Ennio Morricone smentisce categoricamente di aver mai dato del “cretino” a Quentin Tarantino. Il compositore premio Oscar parlando con Repubblica dice di non aver mai incontrato nessun giornalista dell’edizione tedesca di Playboy che ha pubblicato un’intervista definita dal musicista “completamente inventata” e di non aver mai espresso giudizi come “quell’uomo è un cretino” riferito a Tarantino per la collaborazione sul set di The Hateful Eight, la colonna sonora grazie alla quale Morricone ha conquistato l’Oscar nel 2016, dieci anni dopo quello onorario per la carriera.
Darò mandato ai miei avvocati di denunciare la rivista e il giornalista di cui ignoro nome e volto. Mai incontrato. Sono fuori di me, non capisco come certe cose possano accadere nel giornalismo. Stamattina mi ha chiamato per informarmi di questa vicenda il mio amico Giuseppe Tornatore, ma sono letteralmente caduto dalle nuvole”.
Nell’intervista smentita viene fatto dire a Morricone: “Quell’uomo è un cretino, si limita a rubare agli altri e poi mette tutto insieme, non c’è niente di originale nel suo lavoro. Non può essere paragonato ai veri registi di Hollywood come John Huston, Alfred Hitchcock e Billy Wilder. Erano incredibili. Tarantino riscalda cose vecchie”. E ancora: “È assolutamente caotico, parla senza pensare, fa tutto all’ultimo minuto. Non ha idee. Mi ha chiamato dal nulla dicendo che voleva una colonna sonora completa in pochi giorni. Non è una cosa possibile. Mi ha fatto andare su tutte le furie. Non lavorerò mai più con lui. Gli ho già detto che quella sarebbe stata l’ultima volta”.
Morricone aveva comunque già espresso le sue perplessità su Tarantino in Ennio, un maestro. Conversazione (HarperCollins Italia), il libro scritto a quattro mani con Giuseppe Tornatore che raccoglie i lunghi colloqui tra il regista e il musicista, uscito in libreria per i 90 anni del maestro. Nel volume, di cui Repubblica ha anticipato alcune pagine, i due premi Oscar discutono di cinema, di musica, di storia e arte attraverso racconti di vita vissuta. Tra i vari argomenti, Tornatore chiede a Morricone del suo rapporto con Quentin Tarantino.
Prima di The Hateful Eight, in realtà, con lui non avevo lavorato mai, è lui che aveva lavorato con le mie musiche. Per la verità, ho ammirato alcuni suoi film, e anche il modo in cui usa le mie musiche di repertorio. Lui ha scoperto che preferisce prendere musiche preesistenti, le ascolta, e se gli vanno bene le mette nel suo. È ovvio che se prendi un pezzo da un film, un pezzo da un altro, un pezzo da un altro ancora, una coerenza musicale non l’avrai mai. (…) In realtà mi chiamò per le musiche di Bastardi senza gloria, era febbraio e doveva andare a Cannes, avevo due mesi di tempo per scrivere. Ma stavo lavorando per te e rifiutai, non ne avevo il tempo”.
Poi Morricone prosegue nell’anticipazione del libro pubblicato dall’Ansa.
Al film successivo, The Hateful Eight, dissi di no subito, avevo tanto altro da fare. Tarantino venne a Roma a prendere il David di Donatello e mi raggiunse a casa per convincermi a lavorare al suo film. In realtà non me lo chiese, mi diede il copione in italiano e allora dissi subito sì, e cancellai il precedente no telefonico. (…) Aveva letto il copione anche mia moglie e come me lo aveva giudicato benissimo. Anzi, usò la parola che io non uso mai: capolavoro. Perciò, anche con tanto senso di responsabilità, accettai il film. Ma cosa dovevo scrivere? Lui lo chiamava western, ma per me non era un western, era un film d’avventura collocato nella storia americana. (…) Con lui in precedenza mi era capitata una strana cosa, scrissi una canzone che Quentin ascoltò. Gli piacque moltissimo e la mise sul film. Ma era solo un provino, Elisa l’aveva provata prima di registrare il disco vero, ma lui la mise sul film così. Intendiamoci, a Tarantino non voglio fare nessuna predica. Mi è simpatico e gli sono grato dei tanti complimenti che mi ha dedicato. Però è preoccupante che metta sul film una versione così provvisoria di una canzone suonata solo al pianoforte”.
“Quando ha ritirato il Golden Globe per tuo conto, ha rilasciato una dichiarazione di cui si è parlato molto: ‘Morricone è come Mozart, come Schubert’. Cos’hai pensato?”, chiede poi, in un altro passo del libro, Tornatore a Morricone.
Penso che sia stato generoso, e che probabilmente nemmeno lui credeva a ciò che diceva. Però aggiungo che il giudizio su qualsiasi artista, e non parlo solo di compositori, puoi darlo davvero solo dopo la sua morte, dopo lo studio attento delle sue partiture, dei suoi quadri o delle sue sculture. Non puoi valutarlo subito. A volte qualcosa ci entusiasma, ma poi ci ripensiamo, ci correggiamo. Le sue parole un po’ mi hanno fatto piacere, un po’ mi hanno anche dato l’impressione che stesse prendendomi per i fondelli, forse con l’obiettivo di creare pubblicità attorno al film. Non credo a giudizi simili, sono adulazioni. Quando ero giovane e mi dicevano bravissimo, mi scocciava molto. Adesso sto zitto e mi dico: E se fosse sincero?