di noi è senza dubbio Topolino, il secondo potrebbe essere il nostro cartone animato dell’infanzia preferito, per terzo – inutile negarlo – sono le principesse. La capostipite di questo gruppo di donne così iconiche da essere il sogno e lo stereotipo di molte bimbe e adolescenti è Biancaneve, uscita per la prima volta al cinema nel dicembre del 1937, segnando anche l’inizio dei lungometraggi di casa Disney. Nel corso degli anni lo stereotipo di principessa lanciato da Biancaneve è stato rielaborato e adattato ai nuovi decenni e alle nuove tendenze, ma le caratteristiche principali del personaggio femminile per eccellenza sono rimaste pressoché immutate.
L’iconica figura di Biancaneve però è stata anche oggetto di critiche e giudizi femministi poco lusinghieri nei confronti di questa che, a tutti gli effetti, è comunque un ottimo esempio di figura femminile lontana dagli stereotipi proiettati dal maschilismo nel corso degli anni. A primo acchito, la giovane principessa risulta essere una quattordicenne – sì, Biancaneve ha 14 anni – che parla con gli animali, rassetta la casa, serve una moltitudine di uomini e una donna cattiva, per essere poi rapita dall’amore per il classico bel principe di passaggio. Pare quindi una perfetta icona della donna passiva, che non riconosce il pericolo generato dalla regina nemmeno una volta trovatoselo di fronte e che a conti fatti, in superficie, non è il giusto esempio che la madre di una bambina nata nell’epoca del #MeToo vorrebbe farle seguire – cosa che, come analizzeremo di seguito, Biancaneve non è.
Biancaneve non si piange mai addosso
Una volta fuggita dal pericolo – rappresentato da un uomo che non vuole far del male ad una donna – sopravvive ad una delle scene più terrificanti della nostra infanzia, la foresta da cui l’horror ha preso ampio spunto per le fantasie peggiori di tutti i registi. Finisce per essere in balia di alcuni eventi che ne distruggono il passato e il presente, fugge da degli incubi ad occhi aperti che solo Disney poteva permettersi di rappresentare in maniera tanto estrema. Biancaneve corre, fugge dalla paura che ben presto la fa cadere a terra piangente, ma ben presto capisce che il pianto non aiuterà a risolvere la situazione, mettendosi immediatamente alla ricerca di un riparo.
La mentalità di Biancaneve non è servile ma laboriosa
Se il personaggio fosse stato realmente passivo come sembra, non sarebbe mai uscita fuori da quell’incubo naturale e non avrebbe messo in moto tutto il resto degli eventi del racconto, primo tra tutti l’incontro coi nani. Giunta a casa dei piccoletti, il fatto che si metta immediatamente al lavoro per rassettare la casa va pesato per quel che davvero significa: come da lei stessa dichiarato, il pensiero di fare qualcosa di utile e carino per gli abitanti della casa potrebbe porla in vantaggio per essere accolta in quel riparo, di cui ha tanto bisogno. Nessuno le impone di farlo, lo sceglie consapevole del guadagno che un gesto gentile può farle ottenere.
Anche nei passaggi successivi, il fatto che Biancaneve si metta al servizio dei nani denota quanto la sua mentalità non sia dettata dal servilismo, ma bensì dall’industria e dalla laboriosità. Infatti, come nessuno di noi una volta caduti in miseria accetterebbe esclusivamente l’elemosina, anche lei sceglie di non essere un peso per gli altri sfruttando alcune delle sue qualità – anche per mantenere una certa dignità, operando in mansioni in cui è esperta e può essere apprezzata. Doti che la faranno amare dai nani, al punto che scelgono di difenderla e riscattarla quando la regina attenta alla sua vita – scelta dei piccoletti che difficilmente avrebbero preso se Biancaneve non avesse conquistato il loro amore, essendo persone semplici che sarebbero altrimenti stati terrorizzati dalla strega.
Biancaneve impone la sua volontà su tutti i personaggi del racconto
Una volta accolta in casa, Biancaneve inizia immediatamente ad assumersi le sue responsabilità e i suoi compiti. Non un singolo nano, nemmeno Brontolo, tenta una volta di dirle cosa fare – anzi, è lei che gestisce le abitudini dei conviventi e le migliora nettamente. L’opinione della giovane è ascoltata e rispettata, oltre che consultata. Queste gesta eroiche per una donna come Biancaneve hanno fatto da apripista per altre icone Disney, prima tra tutte Jasmine, la quale spende ogni scena di Aladdin proclamando orgogliosamente le sue opinioni per non essere sminuita o ignorata da tutti gli uomini che ha intorno – “io non sono un trofeo da vincere!”.
Biancaneve non è una stupida ma una donna dal grande cuore
Anche la scelta di mordere la mela non è presa in maniera passiva. Biancaneve viene convinta dalla strega, ma solo dopo un duro lavoro di condizionamento basato sulla manipolazione della bontà d’animo – che visto da fuori sembra una vittoria della cattiveria sulla stupidità, ma una volta analizzata la scena si capisce quanto quest’impressione sia travisata. In epoca medievale e durante gli anni ’30 del ‘900 trovarsi un viandante in casa non era un evento raro. Non esistendo i centri commerciali, le zone rurali erano davvero isolate e i nani mettono in guardia Biancaneve contro gli estranei circospetti. Biancaneve infatti non è stupida, ed essendo la vecchia una sconosciuta dal fare piuttosto enigmatico, sceglie arbitrariamente di non accoglierla in casa, tenendola a distanza con delicatezza.
La vecchia deve quindi inscenare un attacco di cuore per fare breccia nel cuore buono e generoso di Biancaneve, che una volta caduta nella trappola viene sedotta dalla possibilità che una magia possa far avverare i suoi desideri – stiamo pur sempre parlando di una bambina e di un’epoca, quella del racconto, in cui la magia era ritenuta esistente e addirittura efficace, quindi perché non mordere la mela, visto che l’anziana tanto cattiva non lo sembra? Anche in questo caso le scelte di Biancaneve non sono imposte dall’esterno, ma bensì scelte consapevolmente, anche se in questo caso viene convinta – e non forzata – a fare qualcosa contro la sua vita perché ingannata dalle promesse più belle che la bambina ode dalla bocca della strega.
Biancaneve non vuole il principe ma una vita migliore
Quanto riguarda i suoi sentimenti per il principe, vanno analizzati sulla base di cosa Biancaneve ha passato durante gli anni dell’infanzia. La bambina viene infatti costretta a diventare una domestica nella sua stessa casa sin dalla tenera età. Il suo unico legame famigliare la sminuisce e non le dimostra amore, ha come unici amici gli uccelli e così, quando arriva qualcuno che le dimostra interesse, trattandola come un essere umano normale, ammirandola e facendole capire che è desiderata.
Il principe è una via di fuga dalla realtà che non la premia
Molto probabilmente la loro storia non è relegata agli unici momenti che vediamo nel film, i due giovani potrebbero essersi conosciuti tempo prima, aver parlato e approfondito una conoscenza. È davvero così difficile, quindi, capire perché una ragazzina sarebbe innamorata di una persona del genere? Potrebbe non essere una decisione intelligente o consapevole di cosa stia davvero provando, ma è una versione plausibile del suo stato sentimentale. Dopo tutto, non sappiamo se si siano sposati o stabilizzati in qualche modo, è più che probabile che la relazione sia naufragata come qualsiasi storia adolescenziale.
Ogni aspetto della psicologia di Biancaneve porta ad una domanda: crediamo davvero che la principessa non abbia arbitrio e sia passiva? È una domanda più che legittima, tanto quanto potrebbe esserlo credere che le sue azioni siano intelligenti o siano errori, ma declamarla come un povero modello per le giovani donne del nostro tempo sarebbe ancora peggio. Questo perché Biancaneve ha qualità che sono ammirevoli nonostante i suoi apparenti difetti. È gentile, cortese e premurosa, virtù che magari non fanno di una donna un vero modello di femminilità, ma che rendono qualsiasi essere umano migliore di tanti altri. Biancaneve non è perfetta e a volte sbaglia – ma sbaglia davvero? – ed è questo a renderla ancora più profonda e unica.