Il biopic sui Queen, Bohemian Rhapsody, ha iniziato la sua release mondiale la scorsa settimana nel Regno Unito, col resto del mondo che sta accogliendo nelle sale la pellicola con Rami Malek. Nel paese natale della Regina – o delle regine – il film ha incassato oltre 12 milioni di dollari e sembra aprire la strada ad un incasso nord americano di almeno 60 milioni. Se ciò dovesse accadere, Bohemian Rhapsody sarebbe secondo solo a Straight Outta Compton tra i film che hanno incassato di più tra quelli che hanno raccontato una storia basata sulla musica. Il film aprì il botteghino con 66 milioni, e le stime attuali danno il lungometraggio sui Queen come favorito a scavalcare di netto A Star is Born.

Tuttavia, nonostante il forte interesse per Bohemian Rhapsody, alcuni precedenti nella storia del cinema suggeriscono che potrebbe non essere un successo assicurato, ma il film ha tutte le carte in regola per essere una pietra miliare nel genere musicale al botteghino, che risale alle origini del cinema sonoro e che negli ultimi anni ha subìto una sterzata significativa. Infatti, in quarant’anni solo quattro di loro hanno raggiunto quota 100 milioni:

  • La ragazza di Nashville, del 1978, con 228 milioni
  • Straight Outta Compton, del 2015, con 178 milioni
  • Quando l’amore brucia l’anima, del 2005, con 169 milioni
  • La Bimba, del 1978, con 127 milioni
  • Ray, del 2004, con 111 milioni

La media vuole che questi incassi avvengano una volta ogni otto anni circa – ad esclusione fatta per i decenni ’80 e ’90 – ma questo non sorprende affatto: viste le ultime tendenze di produzione, i film di questo tipo non rappresentano un punto di partenza solido su cui produrre franchise, vero difetto dei biopics che spesso e volentieri rappresentano un difficile banco di prova per la distribuzione a più pubblici in tutto il mondo.

Bohemian Rhapsody potrebbe essere l’eccezione

Bohemian Rhapsody però non è affatto come gli altri biopics. Le più grandi biografie musicali sono state dedicate a star americane, afroamericane o latine. I bianchi potranno anche dominare il mercato musicale, ma non significano molto per l’industria cinematografica. Esempio lampante è stato il film The Doors di Oliver Stone del 1991, il primo del regista dopo aver vinto il secondo Oscar. Incassò poco meno di 75 milioni senza nemmeno creare un vero e proprio profitto. Motivo questo per pensare che se Bohemian Rhapsody dovesse decollare, sarà un’eccezione alla regola.

The Doors giunse sul mercato vent’anni dopo la morte di Morrison, Bohemian Rhapsody quasi trenta dopo quella di Mercury. I Queen hanno venduto più dischi e hanno avuto un pubblico molto più grande alle esibizioni dal vivo, dove sono state cantate canzoni entrate nella cultura pop molto più di quanto abbia potuto fare Light my Fire. Anche la presenza di Mercury non è da sottovalutare, la cui storia personale va oltre quelle della maggior parte delle rock star in termini di drammaticità ed eccessi.

Già prima della sua morte, Mercury era più grande della sua stessa vita e dopo così tanti anni, la sua sessualità e il suo modo spettacolare di vivere e lavorare, unite ai misteri del suo passato, sono elementi che potrebbero rendere Bohemian Rhapsody una di quelle storie che hanno avuto successi di botteghino più elevati. Il film inoltre gode di un beneficio che risiede nella sua anomalia: nessun film di questo tipo è mai stato realizzato in questo modo di fare cinema, e i recenti successi di A Star is Born potrebbero creare una scia commerciale positiva per il film di Dexter Fletcher – o Bryan Singer?

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