Con Netflix che prevede di spendere circa 9,2 miliardi di sterline a livello mondiale col palinsesto di quest’anno e Amazon che ne prevede circa 3,2, i servizi di streaming più grandi del mondo hanno davvero un bel po’ di denaro da spendere – e da sprecare. Con un vantaggio illimitato nei confronti di BBC e ITV, i due servizi hanno un sostegno finanziario che ne rende infinite le possibilità creative. Tutto questo denaro non potrebbe essere un pericolo per i nuovi prodotti che gli utenti si stanno gustando o preparando a gustare? Le terrificanti avventure di Sabrina suggeriscono che questa possibilità c’è ed esiste.
Simile all’originale solo nel nome, Le terrificanti avventure di Sabrina si sta affermando come qualcosa di completamente diverso dal predecessore sin dai secondi iniziali del primo episodio. Il tono di voce della narrazione è molto più tetro, il personaggio di Sabrina non può e non deve morire, almeno per il momento – avendo Netflix ordinato una serie in due capitoli – ma si avverte comunque un reale senso di pericolo, con alcuni dei personaggi secondari che passano le peggiori sfortune, dal perdere la vista alla morte in miniera. A condire la sceneggiatura c’è Satana in persona che bracca Sabrina ricorrendo alle tattiche peggiori nella speranza che abbandoni definitivamente il mondo mortale, giurandogli fedeltà.
Le terrificanti avventure di Sabrina quindi non sembra avere timore di mostrare sangue e creature notturne e il problema sta proprio qui: come la protagonista, anche lo spettatore non è intimorito dagli eventi. La serie ha sicuramente un’estetica meravigliosa, ricca e gotica, che conferisce all’horror una certa qualità e tutto è ovattato da un bagliore etereo che seduce lo spettatore. Come in Riverdale – “cugino” di Sabrina, tra l’altro – ci si aspetta di vivere momenti di vero orrore, ma finisci per trovarti davanti agli occhi un semplice prodotto pop. Ti aspetteresti di provare una gran paura, stai comunque guardando una serie basata sul demonio, ma non la vivi perché i momenti topici sono velati da quella lucentezza caratterizzante tutta la serie, rendendo arduo stabilire quali siano i fattori che incutono terrore.
Le terrificanti avventure di Sabrina non fanno paura
Quindi perché mantenere una narrazione sottotono che va addirittura scemando? Durante l’episodio finale di Le terrificanti avventure di Sabrina, per esempio, Madame Satan racconta gli eventi della notte in cui l’Angelo Rosso e Greendale discesero sulla terra per scatenare la loro vendetta. Michelle Gomez parla al preside Hawthorne, imbavagliato e terrorizzato – e per nulla nel cuore dei fan – prima di abbandonare i panni di Mary Wardwell, fino a poco prima posseduta, mostrando la sua vera natura. Ebbene, questo evento è una vera rivelazione sia per il pubblico, ma è davvero una rivelazione debole. Nello smascherarsi, lo zombie creato in CGI ci fissa e poi cade a terra, rendendo il momento in cui Gomez sarebbe dovuta essere più terrificante che mai, ma ottiene l’effetto opposto, per non parlare dell’espressione di Hawthorne, già sufficiente a rammollire la situazione. Questo esempio non è l’unico momento in cui Le terrificanti avventure di Sabrina ha tradito il suo potenziale. Anche la figura di Satana viene manipolata, dando quasi l’idea di voler forzatamente modificare le sembianze tradizionali dell’Anticristo. È una specie di eminenza grigia che incute paura e adulazione nei suoi sudditi, ma la classica figura caprina, con le corna gli zoccoli, proprio non funziona e non sembra per nulla all’altezza.
La serie HBO Sharp Objects, basata sul romanzo omonimo di Gillian Flynn, è un esempio assoluto di come si riesca a manipolare e gestire la paura per intrattenere il pubblico, aumentando il pathos man mano che la narrazione si fa più intricata, e mentre le due serie sono diametralmente opposte, i creatori de Le terrificanti avventure di Sabrina potrebbero quasi prendere esempio dalla strategia con cui la serie con Amy Adams ha gestito il terrore facendolo prosperare: non abbiamo descrizioni di ciò che è successo lasciando interamente questa parte alla nostra immaginazione. Se si mette in mostra tutto quel che si ha, non resta più nulla da esplorare. I grandi budget permettono indubbiamente di adottare un approccio basato sull’avere tutto e tanto, ma gli addetti ai lavori farebbero meglio a lasciare che le cose prendano il loro tempo e gli eventi della narrazione avessero spazio vitale. Meno sappiamo di un evento, più le cose diventano inquietanti, e se Sabrina avesse lasciato gli elementi più oscuro alla nostra immaginazione, le nostre menti avrebbero riempito gli spazi vuoti, forse centrando di più l’obiettivo di creare qualcosa di davvero terrificante.
fonte: Digitalspy
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