Quale sia il limite che la satira può o deve imporsi è da sempre uno degli argomenti più dibattuti, specie nelle aule di tribunale. Il confine tra una battuta e un insulto, infatti, può essere spesso labile e soggettivo, portando quindi ad incomprensioni. Di cosa, quindi, la satira non si dovrebbe occupare? Religioni, malattie gravi, pedofilia? Ricky Gervais, famoso comico britannico, ha commentato in questo modo la questione, al termine del suo ultimo spettacolo, Humanity, distribuito da Netflix.
La comicità deve saper ridere di tutto, perché serve a questo: sollevarci nei momenti peggiori.
Andando più indietro nel tempo, ricordiamo una battuta di Jerry Lewis, che qualche anno fa, durante un’intervista al Festival di Cannes, spazientito dall’ennesima domanda di un giornalista in merito al suo rapporto con Dean Martin, rispose: “Lo sapete che è morto, vero?”, provocando immediata ilarità in tutta la sala. “Se un uomo arriva a farti ridere alle lacrime parlando della morte del suo migliore amico, quell’uomo è un genio“, commentò Alberto Crespi.
Questa visione, che quindi di fatto abbatte qualunque barriera o limite che si possa imporre alla comicità, è certamente condivisa da Seth MacFarlane. Il vulcanico creatore, tra gli altri, de I Griffin e di American Dad, non si fa certo troppi problemi a trattare i temi più svariati all’interno dei suoi fortunatissimi show, suscitando spesso l’ira dei critici e del pubblico generalista di tutto il mondo. Vediamo i momenti in cui, ne I Griffin, il vincitore di 2 Emmy Award si è spinto maggiormente “oltre”.
I Griffin: le esagerazioni
Gli sketch più additati dal pubblico sono certamente quelli in cui MacFarlane, volutamente, supera il limite, cercando di produrre sgomento nei fan, risultando anche disturbante e nonsense allo stesso tempo. Ad esempio, lo show tratta spesso, con una certa disinvoltura, il tema della pedofilia, incarnandolo nel vecchio e inquietante signor Herbert, segretamente innamorato di Chris Griffin. La situazione, già un taboo per motivi non certo bisognosi di spiegazione, si traduce in battute spesso poco condivisibili. Per esempio, in una puntata il signor Herbert interpreta un numero musicale sulle note di “Somewhere that’s green“, tratta da Little Shop of horrors, vestito da Donna Reed, mentre sogna una vita d’amore insieme al ragazzo.
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Anche eventi di cronaca catastrofici e delittuosi vengono utilizzati spesso nelle comiche della famiglia de I Griffin. Il più inflazionato è sicuramente l’11 settembre, citato piuttosto spesso nel serial. Ad esempio, in una scena totalmente nonsense, Stewie rivela a Brian che non tutti i cani vanno in paradiso. Lo stacco seguente mostra il personaggio Disney Pippo all’inferno, rivelando di essere “coinvolto negli attacchi“.
Satana: Qui dice che eri coinvolto negli attacchi dell’11 settembre.
Pippo: Beh, è questo che succede se appoggi Israele!
Satana: Brucerai tra le fiamme dell’inferno.
Il riferimento è anche al presunto antisionismo di Walt Disney, anch’esso oggetto di scherno in svariati episodi. Altre tragedie trattate sono, per esempio, quella della maratona di Boston. In una puntata, Peter vince la suddetta maratona semplicemente investendo gli altri partecipanti con l’automobile. La guerra in Vietnam viene invece schernita in uno sketch in cui un vietnamita prende deliberatamente in giro i soldati i cui nomi sono riportati sul Vietnam memorial, monumento ai caduti in battaglia, in modo piuttosto esplicito. Perfino le vicende processuali come quella di O.J. Simpson o Bill Cosby sono cadute vittima della comicità di MacFarlane. Quest’ultimo viene mostrato protagonista di un ipotetico “Cosby Show“, la cui sigla lo vede ballare davanti alle proprie vittime, in stato comatoso a causa delle droghe da lui somministrate.
Veniamo ora all‘AIDS. Nonostante questa terribile malattia si sia diffusa come una piaga nel mondo moderno, I Griffin ne parlano senza alcuna remora. Addirittura, viene mostrata l’ipotetica creazione della malattia, in cui il paziente zero sarebbe una scimmia, che diffonde il gene attraverso un rapporto omosessuale con un assistente di volo. Un’evidente provocazione che non ha certo lasciato indifferente la critica statunitense, che si scagliò contro lo show.
La vittima preferita, però, è ovviamente la religione. L’episodio della 15esima stagione Gesù, Giuseppe e Maria è rimasto infatti inedito per svariati anni in Italia, e per una ragione non da poco: il Vaticano riteneva insopportabilmente blasfemo il contenuto della puntata. In essa, si raccontava la nascita di Gesù Cristo con enorme leggerezza, facendo ironia sulla verginità di Maria/Lois, su Giuseppe e perfino sulle… dimensioni di Dio (sì, avete capito bene). Addirittura, a seguito di questo episodio, la serie ha rischiato la cancellazione, peraltro già avvenuta nel 2003 e poi revocata.
Anche le figure stesse di Gesù Cristo e Dio vengono poi parodiate, in puntate successive. Il Padreterno viene mostrato per esempio in compagnia dell’amante, intento a discutere col figlio sulle pratiche di adozione. Addirittura, nella 14esima stagione, si asserisce che Dio sia autistico. Ipotizzando poi un ritorno sulla Terra di Gesù, viene coinvolto in uno sketch che ha avuto la capacità di offendere, in un colpo solo, tutte le religioni esistenti.
Peter Griffin: Ma insomma Gesù, allora che religione deve seguire questa famiglia?
Gesù: Una per l’altra, sono tutte ca**ate.
I Griffin: una consapevolezza di fondo che fa riflettere
A proposito della comicità di MacFarlane, però, urge un discorso più ampio da fare. Al netto delle evidenti provocazioni, infatti, traspare ben altro. Sotto la superficie di cattiveria e cinismo, si può vedere una consapevolezza di fondo che rende il tutto estremamente maturo e meritevole di riflessione. Sono moltissimi, nello show, i momenti in cui, prestando attenzione, si possono cogliere critiche ben più profonde alla realtà di oggi. Sempre per parlare di religione, è memorabile la scena riportata qui sotto, in cui una conversazione apparentemente pacifica si trasforma in una carneficina, a seguito della notizia del “bambino magico nato a Betlemme“.
Inoltre, durante uno dei viaggi intra-dimensionali di Stewie e Brian, essi si ritrovano in un mondo futuristico, fatto di macchine volanti e navi spaziali. La spiegazione del protagonista lascia a dir poco stupiti.
Brian: Dove ci troviamo?
Stewie: Questa è Quahog (città di residenza della famiglia Griffin, ndr) Brian, stesso giorno, stessa ora. Ma qui la cristianità non è mai esistita, e questo vuol dire che i periodi bui della repressione scientifica non ci sono stati, e quindi l’umanità è più avanti di migliaia di anni.
La satira di MacFarlane, qui, è piuttosto chiara e tranciante. L’accusa rivolta alle religioni, e in particolare al cristianesimo, è infatti quella di portare nel mondo solo guerra e odio, oltre ad aver rallentato il progresso dell’umanità. Qualcosa su cui riflettere, se non altro. Il dito de I Griffin viene puntato anche verso gli antivaccinisti, in un monologo da manuale del paterfamilias, Peter, il quale si improvvisa esperto medico in una pubblicità progresso che porterà gli abitanti di Quahog a non vaccinare i propri figli.
La puntata, peraltro, si conclude con un lungo e noioso monologo di Sean Penn, a favore dei vaccini, commentato in modo sprezzante da Lois e Stewie.
Lois: Ecco, ci mancava solo un bel pistolotto di Hollywood sui vaccini.
Stewie: Mi prendi in giro? Tutta la puntata è un pistolotto di Hollywood sui vaccini!
La satira della famiglia è quindi tutt’altro che superficiale, e punta il dito anche contro l’establishment, che ha perso molta della sua credibilità, se non tutta, a causa di una controproducente saccenza di fondo. L’apice dello show, però, viene mostrato nei momenti di maggiore consapevolezza di sé, che lo rendono estremamente diverso da molti altri. MacFarlane, infatti, sa bene che esistono cose su cui proprio non si può fare ironia. Così, la sua soluzione è… ridere del fatto che non si possa fare ironia. Per esempio, volendo parodiare Michael J. Fox, affetto dal morbo di Parkinson, I Griffin non si limitano a schernirlo per la sua malattia, bensì fingono di non voler mostrare lo sketch contenente la battuta in merito. Si arriva, quindi, a ridere del fatto che non si può ridere di qualcosa.
Salve, sono Peter Griffin. Ecco, avremmo voluto mostrarvi il video , ma questo ci avrebbe reso tutti molto tristi. Perciò, vi racconterò cosa è successo. Vedete, lui ha questa malattia che lo fa tremare molto, e a forza di tremare ha finito per rovesciare il vino sulla mia camicia, e così la mia camicia si è rovinata. Lui è stato molto gentile, ha detto “Manda il conto a me”. Beh, non era molto spedito nel parlare, ma ci siamo capiti ugualmente. Comunque gli ho mandato il conto, e lui mi ha dato questo assegno (mostra un assegno con una scritta illeggibile, scritta da una mano tremolante, ndr), ma ecco, non… io non sono convinto di poterlo incassare.
I Griffin: il confronto con I Simpson
Un dualismo che nasce spontaneo è senz’altro quello con un’altra famosissima famiglia d’animazione della tv americana, ovvero I Simpson. In una puntata addirittura, dopo tante citazioni sparse qua e là durante i 15 anni di show, le due famiglie si sono incontrate, con effetti esilaranti, ma non solo. Viene posto infatti l’accento sulle moltissime differenze tra i due prodotti, oltre che sulle similitudini.
In particolare, viene mostrata in più parti e modalità la differente ironia, che se per i Simpson è più sottile e raffinata, ne I Griffin è molto più potente, e a tratti disturbante. L’esempio più lampante mostra i due figli maschi, Bart Simpson e Stewie Griffin, alle prese con uno scherzo telefonico al barista di Springfield, Boe. Mentre Bart si limita a prenderlo in giro con un semplice gioco di parole, Stewie è molto più pesante, e gli annuncia l’imminente stupro della sorella. Quello che però voleva essere il messaggio, era che la satira delle due famiglie è molto più simile di quanto sembri, ma viene semplicemente veicolata in modo diverso. Il punto, quindi, non è la forma, bensì la sostanza della satira.