La famosa serie Netflix dei fratelli Duffer, Stranger Things, è arrivata alla sua terza stagione e nel cast, anche questa volta, ritroviamo Wynona Ryder, Millie Bobby Brown, David Harbour, Charlie Heaton, Natalia Dyer, Finn Wolfhard, Gaten Matarazzo, Caleb McLaughlin, Noah Schnapp e Sadie Sink. Un’aggiunta piuttosto straordinaria al cast è quella di Maya Hawke che interpreta Robin, amica e collega di Steve Harrington (Joe Keery). Nonostante un inizio che lascia un po’ a desiderare, dando l’apparenza di voler volgere la serie vagamente a uno dei soliti teen drama in cui i giovani protagonisti sembrano interessarsi di più ai loro drammi personali che non alla storyline principale, dopo qualche puntata invece vediamo che piano piano la storia si fa sempre più intrigante e cupa.
Non deve stupire che la tematica complessiva voluta affrontare in questa nuova stagione sia la crescita: crescita dei giovani eroi che dalla pre-adolescenza entrano nel mondo dell’adolescenza, quello che ti sbalza fuori dal mondo dei giochi a quello dei conflitti interiori, crescita dei rapporti interpersonali che vedono astiosità diventare amicizia e amicizie diventare amori e poi – in parallelo a questo – c’è la crescita del mondo fuori, o meglio, la crescita di consapevolezza verso il mondo esterno. Hawkins inizia a covare un male più grande e più oscuro, forse questa volta più difficile da affrontare. Il Mind Flyer e il Sottosopra giocano ancora un ruolo importante.
Stranger Things 3: Will, Dungeon & Dragons e le ragazze
Si cresce e si cambiano le prospettive, i desideri e i gusti. Avevamo conosciuto i quattro protagonisti, Mike, Will, Dustin e Lucas nel seminterrato della casa di Will che giocavano a D&D (Dungeon and Dragons), come un gruppo di ragazzini nerd e poco popolari, interessati di più ai film e alle figurine di Star Wars che non alle ragazze o alle feste. Ovviamente questo non può durare per sempre; anche l’età dei giochi e della spensieratezza prima o poi finisce e i nostri quattro beniamini, che hanno già avuto una bella infornata di quella che è l’oscurità nel mondo con tutto quello che hanno passato nelle precedenti stagioni, questa volta non dovranno vedersela solo con le strane creature malvagie che vogliono conquistare il loro mondo, ma anche con quelle cose tipiche dell’adolescenza con cui ogni giovane prima o poi si trova ad affrontare.
Una dinamica piuttosto interessante che si sviluppa nelle prime puntate di questa terza stagione che serve a darci un contorno di normalità iniziale per introdurci alla ancora più macabra storia. Soprattutto, è ancor più interessante vedere come questa dinamica avrà effetto sul personaggio di Will che, a causa dei traumi più violenti che il giovane ha subito dalla sua scomparsa nel Sottosopra nella prima stagione, sembra non riuscire a seguire il passo dei suoi migliori amici. Avendo trascorso un periodo in quello che per lui è stato, con ogni probabilità, un inferno vivente, tutto ciò a cui si vuole attaccare è la normalità, la normalità dei suoi amici, del suo seminterrato dove giocare a D&D e dei giretti in bicicletta.
Stranger Things 3: Undici e la normalità
La normalità però non è mai stata troppo di dominio in casa Hawkins e questo Undici lo sa bene, per lei la vita non sarà mai del tutto normale nonostante sia riuscita molto bene a lasciarsi alle spalle quel passato fatto di padri senza cuore ed esperimenti scientifici alla pari di una tortura; ma lei i segni di quel passato continuerà a portarseli addosso, a cominciare dai suoi poteri telepatici e al senso di inadeguatezza, di disagio verso il mondo esterno, specialmente quando si trova in mezzo alla folla.
Ma questo non la priverà dal voler costruire nuovi rapporti, più genuini, fatti di semplici e genuini sentimenti di condivisione, affetto e rispetto. Undici mostra la sua forza anche in questo, non solo nei suoi poteri paranormali ma anche nel sapersi ricostruire e nel saper cercare sé stessa attraverso amicizie costruite un poco alla volta e la relazione da poco scoperta sia con Mike e i suoi amici che con Hopper. È davvero una stagione in cui si analizzano più nel profondo le relazioni interpersonali e i rapporti con la propria identità.
Stranger Things 3: fuori dalla scuola
Le novità arrivano anche per Nancy, Jonathan e Steve che ora si trovano sbalzati fuori dalle pareti sicure della scuola e devono vedersela col loro personale Mind Flyer, ovvero il mondo degli adulti fatto di lavoro, frustrazioni e ingiustizie. È un mondo che non sarà per nulla gentile con loro, con Nancy men che meno – ricordiamo che gli anni Ottanta non erano il periodo migliore per quanto riguarda il femminismo o la parità dei sessi – e dovranno vedersela tra il desiderio di voler realizzare i propri desideri e fare qualcosa per sentirsi appagati e la rassegnazione ad adattarsi a un mondo ingiusto e malvagio dove non c’è spazio per i sogni e le cose belle, ma solo una triste quotidianità dove devi accettare quello che la sorte ti passa in mano senza poterti lamentare (perché tanto non otterresti nulla). Ma finché è Stranger Things, le cose più strane possono accadere.
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Riassunto
In Stranger Things 3, non deve stupire che la tematica complessiva voluta affrontare in questa nuova stagione sia la crescita: crescita dei giovani eroi che dalla pre-adolescenza entrano nel mondo dell’adolescenza, quello che ti sbalza fuori dal mondo dei giochi a quello dei conflitti interiori, crescita dei rapporti interpersonali che vedono astiosità diventare amicizia e amicizie diventare amori e poi – in parallelo a questo – c’è la crescita del mondo fuori, o meglio, la crescita di consapevolezza verso il mondo esterno.