Il terzo episodio della quarta stagione di Better Call Saul ci regala la soddisfazione migliore che potessimo aspettarci già a questo punto del racconto. I toni – annunciati come cupi e drammatici sin dal primo episodio – diventano qui i tipici di Breaking Bad. Il montaggio, la regia, gli atteggiamenti dei personaggi e sopratutto la crudezza di alcune vicende non lasciano dubbi, siamo definitivamente entrati nel mood che tanto abbiamo amato dal 2008 al 2013 e di cui sentivamo la grande mancanza.

Sebbene le prime tre stagioni ci abbiano portato dentro una realtà narrativa differente dalla serie principale – differente e da molti definita addirittura migliore di Breaking Bad – con dei ritmi più leggeri, con spunti tragici sporadici, da questo episodio in poi non possiamo più aspettarci un ritorno a quello spirito. Infatti, quella sfumatura quasi goliardica era tipica del mondo interiore di Jimmy, ben rappresentato dal ritmo del racconto; ora di Jimmy resta solo il nome con cui il resto del cast è solito chiamarlo. Non ancora il Saul definitivo, l’avvocato in sospensione sta fluttuando in una dimensione che non si riesce ancora bene a capire, ma di cui conosciamo la destinazione.

Better Call Saul non ha più interesse a farci comprendere le origini del personaggio, dichiarate morte con la scomparsa di Chuck, il suo obiettivo è ora quello di andare dritto nella timeline di Walter e il protagonista col quale stiamo avendo a che fare è a tutti gli effetti lo Slippin’ Jimmy tanto odiato dal fratello – figura familiare che una volta scomparsa, lascia al giovane McGill campo aperto per essere quel che è, un genio delle malefatte perpetrate senza un minimo di rimorso ai danni economici delle sue vittime.

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Siamo di nuovo alle prese col Jimmy che trae soddisfazione dai piccoli furti, mentre i Salamanca e Fring stanno portando avanti i loro piani paralleli di espansionismo. Proprio i Salamanca e il disgraziato Nacho sono quelli che in apertura di episodio ci tolgono ogni dubbio su quel che stiamo guardando: trafficanti nel deserto, depistaggi, sangue e menefreghismo. Breaking Bad, appunto. Introdotto col ritmo narrativo e gli stacchi di montaggio che hanno reso l’antenato di Better Call Saul quella serie che tutti noi abbiamo follemente amato.

Le grandi sorprese non mancano, una in particolare riguarda un ritorno che mai e poi mai avremmo immaginato di trovarci davanti – e che fa un certo effetto, un effetto triste, compassionevole, di quelli per cui ancora adesso non riusciamo a biasimare Jesse – e che come se non bastassero i toni, stabiliscono la puntata tre come la puntata zero tra questa e la prima serie. L’altra riguarda il personaggio che – molto probabilmente – sta destando la curiosità della maggioranza dei fan e che probabilmente farà da ago della bilancia tra Jimmy e Saul: Kim Wexler.

Il finale di puntata infatti ci tiene col fiato sospeso, sarà stato Jimmy a combinarne una delle sue, o quel che è appena successo è bastato a farla commuovere? Forse, se ripensiamo all’esito del processo, anche Kim inizia a contorcersi in dei sensi di colpa che non la lasciano dormire la notte. Di sicuro, Better Call Saul sta finalmente diventando qualcosa di interessante anche grazie a lei, e non vediamo l’ora di scoprire fino a che punto la loro relazione riuscirà a trattenere la tensione. Visitate la pagina facebook di Better Call Saul Italia per restare collegati con la comunità dei fan dell’avvocato peggiore della televisione.

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