Nella matassa di film d’azione pieni di violenza e sangue che il cinema spesso ci propina, con attori pieni di muscoli e dal capello sempre perfetto, troviamo anche quelli più “delicati”, intensi e profondi. Sono tante, tantissime le attrici che hanno lasciato un segno nella storia del cinema, che lo hanno rivoluzionato e dato l’ispirazione per essere persone migliori e desiderare di cambiare il mondo. Tantissimi film biografici su donne che hanno fatto la storia, li ricordiamo per la magistrale interpretazione delle loro attrici. Attrici che con la loro passione e la loro bravura hanno portato in vita davanti ai nostri occhi personaggi celebri che altrimenti tenderemmo a dimenticare. Maryl Streep, Julia Roberts, Anne Hathaway sono solo alcune delle attrici che si sono immedesimate in personaggi pubblici o politici, scrittrici e artiste, regalandoci pezzi di storia che altrimenti non li leggeremmo nei libri scolastici.
Ma questi film non sono utili soltanto alla propria culturale personale. Capita a tutti, almeno una volta nella vita, di sentirsi ispirati dal protagonista di un film e se poi quel protagonista è veramente esistito ed è una donna che è riuscita a raggiungere cose impensabili, cose che hanno lasciato un segno nella storia del pianeta, allora è un’ulteriore spinta per dare il massimo, trovare il coraggio di alzarsi dal divano anche nelle giornate peggiori e ignorare chi dice che non saremo mai in grado di raggiungere i nostri sogni (sì, persino quella vocina insistente che vive nella nostra stessa testa). Vediamo più in dettaglio alcuni di questi film che “portano consiglio”.
Erin Brockovich – Forte come la verità (2000)
Erin Brockovich – Forte come la verità, diretto da Steven Soderbergh, è la storia di una madre single americana che, dopo alcune vicissitudini in tribunale per aver denunciato un medico che l’aveva ferita – perdendo la causa – inizia a lavorare per una compagnia di gas. Senonché viene a scoprire che la compagnia aveva contaminato le falde acquifere della città di Hinkley (California) facendo sì che i residenti si ammalassero di tumore.
Naturalmente la potente e ricca ditta ha cercato di insabbiare tutto, mentendo spudoratamente, ma Erin non si ferma alle apparenze e inizia a scavare più a fondo, facendo domande alle persone coinvolte e andando contro chiunque osasse farle capire che doveva fermarsi.
La magistrale interpretazione di Julia Roberts ci mette di fronte alla vivida immagine di questa madre di tre figli che fatica a mandare avanti la casa, che non trova lavoro facilmente, che ogni giorno si sveglia sapendo che sarà dura e porta il film a vincere diversi premi. Ed è grazie a questo capolavoro che oggi noi conosciamo la vicenda di Erin Brokovich, assistente legale e attivista ambientale che, nonostante non avesse avuto alcun tipo di educazione e formazione legale è riuscita a portare in tribunale la Pacific Gas and Electric Company.
Il diritto di contare (2017)
Tutt’oggi essere donna è difficile. Siamo circondate da una società perlopiù maschilista e misogina e spesso ci vengono rivolte battute sessiste, che sia direttamente o indirettamente. Al lavoro o anche tra gli amici, si tende a dare per scontato che non siamo in grado di fare certi compiti o che siamo troppo stupide.
Se poi si è una donna nera negli anni Sessanta, la situazione si fa persino peggiore. È da qui che parte la trama de Il diritto di contare (diretto da Theodor Melfi), film che tratta la vicenda di Katherine Johnson (Taraji P. Henson), matematica, scienziata e fisica afroamericana che nel 1961 ha contribuito alla missione Apollo 11 lavorando come calcolatrice per la NASA. Una donna nera che lavora per la NASA in quell’epoca è già un cospicuo successo, ma Katherine se la deve vedere con il razzismo e l’ostilità dei colleghi che la vedono soltanto per il colore della pelle e non per la sua estrema intelligenza.
Ma lei non demorde e anche se si ritrova a dover correre per un chilometro per poter andare nell’unico bagno riservato ai neri del centro in cui lavora, riesce a farsi rispettare e ad avere più accesso al suo operato. Il film non è interessante solo per la vicenda di questa straordinaria donna (e purtroppo da pochi conosciuta), ma anche perché mostra in maniera diretta la segregazione dei neri che dovevano andare nei bagni separati dai bianchi, nelle biblioteche e persino nelle scuole. Non per nulla ha vinto tre premi Oscar e due Golden Globe.
Jackie (2016)
Natalie Portman ci offre invece un ritratto della giovane Jackie Kennedy nel film Jackie del 2016, diretto da Pablo Larrain.
Il film si incentra sull’esistenza della First Lady dopo l’assassinio del marito e presidente degli Stati Uniti d’America John F. Kennedy, quando decide di rilasciare un’intervista per raccontare del lascito del marito come Presidente e la sua versione dei fatti riguardo l’omicidio.
Come tutte le First Lady e le donne che hanno avuto a che fare con l’ambiente politico, si può apprezzare la personalità di Jackie oppure no ma sicuramente in questo film viene dipinta come una donna distrutta dal dolore che deve cercare di restare a galla per i figli e capire come sia potuto succedere tutto quello. Una donna, ricordiamocelo, che improvvisamente si ritrova sola e spaesata in un ambiente ostile alle donne (dopotutto, era il 1963) e che ha dovuto lottare per avere diritto a partecipare al funerale del marito, camminare affianco alla bara con i figli e non essere brutalmente rimossa dalla storia. Perché anche lei c’era, ha fatto parlare di sé e non si era limitata ad essere un accessorio portato al braccio dal Presidente.
The Hours (2002)
Se ancora non avete visto questo gioiellino di film, consigliamo vivamente di guardarlo. Sono tre attrici d’eccezione a rappresentarlo, Juliane Moore, Nicole Kidman e Meryl Streep in un film che mischia il biografico con il romanzesco.
La storia percorre la vita di tre donne di tre epoche diverse, mostrandoci la loro esistenza in un’unica giornata: Virginia Woolf (Nicole Kidman), nel 1923, anni prima che si suicidasse, Laura Brown (Juliane Moore), nel 1951, una casalinga infelice, e Clarissa Vaughan (Meryl Streep), nel 2001, una editor bisessuale che sta preparando una festa per l’ex amante malato di AIDS. Le tre vicende trovano una connessione tra di loro tramite uno dei romanzi più famosi della Woolf, Mrs.Dalloway.
Le emozioni che suscita questa pellicola sono davvero intense; ci offre l’occasione di vedere tre donne, reali o meno, trascinare avanti un’esistenza fatta di sofferenza e dolore, lottando contro la depressione o una banale infelicità. Trovano consolazione in piccole cose, banalità ma in fondo, sono proprie le banalità e le piccole cose a consolare nella vita.
Non è un grande film di speranza o di importanti risvolti politico-sociali, ma è sicuramente un film che parla di forza e di quanto alcune scelte possano davvero contare, come decidere se vivere o morire. Non solo, ma ci dà anche la possibilità di vedere qualcosa, immaginare, sulla vita di una delle più importanti scrittrici moderne.
Elizabeth I (2007)
Questo film diretto da Shekhar Kapur percorre alcuni momenti del Regno di Elisabetta I (Cate Blanchett) partendo dal momento in cui la giovane donna viene incoronata regina.
Su Elisabetta non serve dire molto, tutti più o meno conosciamo la sua storia: le viene passato in mano un regno fortemente diviso e nel pieno della bancarotta, col rischio di invasioni da parte sia della Spagna che della Francia. Ma sappiamo anche che Elisabetta I è conosciuta come “la regina Vergine” perché non si è mai sposata e non ha mai avuto figli, nonostante nel XVI secolo fosse quasi considerato uno scandalo. Certamente anche lei si inserisce in quella lista di donne forti e indipendenti che hanno avuto la forza di andare oltre i consigli che gli venivano dati perché sapevano ciò che stavano facendo, sapevano di essere nel giusto. O comunque erano forti delle proprie convinzioni.
Elisabetta seppe ristabilire l’economia del suo paese, innalzarlo a potenza militare e navale, renderla protagonista nell’ambiente commerciale e sconfiggere gli eserciti spagnoli.
Certo, il film non è perfettamente accurato dal punto di vista storico, ma Cate Blanchett donna alla regina un volto perfetto guadagnandosi un BAFTA e un Golden Globe tra gli altri premi.
Becoming Jane – Il ritratto di una donna contro (2007)
Tornando di nuovo alla letteratura, Becoming Jane è il film diretto da Julian Jarrold che ricalca la vita della scrittrice Jane Austen, interpretata da Anne Hathaway, in particolare la parte che riguarda la relazione con Thomas Langlois Lefroy (James McAvoy).
Il film è stato realizzato con l’aiuto dello storico Jon Hunter Spay (autore del libro Becoming Jane Austen su cui si basa la pellicola), quindi è piuttosto fedele alla vita vera dell’autrice.
Anche se non bazzicate particolarmente tra i libri, sicuramente conoscerete questa famosa autrice di romanzi d’amore come Pride and Prejudice e Mansfield Park.
Questo film forse non le fa molta giustizia in quanto più che concentrarsi sul suo desiderio di diventare una scrittrice e sulla sua persona, prende come fulcro questo amore tormentato e mai conclusosi con Lefroy, uno studente di legge dalla pessima reputazione.
Ma forse è proprio da questa vicenda che riusciamo a capire da dove provengono lo stile e le tematiche che troviamo nei suoi romanzi; pare infatti che la trama di Pride and Prejudice sia ispirata proprio a questa vicenda personale.
Anche se magari non è l’autrice preferita di tutti, non si può certo negare che la Austen non abbia lasciato il suo segno nella storia della letteratura inglese e che tutt’ora si studia nelle scuole e nelle università. Per i tempi in cui ha vissuto, il Settecento, ha sicuramente rotto delle barriere che gran parte delle donne non riuscivano e non potevano infrangere.
Marylin (2011)
Rimanendo nel campo artistico, una menzione va anche al film di Simon Curtis, Marylin, nel cui cast troviamo numerosi attori piuttosto conosciuti, come Michelle Williams, Kenneth Branagh, Eddie Redmayne, Judi Dench ed Emma Watson.
Si basa sui diari scritti da Colin Clark quando questi lavorava come assistente alla regia per il film Il principe e la ballerina (1957) interpretato proprio da Marylin Monroe per il quale soggiornò una settimana in Gran Bretagna godendosi la compagnia del giovane Clark finché il marito era via dal paese.
Il film non offre tutta la visuale sulla sua vita, quanto più una piccola parentesi su un momento preciso che però ci lascia intendere piuttosto bene come fosse il personaggio: una donna di successo, bella, sensuale, amata dagli uomini e invidiata dalle donne, però al contempo – e forse proprio a causa di quel successo – instabile, insicura, fragile, che viveva nella costante paura di essere inadeguata, vittima di quel corpo meraviglioso nel quale però lei non si sentiva a suo agio. Questo film ne è un ottima prova.
Dopotutto, Marylin non aveva avuto l’infanzia più felice del mondo: figlia di una madre instabile e un padre sconosciuto, visse in varie case di famiglie e in seguito fu costretta a cambiare nome quando firmò il primo contratto con una casa cinematografica, in quanto quello vero, Norma, non era abbastanza sensuale.
Forse è stato proprio questo che ha creato confusione nella sua testa: un nome che è diventato come una maschera nella quale lei ha vissuto quasi tutta la sua vita e nella quale è andata perdendosi la sua vera identità. Chi era il mito di Marylin Monroe?
Diana – La storia segreta di Lady D (2013)
È Naomi Watts a dare il volto a Lady Diana in questo film diretto da Oliver Hirschbiegel che percorre gli ultimi due anni di vita della principessa, ovvero quando, dopo il divorzio da Carlo, Diana parte per diversi viaggi che la portano in Australia, Bosnia, Pakistan, New York, per promuovere la sua campagna contro le mine antiuomo. Nel film ci viene mostrata anche la storia d’amore con il pakistano Hasnat Khan, le gelosie e il suo abbandono quando questi realizza che non riesce a sopportare la pressione dei media e della gente. Nel film vengono usati gli abiti esatti che Lady D. aveva indossato per davvero in quei giorni.
Diana ancora oggi fa parlare di sé soprattutto per le circostanze della sua morte, provocata da un incidente stradale, non sono del tutto chiare. Ma Diana era una donna che osava, nonostante la sua posizione che la voleva obbediente, a fianco del marito e futuro Re della Gran Bretagna, con delle etichette e delle norme da rispettare, non certo in giro per il mondo o nei letti caldi di svariati amanti.
Lei ha avuto il coraggio di divorziare in un mondo nel quale il divorzio era una cosa imbarazzante e in questo modo ha portato al primo divorzio nella storia della famiglia reale inglese. Ha avuto il coraggio di andarsene e innamorarsi un’altra volta, ma soprattutto ha avuto il coraggio di seguirlo quell’amore e sicuramente ci ha dato l’ispirazione per fare qualcosa di importante in questo mondo, stando sempre al fianco dei più deboli.
The Danish Girl (2015)
Pochi la conoscevamo, la pittrice danese Lili Elbe, interpretata da Eddie Redmayne nel film The Danish Girl diretto da David Ebershoff.
La storia di questa donna ha qualcosa di straordinario: nata sotto il nome di Einar Wegener e prigioniera in un corpo maschile da cui non si sente rappresentata, un giorno finalmente trova la sua strada. Comincia a vestirsi da donna, vestiti in cui poco a poco comincia a ritrovare se stessa e a sentirsi bella. Ma non solo: è stata la prima donna a essere identificata come transessuale e a essersi sottoposta a un intervento chirurgico di riassegnazione sessuale.
Non sarà tutto in discesa per lei, i momenti di confusione e spaesamento sono tanti, le incomprensioni con la moglie Gerda (Alicia Vikander), gli sguardi non proprio amichevoli da parte di tutti gli altri, medici che riportavano tutto alla schizofrenia.
Ma Lili è in grado di ignorare tutto questo perché aveva capito che non c’era cosa peggiore che trascorrere l’intera vita nella condanna di una menzogna verso se stessi.
Certo, Lili potrà anche essere un’importante icona per le persone che come lei si scoprono transessuali, ma dovrebbe essere l’icona anche per tutti quelli che desiderano trovare la propria libertà personale dalle costrizioni e dalle etichette.
The Iron Lady (2011)
Concludiamo la scaletta con Margaret Thatcher che in questo film di Phyllida Lloyd viene interpretata da Meryl Streep.
Le donne della politica sono state numerose, ma la “Lady di ferro” è forse la più controversa tra tutte e in questo film abbiamo la possibilità di vedere la sua vita attraverso i suoi occhi. Margaret è ormai anziana e affetta da demenza, ma con una serie di flashback osserviamo quelli che sono stati i suoi passi nella politica.
Non dobbiamo per forza amarla, ma quello che è straordinario è che sia stata la prima donna a coprire il ruolo di primo ministro inglese e la prima donna a capo di un governo in Europa.
Quello che andiamo a scoprire nel film è che la Thatcher era sì nota per la durezza di alcune scelte, ma lei le vedeva necessarie, come i tagli alla spesa pubblica o la decisione di affrontare l’Argentina. È stato un periodo duro per la Gran Bretagna, tanti manifestavano contro di lei, soprattutto la parte più debole della popolazione, i poveri e i disoccupati. Vedeva certi sacrifici come necessari.
Sì, la medicina è cattiva, ma il paziente ne ha bisogno.
Quello che vediamo però è anche una donna che ha avuto la forza di volontà di farsi avanti, di raggiungere un traguardo mai raggiunto prima da una donna, di lasciare anche lei il suo segno nella storia mondiale. E ha dovuto lottare, faticare, riuscire a conciliare marito e famiglia.
Ci sono ancora tante donne di cui parlare, ma questi intanto sono i film dai quali cominciare.
Leggi Anche: Premi Oscar popolari: i dieci film che avrebbero potuto vincerli
Discuti di questo argomento e molto altro nel gruppo Facebook CinemaTown – Cinema e Serie Tv