
Si sente spesso parlare, specialmente nella lucente Hollywood, di talenti maledetti, dannati. Di uomini e donne pieni di genio, ma anche di altrettanta sregolatezza che, paradossalmente, riesce ad essere allo stesso tempo alimentatrice e freno di quel talento. Oppure di vite difficili, marchiate da eventi sfortunati. Sono persone che fanno spesso dei propri doni la loro condanna, che arrivano a toccare il fondo più volte, rischiando sempre di abbandonarsi all’oblio. E forse è proprio quella vicinanza all’oblio, le difficoltà che si creano intorno a loro, a far emergere la loro bravura.
D’altronde la sofferenza è uno dei motori del talento. Come disse Orazio:
Le avversità fanno emergere talenti che nella prosperità rimarrebbero sopiti.
Tutto questo lo sa certamente bene Edward Thomas Hardy, al secolo Tom Hardy, il nuovo ragazzo d’oro che ha stregato Hollywood con interpretazioni eccellenti negli ultimi anni, ma che ha rischiato di perdersi nelle mille difficoltà create un po’ dalla vita e un po’ dai suoi demoni personali. L’attore britannico ha infatti passato momenti davvero difficili lungo la sua esistenza, che probabilmente ne hanno forgiato, oltre al carattere, anche il talento
Tom Hardy: i primi anni
Tom nasce a Londra, nel quartiere di Hammersmith, per poi crescere a East Sheen. La madre è pittrice, il padre un commediografo (la serie Taboo è prodotta insieme a lui). Studia recitazione al Drama Centre di Londra, dove incontra un certo Michael Fassbender, che lui stesso definirà “il miglior talento della scuola“. I suoi primi anni si potrebbero definire piuttosto intensi. In questo periodo mostra infatti una certa propensione alla dipendenza da droghe: a 11 anni inizia a sniffare colla, a 13 inizia ad assumere allucinogeni, a 16 si butta invece su alcool e crack.
Nel 2003 arriva però la svolta: risvegliatosi ubriaco in una pozza di sangue e vomito, decide di dare una scossa alla sua vita, ed entra in rehab. Da allora è completamente pulito.
Tom Hardy: la grande occasione con Bronson e l’incontro con Nolan
Dopo aver sepolto i suoi demoni personali, la carriera di Tom ha iniziato a decollare. Nel 2008 ha avuto la sua grande occasione con Bronson, di Nicholas Refn. Non si può proprio dire che si sia risparmiato: per il ruolo ha dovuto prendere ben 20 kg di peso, oltre a dover girare diverse scene molto complicate e un nudo frontale. Mettere tutto sé stesso nella pellicola ha però portato i suoi frutti: a quel punto Hollywood non ha potuto più ignorarlo.
Il primo ad accorgersi di lui fu Christopher Nolan, che nel 2010 gli propose la parte del falsario Eames in Inception, con Leonardo Di Caprio. Da quel giorno, Tom Hardy diventerà di fatto uno dei cosiddetti “attori -feticcio” di Nolan, che lo vorrà ancora per parti molto complicate, in film come Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno e, successivamente, Dunkirk. In entrambi questi ruoli, infatti, l’attore britannico è costretto a coprirsi la faccia, prima con la maschera del villain Bane, e poi con quella del pilota della Seconda Guerra Mondiale Farrier. Nonostante ciò, le interpretazioni convincono decisamente pubblico e critica, e lo lanciano nell’olimpo del cinema americano.
Altre interpretazioni solide sono arrivate in film come Lawless, Warrior (per cui prende altri 13 kg di massa muscolare) e Chi è senza colpa.
Una menzione particolare la merita il film Locke, in cui Hardy partecipa ad un “esperimento” molto ambizioso di Steven Knight: una pellicola fatta da un solo primo piano, perpetrato per tutta la durata del film, sul volto di Tom. L’interpretazione magnetica e carismatica convince tutti, portando la sua fama, soprattutto negli ambienti hollywoodiani, a livelli elevatissimi: reggere da solo un film intero, su un unico primo piano, non è passato certo inosservato.
Successivamente sono arrivate infatti altre parti importanti, come quella in Mad Max: Fury Road, vincitore di 6 Academy Award, e Revenant, per cui arriva la sua prima candidatura personale all’Oscar.
Al momento, il Golden Boy londinese è entrato a far parte del mondo Marvel, con il film Venom, in uscita ad ottobre, oltre ad aver interpretato il ruolo di Al Capone in Fonzo, di Josh Trank. Insomma, pare che il meglio debba ancora venire.
Tom Hardy: i ruoli iconici, da Bane a Fitzgerald, passando per Max Rockatanski
Nonostante abbia dimostrato una certa versatilità durante la sua carriera, esiste un filo conduttore che lega molti dei suoi personaggi più riusciti, ed è la psicologia intricata e perversa. Sono infatti diventati iconici i suoi cattivi, da Bane a Fitzgerald.
Soprattutto quest’ultimo ha palesato la sua capacità di mostrare la crudeltà umana sotto una luce diversa, ovvero non come qualcosa di distante, ma come qualcosa di incredibilmente vicino, forse addirittura dentro di noi, tanto da essere inquietante. Senza contare il potere di rendere carismatico anche un personaggio come quello, violento e codardo.
Hai fatto tutta questa strada solo per la tua vendetta eh? Beh ora goditela Glass. Perché non c’è niente che ti darà indietro tuo figlio.
(Fitzgerald, Revenant)
Anche con i personaggi “buoni” se la cava bene, sebbene definire tale il silenzioso Max Rockatansky di Mad Max sia un po’ riduttivo. Con questa interpretazione mostra infatti tutta la sua capacità espressiva, riuscendo a dire tutto senza aprire bocca, con il solo sguardo.
Incredibile anche la sua capacità di cambiare timbro di voce a seconda dei personaggi: dal tono profondo di Max a quello “gracchiante” di Fitzgerald, chiudendo gli occhi sembra di sentir parlare due o più persone diverse. Una menzione particolare la merita anche il ruolo avuto in Legend. In questa produzione britannica, Tom interpreta due gemelli gangster in procinto di conquistare Londra. Nonostante la relativa sordina sotto cui è passata la pellicola, è qui che mostra tutto il suo talento. Con un make-up ridotto all’osso e un semplice cambio di timbro vocale, riesce infatti a dare vita a due personaggi credibili e diametralmente opposti, che tengono letteralmente incollati allo schermo.
Qualche difficoltà in più la incontra invece in ruoli più “misurati”, mono-espressivi o, peggio, comici. La dimostrazione è il mediocre Una Spia Non Basta, in cui anche la scarsa chimica con Chris Pine non aiuta di certo. Tom appare spaesato nel ruolo del “bello”, in cui deve semplicemente mostrare la faccia da schiaffi e fare qualche battuta sarcastica, forse anche a causa di problemi di sceneggiatura. Insomma, un bello troppo dannato per mostrarsi simpatico. Preferisce essere preso sul serio, questo è certo. Come ad esempio nell’inquietante monologo di Bane nel Cavaliere Oscuro – Il Ritorno.
Pensi che l’oscurità sia tua alleata, ma tu hai solo adottato le tenebre. Io ci sono nato. Mi hanno plasmato.
Ho visto la luce quando ero già un uomo, a quel punto per me era solo accecante.
(Bane, Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno)
Tom Hardy: nel piccolo schermo
Anche la televisione ha regalato spunti interessanti per la carriera di Tom Hardy. Oltre ad averlo lanciato nel 2001, con Band Of Brothers – Fratelli al Fronte, negli ultimi anni ha avuto diversi ruoli di spessore.
Il primo è il mafioso ebreo Alfie Solomons, in Peaky Blinders. In questo raffinato serial, l’attore londinese recita al fianco di Cillian Murphy in un ruolo dalle mille insidie. Il gangster da lui interpretato è infatti un personaggio rude, dai mille volti, ma anche piuttosto eccentrico. Il rischio di cadere nella parodia era quindi molto alto, ed è forse per questo che la produzione si è affidata proprio a lui. Tom porta infatti egregiamente avanti il personaggio, dandogli un enorme carisma e rendendolo, di fatto, uno dei più amati, nonostante tutto (meglio fermarsi qui per evitare spoiler).
Ultimo ma non meno importante, il serial Taboo, scritto insieme al padre Edward, in cui Hardy è il protagonista assoluto, nei panni dell’avventuriero James Keziah Delaney. Qui viene mostrato praticamente tutto il suo repertorio, in un ruolo perfettamente calzante per lui. Il giovane Delaney è infatti misterioso, violento, estremamente carismatico e scaltro, preda dei ricordi di un passato violento e oscuro. Custodisce avidamente una grande quantità di segreti, che lo rendono uno dei personaggi più interessanti del piccolo schermo. Senza contare la sua enorme avversità per la Compagnia delle Indie.
Non ho paure da darti e te lo proverò. Canta per me come hai fatto una volta, quando il fiume ti ha preso la lingua.
(James Delaney, Taboo)
Sembra essere quindi l’oscurità a mostrare il meglio dell’attore più ricercato del momento. Non che sembri strano, viste le tenebre che ne hanno attraversato l’esistenza, e che lo hanno reso lo straordinario interprete che è oggi.
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